L’IDENTITA’ DEL MOLISE, IL PATRIMONIO DA VALORIZZARE PER LA SUA AUTONOMIA
Pasquale Di Lena informa
Solo se torna la politica e il suo primato sull’economia, e,
non, come succede da qualche tempo, l’economia che annulla la politica, è
possibile opporsi a un processo che sta mettendo in crisi la democrazia, nel
mondo e nel Paese, e riavviare un discorso che ha nella programmazione partecipata
la sua forza per uno nuovo tipo di sviluppo. Con il processo riformatore in
atto ci stiamo avviando, sempre più, verso un futuro incerto e il Molise
rischia di sparire se continua a perdere pezzi importanti del suo essere
regione, cioè della sua stessa identità.
Un’identità – come ha sottolineato il presidente Gaspero Di
Lisa dell’Associazione degli ex consiglieri regionali, riuniti in assemblea
presso l’Università del Molise - che non può essere né divisa, né aggregata, e
meno che mai, cancellata.
L’impegno degli ex consiglieri - da sempre animato da
spirito di servizio e dalla voglia di unire le forze che servono per vincere
una battaglia non facile, ma certamente non data già per persa – continuerà a
partire dalla difesa di presidi importanti, come il Comando Generale dei
Carabinieri, che, per decisione del Governo, dal 1° settembre prossimo, il
Molise non avrà più al pari della Corte d’Appello.
L’impegno, anche, a valutare insieme con i cittadini
molisani la legge di riforma della Costituzione perché i cittadini informati
possano esprimere liberamente e meglio il proprio voto al referendum di
Ottobre, anche in considerazione del fatto che la lettura della Carta
Costituzionale è da tempo non più oggetto di studio nelle scuole italiane.
Gli interventi, a partire dal saluto del Presidente del
Consiglio regionale, Vincenzo Cotugno,
alle conclusioni del vicepresidente della Giunta regionale, Vittorino
Facciolla, delegato dal Presidente Di Laura Frattura impegnato a Bruxelles,
hanno arricchito la relazione del presidente De Lisa dando vita a una
discussione profonda sulle due questioni centrali: il regionalismo e la
programmazione.
In pratica, ridare lo spazio tolto alla politica e insieme
arrivare a definire un’idea di sviluppo cogliendo il significato e il valore
delle peculiarità che il Molise ha ed è in grado di offrire, grazie a quel
fondamentale Bene comune che è il suo
territorio.
Un territorio tutto da spendere prima che venga maltrattato
e distrutto. Come dire che il territorio è - con la sua storia e la sua
cultura; le sue tradizioni e le sue attività, in primo luogo l’agricoltura
fonte di cibo; il suo paesaggio – in grado di esprimere idee e proposte che
possono permettere alle istituzioni e a tutti i cittadini molisani di passare
dalle difesa all’attacco, cioè a un impegno corale teso alla valorizzazione
dell’autonomia regionale.
La valorizzazione quale salvaguardia dell’identità del
Molise e, non solo, azione di freno dello spopolamento che rischia di dare ragione
a chi parla di un Molise che perderà una fetta consistente dei suoi attuali
313.000 abitanti per scendere, nell’arco
di dieci anni - secondo lo Svimez - a poco più di 250.000, contribuendo, così,
a dare il via a un nuovo esodo di cinque milioni di meridionali costretti a
fare le valigie e andare altrove.
La conclusione di un incontro – ripeto – intenso e ricco di
riflessioni e di spunti è nelle parole dell’indimenticabile Edilio Petrocelli,
politico attento e ricercatore scrupoloso, quando, con grande lungimiranza, diceva
di preparare noi il terreno per non subire passivamente le scelte.
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