La Sanità nel Molise: la linea è ancora quella che porta alla privatizzazione
di
Umberto Berardo
Quello che è accaduto in Molise sulla tutela della salute nei cinque anni in cui Paolo di Laura Frattura è stato contestualmente presidente della Giunta Regionale e Commissario ad acta per la sanità lo abbiamo descritto in più circostanze.
Ospedale "G.Vietri" di Larino in pratica chiuso una volta trasferito il reparto di oculista |
Quello che è accaduto in Molise sulla tutela della salute nei cinque anni in cui Paolo di Laura Frattura è stato contestualmente presidente della Giunta Regionale e Commissario ad acta per la sanità lo abbiamo descritto in più circostanze.
Le
difficoltà attuali sul piano della garanzia dei Livelli Essenziali di
Assistenza sono sotto gli occhi di tutti soprattutto per le malattie tempo
dipendenti, ma anche per le trafile al pronto soccorso per un ricovero o per le
lunghissime liste di attesa relative a talune forme di checkup.
Altro
problema poi è quello dei costi dei ticket delle prestazioni che stanno
portando molti pazienti a rinunciare ad accertamenti e cure.
Nel
programma del prof. Toma avevamo letto la volontà di lottare per un DEA di II
livello a Campobasso nella convinzione che ogni regione debba avere diritto ad
una tale struttura a prescindere dal numero di abitanti.
Forse
alcuni ritenevano che il nuovo governatore volesse invertire la rotta e
potenziare le strutture sanitarie pubbliche convinti che quelle private possano
esistere solo in aggiunta alle prime immaginando che in queste debbano essere
presenti tutti i servizi e le prestazione ad un livello di eccellenza che dovrebbe
essere la normalità.
In
una recente intervista, rilasciata al giornalista Luca Colella, Toma sembra
rovesciare il programma elettorale e, dopo la recente bocciatura
dell'integrazione tra l'ospedale Cardarelli e la Fondazione Giovanni Paolo II
da parte dei ministeri dell'Economia e della Salute, immagina tra le stesse due
strutture un "Consorzio ospedaliero a direzione pubblica" con un
unico consiglio di amministrazione fatto da un presidente pubblico, un
consigliere pubblico ed uno privato.
Il
consorzio avverrebbe su alcune specializzazioni e prestazioni nelle quali anche
la struttura privata avrebbe una rilevanza pubblica al di fuori delle quali
sarebbe libera senza convenzione di dedicarsi ad attività privata.
Toma
nell'intervista aggiunge testualmente "In genere poi le strutture private hanno un’efficienza maggiore rispetto
alle strutture pubbliche, quindi la Fondazione farà da traino sotto questo
profilo, ma la governance deve essere una: un unico Cda che regola i rapporti
consortili."
"Se
non è zuppa, è pan bagnato" si dice in gergo dalle nostre parti.
A meno che non vi sia costretta da ragioni che
francamente al momento potrebbero sfuggirci, ci sembra intanto molto difficile
che la Fondazione Giovanni Paolo II possa accettare una simile idea di consorzio
che creerebbe difficoltà di ordine etico, giuridico oltre che nella gestione dell'urgenza
nel pronto soccorso, del personale e nella divisione delle prestazioni tra le
due strutture.
Noi
pensiamo che una tale proposta sia ancora una volta in linea con l'indirizzo
politico di questi ultimi anni che ci sta portando attraverso il meccanismo
della cosiddetta rana bollita dritti verso la privatizzazione del sevizio
sanitario.
È
una logica che negli anni d'impegno nel Forum per la Difesa della Sanità Pubblica
abbiamo sempre rifiutato nella convinzione che una Sanità Pubblica di qualità sia
garanzia di efficienza e di equità per tutti i cittadini.
Noi
dal nuovo presidente della giunta regionale ci saremmo aspettati finalmente la
convocazione dei comitati di base esistenti in rappresentanza dei cittadini per
costruire un'idea di forte rilancio delle strutture sanitarie pubbliche a
livello ospedaliero e territoriale eliminando nelle nomine del settore le
interferenze della politica.
Il
dialogo delle amministrazioni con i comitati di base in Molise è stato problematico
e purtroppo tale rimane.
Il
punto ora è che su tale nuovo progetto del governatore nulla si muove da parte
dell'opinione pubblica a livello di riflessione, di confronto e di proposta.
Ci
sono stati anni in cui questo avveniva in assemblee pubbliche molto partecipate
che hanno portato ad una forte coscientizzazione sul tema, ad elaborazioni per
un Piano Sanitario Operativo razionale e rispondente alle esigenze reali delle
popolazioni, a stesura di documenti e ad azioni di lotta per il contrasto a
decisioni ritenute penalizzanti ed inaccettabili per i cittadini.
Tale
azione di coinvolgimento dell'opinione pubblica malauguratamente non ha più
luoghi fondati né sbocchi operativi ed è rifluita unicamente sui Social
Network, in rare e poco idonee azioni informative
o in qualche trasmissione televisiva.
L'apparire
non può sostituire la passione reale sui problemi e sulle ipotesi di soluzione.
Il
pericolo all'orizzonte che la sanità cessi di essere un diritto e possa trasformarsi in un business
sta diventando realtà.
Rinunciare
a richieste forti di presenza attiva della popolazione nelle decisioni
politiche ed amministrative e ad azioni di lotta allargata ed efficace per
tutelare la salute dei cittadini sarebbe un errore omissivo imperdonabile.
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