“Frammenti di storia”, il libro di Emilio D’Ambrosio, un larinese emigrato in Lombardia
C’è un libro che racconta un “viaggio tra sentimenti,
emozioni, solidarietà”, scritto da Emilio D’Ambrosio, un larinese che, non ancora
ragazzo, arriva a Pioltello, un paese attaccato a Milano, nel quartiere di
Seggiano. Il titolo è “Frammenti di storia”. Frammenti che, però, fanno la
storia di un individuo, della famiglia, dei luoghi e delle comunità frequentate.
Una storia di emigrazione e di adattamento, crescita e affermazione di un
ragazzo che vive prima lo studio e poi, una volta giovane, la fabbrica, le
lotte sindacali, la parrocchia, l’Associazione, il partito, il consiglio comunale,
il quartiere, dando, con grande generosità e nei campi più diversi, il suo
contributo. Quando da partecipante e quando da protagonista, un ruolo che lo porta a essere ancor più determinato
per quel suo innato senso di responsabilità.
Tutta colpa della frana che, nel 1960, aveva colpito un lato
del centro storico di Larino, con le case del vicolo delle Fate e quelle che
contornavano piazza del Municipio crollate, con tante famiglie, molte numerose,
costrette a trovare, da un momento all’altro, una sistemazione di fortuna.
Molte quelle crollate e, altre, come quella dei genitori di Emilio o la mia
dove sono nato, attaccata, che, non toccate dalla frana, per precauzione sono state
dichiarate inagibili. Case che, solo dopo qualche decennio sono state riaperte
e abitate, quelle che danno su Valloncello dove ti addormenti con il canto
dell’usignolo e ti svegli con quello dei passerotti e dei cardellini che fanno
un gran casino prima del sorgere del sole.
Di fronte al disastro la decisione del padre di Emilio, ora
non più rinviabile, di andare a lavorare in Germania. Un’esperienza di soli
quindici giorni e, poi, il ritorno a Larino e la decisione di ripartire con
tutta la famiglia (moglie, sei figli e i genitori), momentaneamente sistemata
in via Coriolano, per sistemarsi a Pioltello, dove poco dopo nasce l’ultimo dei
sette figli. Una storia riportata nel libro con la pubblicazione delle due
lettere che Emilio invia (2008) ai genitori e l’altra (2009) al fratello Paolo, che stava vivendo un
momento non bello. In tutto poco più di quattro pagine delle 262 di cui è
composto il libro, le sole che riportano a Larino, alle origini. Origini che,
però, non sono mai state dimenticate. Anzi, una volta riconquistata l’agibilità
della casa, viene ristrutturata per diventare il luogo dell’incontro dei
D’Ambrosio durante l’estate. Lo si nota dalla finestra e dal balcone di nuovo
aperti in via Circonvallazione, prima della biforcazione della strada
provinciale, quella che un tempo portava al Biferno e al ponte del Liscione e
della piccola salita che apre al Palazzo Ducale e alla Fontenuova.
Il libro apre con una dedica “Ai miei genitori , maestri
esemplari di dignità , solidarietà, cooperazione”, che spiega bene la ragione
della grande passione e dell’impegno costante di Emilio in una terra non sua,
che, fino ad oggi, non ha ancora trovato un momento di sosta.
Altrettanto significativa la chiusura della dedica ai
giovani “La storia siamo noi, un altro mondo è possibile”. Ed è proprio per
quest’altro mondo possibile che Emilio s’impegna, quando conosce e vive la
fabbrica, o, quando s’iscrive
all’Università, prima a Milano e poi a quella di sociologia a Trento, facendo
propria la raccomandazione di Gramsci di avere una parola in più, e non in
meno, del padrone, per poterlo combattere e sconfiggere. La grande passione per
lo studio, la lettura, la cultura. In questa sua voglia di sapere c’è l’esempio
del padre che la fabbrica stimola a studiare e lo fa con l’aiuto della moglie
Teresa, che cura e amministra la casa piena di undici persone.
Un libro che scava senza sosta nella memoria, alla ricerca,
non solo dei ricordi dei fatti o degli avvenimenti, ma, anche, della mole
enorme di materiale scritto e di documenti prodotti nel corso degli anni. Come
a scandire i tempi e riempire le pagine di un diario per mettere insieme e
ordinare il curriculum di una persona particolarmente
attenta alla realtà, che non è rimasta solo a guardare. Fondamentale la
presenza sempre attenta di una donna speciale, la moglie Annalisa, e gli
stimoli che dà l’arrivo e l’impegno di far crescere con i valori la figlia
Chiara.
Un curriculum segnato da più percorsi, quello che da Larino
porta a Seggiano, il quartiere di Pioltello, e, poi, quello che passa per
Vailate per arrivare alla residenza attuale di Crema.
Per chiudere queste mie brevi riflessioni, stimolate dalla
lettura di un libro bello e interessante, originale e per questo
particolarmente coinvolgente, voglio rivolgere un invito all’amministrazione comunale di Larino, il
sindaco Vincenzo Notarangelo e i vicesindaco Assunta D’Ermes, di organizzare la
presentazione di questo libro e cogliere così l’occasione per presentare
l’autore, il concittadino Emilio D’Ambrosio. Farla, approfittando della pausa estiva, con la
collaborazione delle associazioni culturali così impegnate a sviluppare tante e
importanti iniziative. Emilio, un uomo che onora ogni giorno le sue radici con
l’impegno, il rispetto e la stima delle comunità che l’hanno conosciuto e
accompagnato in questa sua avventura socio-politico-culturale e umana, che il
libro raccoglie e mette a disposizione del lettore.
pasqualedilena@gmail.com
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