Perchè il Molise non diventi un deserto
di
Umberto Berardo
Molti
lo pongono in termini retorici, taluni in forma satirica, altri ancora con toni
delusi, indignati e perfino catastrofici.
Che
questa regione sia una realtà geografica, anche se ancora ad alcuni
sconosciuta, è un fatto.
Che
abbia una sua identità sul piano storico e culturale, negli aspetti
linguistici, nelle tradizioni, nei modi di vivere e perfino nella gastronomia e
nel folklore è altrettanto evidente.
Soprattutto
dopo il 1963 i tratti di questi caratteri comuni della sua popolazione si sono
rafforzati ed ha acquisito sempre più importanza il sentirsi
"molisani".
Ci sono stati anni in cui a diversi livelli,
pur tra tanti errori, molti si sono sforzati di costruire le basi per uno
sviluppo decente della regione sul piano economico, sociale e culturale.
Da
molto tempo ormai assistiamo, al contrario, come attesta anche il nuovo
rapporto sulla povertà della Caritas Diocesana di Trivento, ad un declino che
può leggersi nei dati demografici, nel livello della disoccupazione, nelle
cifre bassissime del reddito pro capite, nella limitatezza dei servizi come nell'esiguità
dei sistemi di difesa del territorio e della salute dei cittadini.
Più
volte abbiamo sottolineato tali carenze perché, vivendo in questa regione, non
possiamo accettarne l'attuale livello di qualità della vita.
Se
volete un'idea di quanto stiamo affermando, provate a recarvi soprattutto nelle
aree interne del Molise centrale, penetrate all'interno dei borghi anche in una
bella giornata di sole nelle stagioni in cui si ferma il rientro occasionale
dei molisani che vivono da emigrati altrove e troverete un paesaggio spettrale
in cui talora non vedete "circolare
un'anima" come si dice nel gergo locale.
Spesso
ci chiediamo perché un cittadino dovrebbe continuare la sua esistenza su un
territorio che non gli garantisce neppure un servizio primario davvero efficiente
come quello sanitario.
Noi
abbiamo scelto di stare in questa realtà e continueremo a viverci, ma non
intendiamo arrenderci alle scelte politiche che la impoveriscono sempre di più
nei servizi essenziali.
Gli
effetti negativi del Decreto Balduzzi e del P.O.S. predisposto dal commissario
ad acta ed approvato con legge nazionale sono sotto gli occhi di tutti in un
territorio le cui popolazioni già vivono difficoltà enormi su diversi piani
esistenziali.
Di
recente le problematicità, più volte sottolineate dal Forum per la Difesa della
Sanità Pubblica, sono state rilevate dall'Ordine dei Medici della Provincia di
Campobasso e da Cittadinanza Attiva.
In
molti paesi molisani delle aree interne manca perfino la guardia medica, mentre
il servizio di medicina di base con il cosiddetto "medico di
famiglia" è assicurato solo in taluni giorni ed in fasce orarie limitate.
Ora
con la riduzione dei posti letto e lo spostamento di diverse specializzazioni di
cura dalle strutture ospedaliere
pubbliche a quelle private la situazione si è fatta davvero difficile.
Ci
sono malattie tempo-dipendenti, come un aneurisma, un'ischemia, un ictus, per
le quali il pronto soccorso rimane all'ospedale Cardarelli di Campobasso,
mentre è previsto il coordinamento tra i
neurochirurghi di questa struttura con quelli del Neuromed attraverso la
reperibilità di un medico in entrambe e la possibilità di spostamento di uno
specialista dal Neuromed al Cardarelli per pazienti intrasportabili o il
trasferimento del paziente al Neuromed.
Provate
a riflettere un attimo su quanto può accadere a chi incorre in un caso del
genere in un paese di un'area interna in cui le comunicazioni stradali sono
difficilissime soprattutto nel periodo invernale.
Corsa
al pronto soccorso del Cardarelli, consulto dei medici con il Neuromed ed
eventuale trasferimento di un medico da Pozzilli o viceversa del paziente verso
l'Istituto Neuromed.
Di
fronte ai possibili problemi insorgenti che stiamo rappresentando la domanda
che sale immediata è " ma un
cittadino molisano ha oggi davvero la garanzia di Servizi Essenziali di Assistenza
che abbiano efficienza piena per tutelare la sua salute in caso di pericolo e
che quadro ha una medicina territoriale che non garantisce neppure una guardia
medica in ogni paese? "
La
popolazione si indigna, trova qualche forma sporadica di protesta e poi si ha
come la sensazione di una resa o di un'assuefazione al peggio.
