Rosatellum No, Sì Tintilia del Molise
di
Umberto Berardo
Dopo
il pronunciamento della Suprema Corte sulla incostituzionalità della legge
elettorale "Italicum" un Parlamento di nominati che abbia rispetto
delle norme fondamentali della democrazia dovrebbe prendere atto della sua
incompetenza su quanto finora prodotto e si dovrebbe sforzare di capire che
l'assenza dalle urne di una percentuale così alta di aventi diritto al voto
richiede con un'urgenza immediata che si elabori una legge elettorale che
finalmente torni a dare agli elettori la sovranità popolare fissata dalla
Costituzione e quindi soprattutto la possibilità di scegliere realmente i
propri rappresentanti nelle istituzioni.
Dal
2005 le leggi elettorali susseguitesi hanno di fatto impedito ai cittadini di
scegliere i loro delegati alla Camera ed al Senato perché sono stati in pratica
nominati dai partiti.
Questo
ha determinato la fuga dai seggi di gran parte della popolazione rendendo le
elezioni una vera e propria finzione.
Queste
analisi evidentemente interessano poco chi non ama la democrazia, ma cerca solo
la gestione del potere.
Si
arriva così al "Rosatellum", una legge elettorale che definire un
pastrocchio potrebbe perfino essere un eufemismo perché si tratta di qualcosa
di davvero inaccettabile.
Le
forme più autentiche di democrazia sono quelle dirette e dunque opportuno che,
dovendo ricorrere alla delega, lo si faccia con reale possibilità di scelta dei
propri delegati da parte dei cittadini.
Sulla
nuova legge elettorale c'è anzitutto un'enorme questione di metodo che si
ascrive all'interno di una decisione del governo con la richiesta di voto di
fiducia su un provvedimento che oltretutto non è dell'esecutivo ed in ogni caso
espropria il Parlamento del diritto al confronto più ampio su eventuali emendamenti.
Ci
sono poi aspetti riguardanti il merito sui quali è impossibile convenire.
Il
Rosatellum non permette una scelta autonoma ai cittadini dei propri
rappresentanti perché in una scheda unica sia i candidati nei collegi
maggioritari uninominali che in quelli proporzionali plurinominali sono
nominati dalle segreterie dei partiti o delle coalizioni farlocche senza
neppure prevedere magari delle primarie obbligatorie per definire tali listini.
Tra
l'altro la scheda unica è stata pensata come effetto trascinamento
dell'elettore dal voto nel maggioritario verso quello per il proporzionale.
Dunque
ancora una volta un Parlamento di nominati espressi da una legge elettorale con
un chiaro profilo di incostituzionalità, ma senza la possibilità del ricorso
alla consulta, vista la breve distanza che ci separa dal voto della prossima
primavera.
I
candidati dovrebbero essere rappresentanti del territorio e dei cittadini del
collegio e dunque in esso residenti in maniera da potersi relazionare
costantemente ai problemi della popolazione ed invece in questa nuova legge non
solo si prevede la possibile candidatura sia nel maggioritario che nel
proporzionale, ma in quest'ultimo in ben cinque collegi in Italia e perfino in
una ripartizione di circoscrizione all'estero.
Qui
i dubbi, i sospetti di incostituzionalità ed i pericoli per la democrazia
volano in libertà!
Le
coalizioni, immaginate chiaramente per poter competere al meglio nei collegi
uninominali per la Camera e per il Senato, che verranno determinati oltretutto
con delega dal governo, non saranno omogenee dappertutto, non avranno alcun
obbligo di produrre una programmazione comune prima delle elezioni né di
mantenere il patto di alleanza dopo.
Si
capisce con chiarezza che qui, oltre alla confusione possibile ingenerata negli
elettori da possibili alleanze ibride, c'è il rischio concreto delle
ammucchiate funzionali unicamente al superamento delle soglie di sbarramento
del 10% ed al risultato elettorale piuttosto che all'ottenimento di una
rappresentanza reale e di una governabilità sicura per il Paese.
Un
limite al numero dei mandati, più volte affacciato per favorire il ricambio ed
evitare l'incancrenirsi del potere e tra l'altro già previsto nello statuto di
qualche partito, ma tranquillamente aggirato da deroghe o cambi di casacca,
sembra un principio davvero dimenticato.
Si
rafforza l'idea della politica come mestiere piuttosto che l'altra di servizio
provvisorio ai propri concittadini.
Nel
testo della legge sembra prevista la possibilità anche per chi non è candidabile
secondo la legge Severino di poter essere il capo politico di un partito che
concorre alle elezioni.
Anche
chi non ha un grande acume politico capisce con facilità la finalità di una
tale norma!
Nonostante
gli scontri in aula e le proteste in piazza di M5S, MDP, SI e FDI, il "Rosatellum" è stato
approvato alla Camera con il voto di PD, FI, AP, Lega e Verdiniani.
Si
prevede la possibile approvazione definitiva del Senato entro la fine di
ottobre.
Gli
italiani cosa faranno? Assisteranno
inerti a questa continua e palese involuzione delle regole democratiche?
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