L'Alto Adige ha deciso: passo indietro sulla zootecnia intensiva

foto Pixabay©La zootecnia intensiva non deve prendere il sopravvento sul mondo rurale, e la sua mentalità deve rimanere fuori dal maso del contadino. È questa in estrema sintesi la nuova prospettiva verso cui protende la politica agricola della provincia di Bolzano, oggi più sensibile al successo del modello austriaco dell'Heumilch Stg che irretita - come lo è stata in passato - dalle prospettive produttiviste dell’agroindustria padana.
In sostanza, il "sistema latte" altoatesino ha deciso di guardare ad un futuro in cui gli allevatori tornino tutti a limitare il carico dei bovini per ettaro, laddove negli anni passati questo fondamento della buona agro-zootecnia era stato colpevolmente perso di vista. Solo in questo modo la produzione sostenibile potrà essere garantita, in maniera tale da soddisfare le esigenze della società, che chiede prodotti “puliti” e del mercato, che dimostra quanto le produzioni ecosostenibili stiano prendendo piede.
«L'industria lattiero-casearia dell'Alto Adige può avere successo nel lungo termine solo se produrrà in modo sostenibile e senza perdere di vista la qualità del prodotto», ha dichiarato il presidente di Alto Adige Latte, Joachim Reinalter, al termine di un convegno di settore tenutosi a Bolzano mercoledì scorso.
«Puntando al latte di qualità si colgono tutti i vantaggi del mercato, producendo più economicamente e meglio», ha proseguito Reinalter. Ed è così che la provincia di Bolzano guarda al suo futuro: con una media di quindici vacche per stalla l’Alto Adige ce la può fare, e “i vantaggi del mercato dovranno premiare innanzitutto i contadini”, è stato ribadito dai presenti all’incontro. “Il latte di pascolo fa tendenza, e in questa prospettiva bisogna muoversi, in un regime di allevamento che dia più foraggio verde agli animali".
Per fare questo è fondamentale tenere conto del carico di bovini sul territorio, e da questo l’industria lattiero-casearia non può certamente prescindere. Per cui il tema su cui si è più insistito è quello del rapporto tra foraggio disponibile e capi di bestiame: da 2 a 4 bovine per ettaro sotto i 1.250 metri di altitudine; da 1 a 3 sopra i 1.800 metri. Equilibri che un 95% del mondo zootecnico del Sud Tirolo ha sinora rispettato. «Il restante 5% della produzione» - a cui fanno capo circa cento allevatori, è stato ribadito dal presidente di Alto Adige Latte - «ha cinque anni di tempo per rientrare in questi parametri».
La strada per il futuro sembra segnata, finalmente, in Alto Adige. Ed è una buona strada, che riporta ecologia, economia e affari sociali nel rapporto armonico che negli ultimi anni è mancato, per colpa di chi ha guardato più ai fatturati che alle buone pratiche agro-zootecniche e ambientali.
Il 30 maggio del 2018 rimarrà negli annali della zootecnia altoatesina come il giorno del ritorno al passato, nel rispetto dell’ecosistema e nella determinazione di assicurare un buon futuro alle nuove generazioni.
L’Alto Adige del Latte
  • 5mila aziende agricole a gestione familiare
  • 15 bovine da latte per azienda
  • 1.700 malghe in gestione
  • 75mila vacche in produzione
  • 1 milione di chili di latte
  • 60% delle aree agricole oltre i 1.500 mt di altitudine

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