Crisi della politica in Italia: cause e prospettive
di
Umberto Berardo
Che
la politica viva oggi in Italia una crisi profonda e persistente da più di un
ventennio è un assunto difficilmente contestabile.
Il
debito pubblico così elevato, la grave crisi economica, finanziaria ed
occupazionale, la povertà assoluta di circa cinque milioni di abitanti, lo
stato delle diseguaglianze crescenti, le forme d'immigrazione irrazionali e non
governate, l'insicurezza esistenziale e l'incertezza del futuro, l'incapacità
palese di elaborare una legge elettorale in grado allo stesso tempo di
garantire rappresentanza e governabilità sono lo specchio di una pratica
dell'amministrazione dello Stato che evidentemente fa acqua da tutte le parti.
L'inadeguatezza
dei partiti nell'individuare e studiare i problemi della collettività portandoli a soluzione, ma anche la
corruzione dilagante dall'epoca di Mani Pulite, l'estensione di privilegi inaccettabili
agli eletti, il trasformismo dilagante orientato unicamente alla gestione del
potere e alla difesa d'interessi individuali e di gruppo ha generato nella
popolazione atteggiamenti di repulsione verso le forze politiche tradizionali
che hanno condotto fondamentalmente a forme di allontanamento dalla
partecipazione e/o di astensionismo dal
voto, ma anche a qualunquismo e aggregazioni di natura populistica che si
definiscono post-ideologiche e che talora sono connotate tuttavia da elementi
comuni quali rivendicazioni di natura neocorporativa sul piano categoriale o
territoriale, critica alle attuali istituzioni sovranazionali, sovranismo,
nazionalismo e rifiuto della società aperta in nome della difesa dell'identità
etnica, religiosa e culturale, rigetto di ogni forma d'ideologia, di mediazione
e di rappresentanza attraverso quadri intermedi e confronti diretti nelle
strutture di base per dare spazio alla cosiddetta democrazia
post-rappresentativa individuata nelle piattaforme digitali, adesione al
vincolo di mandato.
La
paradossalità sta nel fatto che c'è da una parte chi si riveste di un'immagine
e di un costume di tipo prometeico convinto erroneamente che, senza altre forme
di competenza, basti il possesso di qualche abilità tecnica e dialettica per
avere interventi incisivi nell'analisi della realtà e nella soluzione dei suoi
problemi, mentre dall'altra ci sono quelli che tirano i remi in barca
chiudendosi in forme di scetticismo nichilista rappresentato da un
astensionismo dal voto che sta toccando ormai percentuali che in talune realtà
territoriali superano il 50% e che è
alimentato da leggi elettorali che non garantiscono una reale possibilità di
scelta dei delegati in parlamento.
Le
difficoltà per i cittadini ad individuare forme di rappresentanza per i propri
problemi, la volatilità dei voti e la problematicità nel realizzare maggioranze
coese per il governo nazionale sono la rappresentazione plastica del momento
arduo che viviamo.
Le
problematicità di questi giorni nel costruire un programma di governo del Paese
credibile negli obiettivi, coerente con la situazione del Paese e sostenibile
sul piano economico dicono con estrema chiarezza che bisogna davvero voltare
pagina.
Le
situazioni vissute dalla popolazione sono talmente gravi che occorre con buon
senso e capacità di confronto individuare le strade per ridare alla politica il
ruolo fondamentale di organizzazione della vita sociale che ha avuto, pur con
tanti errori e limitazioni, a partire dalla società greca.
Il
primo elemento in questa direzione, di natura squisitamente culturale, è la
ricostruzione di principi etici cui fare riferimento, di competenze da
acquisire nella gestione della res publica e di capacità d'individuare le
esigenze dei cittadini portando a soluzioni adeguate i loro problemi.
È
chiaro che la farsa delle forme finte di democrazia, rappresentativa o digitale
che dir si voglia, vanno davvero superate per organizzare un sistema di
partecipazione sulle questioni comuni che veda finalmente una presenza
decisionale reale da parte della collettività.
Noi
siamo convinti al riguardo che tutte le forme di deliberazione democratica
devono essere libere, trasparenti e palesemente controllabili nella loro
autenticità espressiva.
La
politica poi ha necessità di riacquistare la propria libertà ed autonomia
rispetto ai poteri forti del mondo finanziario che ormai risultano i soli a
determinare le linee del processo economico.
Partiti
o movimenti che siano, le forze politiche, uscendo da forme strutturali e di
gestione personale, privatistica o leaderistica, hanno urgente necessità di
costituirsi in configurazioni partecipate per dare spazio al confronto nella
base e nei quadri intermedi.
A
tale proposito esiste ovviamente anche la questione delle modalità di selezione
delle candidature per le classi dirigenti che non può essere affidata a
decisioni di natura verticistica, come ormai avviene da tempo o a sistemi
di scelta su piattaforme digitali
difficilmente verificabili e documentabili sul piano della reale libertà
espressiva di voto.
In
merito ed al momento il sistema delle primarie, ben organizzate e controllate,
rimane quello più affidabile.
È
inaccettabile infine a nostro avviso che, magari per fini di conquista del
consenso elettorale a 360° , si possa dare spazio nella soluzione dei problemi alle
cosiddette proposte post-ideologiche che, spesso modificate dopo le tornate
elettorali, davvero rischiano di rendere assai indefinito e limitato
l'orizzonte cui guardare per costruire una società dove a ciascuno siano
garantiti i diritti fondamentali.
Per
passare dai proclami e dagli slogan alla gestione concreta delle questioni
sociali occorre uscire dalle dialettiche populiste ed avere una cultura di
governo che ovviamente non va inventata in modo superficiale ed empirico, ma
costruita su preparazione culturale, competenze ed esperienza amministrativa.
Nella
rifondazione di una politica capace di darsi progettualità e d'individuare i
mezzi per realizzarla un ruolo essenziale possono avere le scuole di formazione
politica, diffuse capillarmente sul territorio negli ultimi anni, i comitati e
le associazioni di base, ma anche i partiti purché siano in grado di uscire
dalle logiche di potere per ridiventare strumenti democratici di elaborazione
culturale, sociale, economica e politica finalizzati all'organizzazione
razionale, libera ed egalitaria della società.
È
chiaro che nessun cambiamento sarà possibile se non ne saremo tutti parte
attiva e responsabile.
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