I
servizi sanitari devono essere efficienti e sicuri per tutelare al meglio la
salute; non è allora pensabile che siano rapportati al numero degli abitanti di
un territorio.
Ogni
persona, ovunque viva, ha diritto ad essere curato in caso di malattia.
Tutelare questa esigenza si può fare
sicuramente dialogando con chi dovrebbe garantirla, come gli amministratori
pubblici di ogni livello, i Prefetti, i politici e le forze sindacali; se, però,
tale confronto non dà risultati, è evidente a tutti che le strade per tutelare
i diritti della popolazione sono i ricorsi contro leggi inaccettabili ed
ingiuste e la lotta pacifica, ma forte e decisa per ricostituire la giustizia
sociale dove questa manchi.
La
via dell'impugnazione delle leggi per incostituzionalità è sicuramente da
percorrere, ove ci siano le condizioni, ma richiede tempi lunghi che
rischierebbero di compromettere nel frattempo lo stato dei diritti sociali;
insieme a questa va praticata allora la seconda che deve dare in modo chiaro i
segni di un popolo che non accetta decisioni ingiuste e non giunge a
compromessi inaccettabili.
È
per questo che, dopo le due manifestazioni a Campobasso del 18 maggio 2016 e
del 7 aprile 2017 organizzate dal Forum per la Difesa della Sanità Pubblica, si
può e si deve arrivare, come abbiamo proposto già da mesi, almeno ad una
giornata di sciopero generale regionale capace allo stesso tempo di
coscientizzare i cittadini sulle attuali difficoltà dei servizi sanitari e di
pretendere un P.O.S. fondato su servizi pubblici i quali, fino a prova
contraria, sono ancora quelli che possono offrire soccorso nell'emergenza H24 e
che, trattando la sanità come un diritto e non una merce, possono evitare
disparità di trattamento verso i pazienti.
Per
ottenere una sanità efficiente occorre pertanto respingere le decisioni
plutocratiche e verticistiche poste in essere su mandato di poteri forti che
hanno tolto ogni capacità decisionale alle istituzioni rappresentative regionali
dei cittadini; c'è quindi la necessità di rivedere il Decreto Balduzzi e di
bloccare politicamente e giuridicamente il P.O.S. ridefinendo i servizi
sanitari e rendendo anzitutto i cittadini titolari del diritto ad avere dei LEA
sicuri in qualsiasi territorio essi vivano perché questo è garantito loro dalla
Costituzione Italiana nell'art. 32.
I fondi dello Stato devono essere investiti nella sanità
pubblica per renderla sempre più funzionante, mentre i servizi in convenzione
possono essere sostenuti in via del tutto provvisoria purché non incidano per
più del 20% in ogni settore e fino a quando non si riuscirà su un territorio a
garantire servizi pubblici per tutte le specialità di cura.
Il futuro deve immaginare un servizio sanitario pubblico ad
alta specializzazione diffuso su tutto il territorio nazionale.
In
tale direzione è indispensabile far
nascere i Presidi Territoriali di Assistenza, velocizzare le prestazioni,
rivedere il sistema dei ticket, oggi davvero troppo onerosi, impedire che il copyright
porti il costo di taluni farmaci a livelli stratosferici ed eliminare l'intramoenia
che sono in tanti oggi a considerare un servizio privato nel pubblico.
Poiché
da anni in questa direzione si sta operando con risultati inaccettabili sul
piano legislativo e strutturale, noi pensiamo che il traino ad un'azione di
rivendicazione di servizi sanitari davvero proficui possa e debba iniziare da
soggetti singoli o associati che dovrebbero esserne i portavoce.
Parliamo
dei sindaci, degli operatori sanitari, dei sindacati, delle chiese diocesane,
delle associazioni presenti sul territorio ed ovviamente di tutta la
popolazione molisana.
Purtroppo,
rispetto ai problemi reali sopra delineati, al momento occorre prendere atto
che il senso civico lascia davvero a desiderare!
Costruirlo
si può a patto che ci sia la voglia di uscire dal deserto immaginando e
programmando una realtà diversa anche attraverso l'individuazione di soggetti
responsabili, competenti ed eticamente ispirati in grado di rappresentare nelle
istituzioni i diritti dei cittadini
Commenti
Posta un commento