Diritto di voto
di
Umberto Berardo
Sulle
cosiddette riforme costituzionali proposte dall'attuale governo ci siamo
espressi con un fondo già dallo scorso febbraio sottolineando in sintesi come
si stia continuando un processo di marginalizzazione della partecipazione
popolare alle decisioni sulle questioni riguardanti la vita collettiva.
Già
la Costituzione in vigore prevede l'elezione di secondo livello per il
presidente della repubblica e tutta una serie di nomine per i senatori a vita,
negli organi ausiliari ed in quelli di natura giurisdizionale o di garanzie
costituzionali che francamente dovrebbero essere superate per dare spazio a
scelte provenienti dalla sovranità popolare.
A
ciò occorre aggiungere che elezioni di secondo livello sono ormai in vigore per
i presidenti ed i consigli provinciali e sono previste dall'Italicum per il
fantasma che resta del Senato, mentre leggi elettorali regionali, come quella
del Molise, prevedono i "listini" costituiti da una parte di
consiglieri regionali mai eletti, ma nominati in pratica dalle forze politiche.
Per
la Camera dei Deputati l'Italicum prevede 100 collegi plurinominali con
capilista bloccati ed un incomprensibile premio di maggioranza di 340 seggi alla lista che raggiunge
almeno il 40% dei voti al primo turno o che vince al ballottaggio.
Tutto questo è astruso soprattutto in elezioni
nelle quali ormai l'astensione supera sempre più spesso il 40% degli aventi
diritto e dunque si finisce per dare la maggioranza dei seggi a chi rappresenta
appena il 25% della popolazione.
Dopo l'approvazione dell'attuale legge
elettorale in parlamento con voto di fiducia Renzi l'ha definita un modello che
sarebbe stato copiato sicuramente nel futuro da altri Paesi.
In realtà le ipotesi di molteplici sue
incostituzionalità sono avanzate da molti giuristi quali ad esempio Stefano
Rodotà, Massimo Luciani, Valerio Onida e Massimo Villone.
Come dicevamo sopra la Costituzione prevede
alcune nomine per determinati organismi istituzionali, ma definisce con
chiarezza il principio della sovranità popolare nei sistemi di rappresentanza
quando prevede per i deputati ed i senatori negli articoli 56 e 58 "l'elezione a suffragio universale e diretto".
Contro tale spirito le forze politiche, che
dovrebbero essere solo organi di elaborazione di idee e d'intermediazione tra
popolo ed istituzioni, pretendono di verticalizzare il potere assumendone il
controllo e la direzione esclusiva in una nuova forma di oligarchia che tra
l'altro le vede succubi del mondo finanziario di cui spesso si limitano ad
eseguire i voleri.
Taluni sostengono in modo capzioso che le
riforme del governo Renzi dovrebbero essere alla base di una serena e duratura
governabilità del Paese; in realtà ciò non avviene come abbiamo più volte
dimostrato con analisi approfondite sui pasticci che si stanno creando ad
esempio negli iter legislativi e con i diversi sistemi di elezione previsti per
le due camere.
La preoccupazione grave è piuttosto la forte
contrazione del diritto di voto e la crescente occupazione del potere da parte dei
partiti che, mentre già in modo clientelare pongono con designazione propri
soggetti in moltissimi enti nei quali occorrerebbe più rispetto del merito con
forme concorsuali, ora aspirano a controllare con nomine e premi di maggioranza
i massimi organismi istituzionali.
La demagogia di Renzi, che dopo l'intervista di
Napolitano al quotidiano La Repubblica, si dice, a poco più di un anno
dall'approvazione, disponibile a modificare l'Italicum, è figlia della
convinzione della prevalenza dei NO al referendum confermativo e che sia
necessario creare negli elettori la certezza che in futuro qualcosa sia
modificabile.
Neppure la sinistra PD sembra abboccare a tale
amo illusorio.
Da qualche accenno, anche se appena delineato,
dovrebbe essere chiaro che non siamo chiusi ad eventuali modifiche della
seconda parte della Costituzione Italiana purché questo avvenga contestualmente
alle inderogabili soluzioni per i problemi economici ed occupazionali e nel
rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini tra i quali ci sono anzitutto
quello al voto, secondo il principio della sovranità popolare, e l'altro alla
determinazione dei servizi alla persona.
Il NO al referendum, da cui consegue
l'immediata cancellazione dell'Italicum previsto solo per la Camera dei
Deputati, l'elaborazione di una nuova legge elettorale realmente democratica,
nuove libere elezioni per un Parlamento interamente scelto dal popolo piuttosto
che in parte nominato e la creazione di un'Assemblea Costituente sono i soli
passaggi che a nostro avviso possono assicurare un percorso di revisione
costituzionale attento a garantire sistemi di rappresentanza, di governabilità,
di equilibrio e controllo tra le istituzioni, ma soprattutto di rafforzamento
del sistema democratico che davvero sembra molto malato per non dire
addirittura involuto.
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