Una crisi di sistema
di Umberto Berardo
Alcuni
giorni fa abbiamo pubblicato un articolo sulle cause della decadenza politica
in Italia e sulle possibili prospettive.
Non
era nostro intento quello di fare le cassandre, ma al contrario abbiamo provato
a delineare le vie per uscire dalle difficoltà che attraversa il Paese.
Dopo
le elezioni del 4 marzo non era difficile immaginare le complicazioni che si
sarebbero contrapposte alla formazione di un governo.
Quando
il Movimento Cinquestelle ha cercato l'intesa con la Lega e ci siamo trovati a
leggere il "contratto di governo" francamente le perplessità che
avevamo sul quadro politico si sono ingigantite rispetto ad un programma che riguardo
ai diritti sociali virava sempre più verso la destra salviniana e che non dava
alcuna tranquillità non solo ai mercati finanziari, ma neppure al sentire
comune di quanti non riuscivano a comprendere non solo molti obiettivi, ma
soprattutto l'assoluta mancanza di relazione tra questi ultimi ed una
necessaria compatibilità economica che deve necessariamente essere prevista
specialmente in ragione dell'enorme nostro debito pubblico che si aggira intorno
ai 2.300 miliardi di euro.
Un
programma proveniente da una fusione a freddo mai immaginata tra due soggetti
politici molto distanti e che prospetta un reddito di cittadinanza rateizzato
solo ai cittadini italiani in attesa di riformare i centri per l'impiego e di
trovare soldi per finanziarlo, che propone una flat tax per alleggerire le
tasse a chi è già benestante, che prospetta ancora condoni fiscali, lotta
all'immigrazione più che regolamentazione della stessa, allargamento del
possesso di armi per la legittima difesa, inasprimento di pene per molti reati
e nuove galere da costruire non è certo quanto molti elettori dello stesso M5S
si aspettavano e che a noi lascia davvero interdetti.
Nei
lunghi giorni di contrattazioni politiche, talora anche farsesche, abbiamo
verificato quanto fosse assurda la legge elettorale denominata
"Rosatellum", ma anche l'irresponsabilità di chi ha rifiutato non
diciamo il dialogo, ma almeno il confronto e particolarmente l'infantilismo
politico di chi ha seguito a rimorchio quanto la Lega metteva in campo quali
sillogismi e che al contrario erano solo sofismi ben orchestrati per
raggiungere il potere.
Non
vorremmo che in questi giorni ci sia stato anche il tentativo proprio da
parte di taluni poteri forti, che tutti
dicono di voler combattere, di salire sul carro dei vincitori per alcune
operazioni finanziarie che poi, almeno al momento, non è stato possibile
realizzare.
Non
vogliamo entrare, come tanti stanno facendo in modo approssimativo, sulla
decisione tenuta da Mattarella domenica 27 maggio.
Il
testo dell'art. 92 della Costituzione Italiana è evidentemente soggetto ad
interpretazioni come dimostrano in questi giorni gli interventi diversificati e
spesso contrapposti di autorevoli costituzionalisti.
Che
in ogni caso ci siano stati errori da molte parti nella conduzione delle
trattative per la formazione del nuovo governo è fuori discussione, così come è
a nostro avviso lapalissiano il pressapochismo e l'ingenuità con cui le forze
politiche hanno immaginato le soluzioni ai problemi quotidiani che vivono gli
italiani.
Siamo
tra quelli che hanno sempre deplorato l'enorme potere della grande finanza, ma
occorre tuttavia essere consapevoli che, se tale potere non si sa affrontare
con strategie adeguate, c'è il rischio che non solo possa limitare la sovranità
popolare e dunque la democrazia, ma arrivi perfino a mettere in ginocchio
l'economia e l'esistenza dei cittadini come è già avvenuto nel passato in
Argentina, Brasile, Grecia ed oggi in Venezuela ed in tanti altri Paesi.
Talune
posizioni politiche, tra l'altro paventate e mai definite con trasparenza,
sulla collocazione internazionale dell'Italia in Europa ed a livello mondiale
ha innescato la scintilla che ha affossato la borsa ed i titoli di stato
italiani, ma che ha creato anche il vicolo cieco nel quale siamo stati
ricacciati in questi giorni.
La
situazione rischia di diventare esplosiva se si continua in dichiarazioni
provocatorie anche da parte di esponenti delle istituzioni europee.
In
Italia la ventilata richiesta di impeachment per il capo dello Stato, che a noi
francamente appare del tutto infondata, e la chiamata in piazza della
popolazione per il 2 giugno sono decisioni che rischiano di rendere esplosivo
un clima già troppo conflittuale.
Mentre
scriviamo sembra che il M5S stia frenando su questa ipotesi e stia tornando a
chiedere di riprendere il dialogo istituzionale, ma la Lega, che sente il vento
della vittoria elettorale derivante dal ruolo egemone avuto nelle trattative
per la formazione del governo, chiede lo scioglimento delle camere e nuove
elezioni.
Anche
la pantomima del continuo cambio di passo nella definizione della linea
politica dovrebbe suggerire a chi fa annunci improvvisati ed affrettati di
contare fino a dieci come suol dirsi.
Occorre
avere molta responsabilità nelle dichiarazioni e nelle prese di posizione,
diversamente la crisi da politica, qual è in questo momento, potrebbe diventare
sistemica ed istituzionale.
Con
quasi certezza andremo ora a votare sempre con la stessa legge elettorale che
potrebbe, come dicono i sondaggi, rafforzare la destra.
Lo
Stato ha in scadenza molte nomine in aziende pubbliche.
C'è
all'orizzonte la legge di stabilità nella quale si dice potrebbe esserci
l'aumento delle aliquote IVA ed auguriamoci di non andare incontro
all'esercizio provvisorio.
Di
fronte a questi problemi ed ai tanti altri che viviamo ogni giorno, a partire
dallo stallo dello sviluppo economico e dell'occupazione, occorre fare argine
ad un populismo che a nostro avviso sta giocando con il fuoco.
Per questo, al di là di come si evolverà la
situazione, c'è la necessità che tutte le forze autenticamente democratiche,
libere ed egalitarie vengano chiamate a raccolta per costruire, nel rispetto
anche di posizioni diversificate, un'aggregazione in grado di fare da argine ad
ogni deriva capace di innescare pericoli per la convivenza nazionale.
Costruire
sinergie non è stato mai facile, ma occorre immaginare un lavoro in tale
direzione capace di farci uscire dallo stallo che si sta delineando.
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