Web no limits?
di
Umberto Berardo
Affrontare
il tema del rapporto tra gli esseri umani e la rete internet significa a nostro
avviso uscire anzitutto da semplificazioni come i facili allarmismi o le
esaltazioni indiscriminate.
Ci
siamo già occupati dell'argomento, ma gli aspetti sono tanti ed è bene
continuare a parlarne.
La
tecnologia appartiene a tutta quella serie di mediazioni umane e culturali che
servono a migliorare la qualità della vita e le relazioni tra le persone.
Ha
ragione allora Nathan Jurgenson a
sostenere che in realtà non esiste un sistema esistenziale allo stato puro, ma
sempre mediato da tutta una serie di strumenti scientifici, psicologici,
tecnologici e sociali.
Internet
è una delle variabili esistenziali che può aiutarci a migliorare il sapere, i
sistemi di comunicazioni e le relazioni con gli altri a patto di utilizzarlo
non come un fine o come il congegno privilegiato per i rapporti umani, ma unicamente
come uno strumento che la ricerca ha messo a disposizione, purtroppo ancora non
per tutti, per migliorare, si spera, gli aspetti benefici dell'individuo e
della collettività.
Le
tecnologie digitali hanno sicuramente la possibilità di allargare l'orizzonte
della conoscenza, l'accesso all'informazione e la relazione con un numero elevatissimo
di persone, ma ci mettono davanti ad un
sapere e ad un'informazione troppo veloci e difficilmente controllabili come
pure a conoscenze di persone che spesso si rivelano ipocrite, false, ingannevoli
e perfino molto pericolose.
Sono
proprio queste difficoltà che hanno portato Pierre Lévy a pensare ad una
gestione sempre più allargata e decentralizzata del sapere e della cultura
attraverso una forma, come lui la chiama, di "intelligenza collettiva"
che tuttavia ancora non si è in grado di costruire.
Internet
allora va adeguatamente relativizzato attraverso un uso intelligente, critico,
non eccessivamente esteso e comunque sempre funzionale ad un miglioramento
qualitativo della propria esistenza; diversamente può generare in tutti seri
rischi di esposizione ad onde elettromagnetiche, dipendenza, alienazione dalla
realtà, serie regressioni delle capacità intellettive, delle funzioni
sensoriali e di quelle emotive.
Tra
l'altro, al di là di ogni forma assai diffusa di narcisismo spesso infantile,
la presenza sul Web può avere un senso solo se ha una sua utilità funzionale ad
una nostra crescita sul piano etico, culturale ed umano.
L'interattività
dei New Media offre sicuramente grossi aiuti nella medicina, nel lavoro, nella
ricerca culturale e nell'interconnessione globale, ma occorre prendere
coscienza del fatto che, come già detto, non siamo sempre in grado né di
controllare il sapere e le informazioni in rete, né tantomeno di avere certezze sull'identità
degl'interlocutori; è per questo che, rispetto alle seduzioni ed alle
intromissioni del virtuale nella nostra vita privata, serve riprendersi
l'autodeterminazione nelle scelte di vita.
Se
la rete è piena di bufale e di nickname che non solo permettono il
mascheramento dell'identità con l'anonimato, ma perfino la finzione e l'inganno
nelle discussioni di gruppo dei social network, newsgroup, forum o chat,
capite benissimo che il fake, come si definisce in gergo, rappresenta una
falsificazione non ammissibile ed individuabile come una vera e propria truffa.
Altra
cosa da cui liberarsi è la forma d'integralismo digitale che diventa molto
pericolosa quando ci porta a pensare di poter controllare nella sua totalità il
sapere e l'informazione, rompendo ogni aspetto critico rispetto alle fonti ed
agli strumenti.
Tale
convinzione non solo ci rende massimalisti, ma ci chiude al confronto
illudendoci della massima libertà in rete, mentre forse stiamo diventando
sempre più succubi di nuovi poteri finanziari e tecnologici che ci trasformano in servi volontari della
tecnologia stessa, sempre più disponibili a cedere alle sue lusinghe anche a
rischio di finire controllati da moderne oligarchie, come sostiene il filosofo
torinese Enrico Donaggio.
C'è
chi ritiene che perfino la sovranità popolare e la democrazia possano essere
affidate alla rete, ma le modalità attuative appaiono davvero al momento molto
aleatorie e talora perfino truffaldine.
Esiste
poi la questione relativa alla libertà
di espressione e di accesso al Web.
È
indiscutibile che essa vada assicurata per tutti ed a livello globale, ma è
anche necessario salvaguardare i diritti delle persone online ed offline; è per
questo che bisogna pensare ad un quadro di regole condivise in grado di
garantire e difendere i diritti di tutti, visto che oggi è ancora difficile
normare sulla rete il copyright, l'imposizione fiscale sugli utili e la
persecuzione dei reati, né si è in grado di eliminare forme di anonimato che
creano gravi problemi di ordine psicologico, giuridico ed etico.
La
discussione sulle funzioni, sui vantaggi, sull'utilizzo e sui pericoli di
Internet sta approfondendosi e diventando sempre più articolato.
In
un recentissimo saggio intitolato "Baciami senza rete" Paolo Crepet
affronta tali tematiche con la serenità, la passione e la libertà di studioso,
ma anche con la necessaria analisi didattica ed umana di chi cerca di portare
tutti ed in particolare i giovani verso una consapevolezza articolata, piena e
razionale sull'utilizzo delle tecnologie digitali e dei social network.
Quella
di Crepet è una discussione aperta, argomentata e scientificamente documentata
su un obiettivo che egli stesso così definisce nel volume: "Il mio scopo
fondamentale è cercare di continuare a discutere
sulle conseguenze, volute o indesiderate, del grande cambiamento che le nuove
tecnologie digitali stanno imprimendo alla nostra quotidianità. È il tentativo
di sottolineare contraddizioni ed effetti collaterali di un nuovo mondo che si
presenta non solo come l'ultima e più stupefacente rivoluzione industriale –
quella digitale – ma, soprattutto, come una strabiliante e inattesa mutazione
antropologica".
L'autore
analizza in particolare gli effetti sulla mente umana riguardanti la sfera
cognitiva, sensoriale, emotiva, relazionale, morale e comportamentale di quanti
fanno un uso prolungato ed acritico delle nuove tecnologie mettendo in guardia
dalle tante fonti del male che attraversano il Web.
Secondo
Crepet, delegando ad esse quanto per fortuna appartiene ancora all'esperienza,
alla ricerca, ad un tempo ampio e non interrotto di formazione, potrebbe
esserci un rischio serio di declino per il pensiero riflessivo, l'intuizione,
la creatività, la contemplazione e l'etica come componenti fondamentali di una
personalità matura e critica.
C'è
chi oggi tende ad ignorare o rimuovere un tale dibattito.
Questo
è sicuramente l'atteggiamento peggiore che si possa tenere rispetto ai tanti
problemi aperti nel rapporto che abbiamo ogni giorno con la rete attraverso i più
disparati strumenti della tecnologia.
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