Il coltivatore. sentinella e tutore del territorio
Ieri, all’incontro sulla “Qualità
dell’olio extravergine di oliva” che c’è stato alla 274a edizione de La Fiera di Ottobre di Larino, è
intervenuto un coltivatore che ho ascoltato con particolare interesse, e non
solo per l’amore che ho per questi protagonisti, ma, soprattutto, per la
centralità di un mondo che, per i valori che ha sempre rappresentato e ancora
rappresenta, lo trovo di grande attualità .
Avanguardia vera, diversamente dai mondi che ogni giorno ci propagandano come
modernità.
Il suo ragionamento era chiaro, corretto, e spietata era l’analisi della
situazione davvero pesante dell’agricoltura – l’attività che per me resta perno
di un’economia che vuole tornare a girare nel verso giusto – che, però, non aveva
responsabili ed era carente nelle conclusioni.
Il segno evidente di un produttore abbandonato, utile solo quando c’è da
organizzare raduni, coprirsi di cappellini e sbandierare bandierine. L’esempio
di un mondo messo nelle mani delle multinazionali e dell’industria
agroalimentare proprio da chi aveva il compito di difenderlo e riportarlo alla
centro di un discorso che riguarda il Paese, il suo domani.
Un coltivatore, pensate, che guarda all’oliveto super intensivo come a una
soluzione dei suoi problemi di olivicoltore, così come ieri ha guardato al mais,
al posto del prato pascolo, o al grano della quantità e non della qualità per
assecondare, così, le industrie delle macchine, della chimica e i ladri dei
semi e la grande distribuzione, che, utilizzando il mercato, lo stanno
affamando con il prezzo del grano a 16 euro/quintale.
Un coltivatore che subisce la crescita della burocrazia e della vuota propaganda, fatta di demagogia
e di ipocrisia, proprio di chi lo dovrebbe rappresentare e difendere.
Un coltivatore che non sente più l’orgoglio di essere rimasto solo a
difendere il territorio.
Il bene comune per eccellenza che
l'ignoranza, ancor prima dell'interesse. distrugge a una media di quasi 10
metri al secondo. Infatti, una volta coperto di asfalto e di cemento o portato
a frana viene a mancare il solo tesoro che abbiamo per programmare il futuro,
la base per dare ad esso il significato di una situazione migliore del presente
e di eredità da consegnare alle future generazioni. Questo prezioso bene è l’espressione
della nostra identità e, con il terreno fertile, del cibo, cioè dell'energia
vitale che la televisione fa vedere ma non racconta.
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