le aziende agricole, il rischio di scomparire per fame
di GIORGIO SCARLATO
Il forte arretramento della domanda interna è il segnale di
declino del sistema Italia, evidente ormai da tempo.
Il debito di Stato, sommato a quello delle imprese, delle banche e delle
famiglie è pari al 400% del PIL.
Oggi, un drammatico scenario economico-sociale che sta riguardando tutti i
settori.
Si focalizza il settore agricolo.
Le aziende agricole presenti nel 2000 in Italia erano 2.396.274, nel 2010
1.620884; ben il 32,4 in meno con punte - 40% in Toscana, - 45% in Liguria e -
48% nel Lazio. Si toccano regioni dove l'agricoltura è attiva per capacità
cooperativistica ed imprenditoriale.
L'Italia è in default per due aspetti di
criticità:
a) il consumatore è poco propenso a spendere;
b) l'imprenditore è per nulla propenso ad investire.
Il tutto unito alla disoccupazione, giovanile e non (nel segmento 15-25
anni è pari al 38% circa), ed alla stretta creditizia porta alla recessione,
alla stagfazione (stagnazione + inflazione) vista non nell'ottica, anche se
minima, dell'aumento dei prezzi al consumo ma in quella della mancata
monetizzazione e quindi guadagno dei prezzi di vendita all'origine.
L'Italia agricola ancor di più.
E'proprio di questi giorni, ad inizio del nuovo raccolto, che il prezzo del
grano duro oscilla trai 19 e 20 euro/ quintale mentre navi cariche di grano
canadese, giornalmente, scaricano a Manfredonia (FG) o altri porti
italiani.
Nel 2015 la media è stata sui € 25/ql; nel 2014 sui 35.
E questo, come esempio, vale per la frutta, la verdura, il pomodoro da
industria, la barbabietola da zucchero, il latte, l'olio d'oliva, la
carne.
Come si può vivere, come si può competere?
Si produce per poi, visti i prezzi di vendita delle derrate che si
ottengono, rifonderci?
L'agricoltore pur producendo la stessa quantità di prodotto vede, sempre
più, il suo rating abbassarsi.
Logica conseguenza è che senza crescita della domanda il rapporto
PIL/debito non può che aumentare nonostante il sistema creditizio bancario abbia
ricevuto liquidità dalla BCE (Banca Centrale Europea) ma si è ben guardato
dall'immetterla nel sistema delle imprese e quindi delle famiglie.
In un incontro di pochi mesi addietro, un direttore di una banca molisana
portò a tal proposito qualche esempio. Su 100 agricoltori, nuovi clienti, che
chiedevano di aprire una linea creditizia, ben 99 erano interessati a
ristrutturare i loro debiti.
Il sistema bancario non ha certezza alcuna
che poi questi prestiti possano essere onorati visti nell'ottica di
costi-ricavi.
D'altronde come può, prendendo ad esempio
proprio il grano duro, averne certezza del pagamento quando un agricoltore, suo
cliente, che produce 1.000 ql di grano vede abbassarsi il suo PIL in solo 3 anni
da € 38.000 a 19.000?
Come si può chiamare questa operazione da
globalizzazione neoliberista? Come può tenersi in piedi un'azienda? Come
programmare investimenti?
Le piccole e medie aziende , causa la
concorrenza anomala, senza alcuna protezione istituzionale e vessate da tasse
che disincentivano gli investimenti non potranno che scomparire.
Chiuderanno per fame vista la mancanza di
reddito e di leale competitività. Addio il vero Made in Italy.
Il 55% delle famiglie italiane, lo scrive
l'ISTAT, vive in uno stato di deprivazione relativa (si avvicina la miseria
greca?), cioè non arriva a fine mese.
Minimamente si tocca, e questa è un'altra
storia, quella stragrande maggioranza silenziosa di persone che da tempo ha
rinunciato alla ricerca di un lavoro.
Il WEF ( Foro Economico Mondiale) ha nel 2014
pubblicato, e lo fa annualmente, un'analisi circostanziata della competitività
delle economie di ogni Paese: l'Italia occupa il 43° posto, dietro Portogallo,
Lituania, Indonesia; lontanissima da Svizzera (1° posto), Svezia (2°) e Germania
(5°).
Nel 2015, un italiano su quattro è a rischio
povertà o esclusione sociale secondo la definizione adottata nell'ambito della
strategia Europa 2020 cioè che non possono riscaldarsi in modo adeguato (25%
circa) o a far fronte a spese impreviste di € 1.000 circa (45% circa) o un pasto
proteico adeguato ogni due giorni ( 20% circa).
Sintetizzando, nel nostro Paese (fino a
quando?) si è creato un clima ostile per chi studia, per chi produce, per chi
consuma.
Tutto questo porta a 3 nodi
focali, quali:
a) di decadenza;
b) di limitazione di libertà;
c) di evidente sudditanza.
LA RESILIENZA, LA VOLONTA', LO SPIRITO DEL
FARE ITALICO SONO STATI SOSTITUITI DA PAURA, PASSIVITA', RASSEGNAZIONE,
IMPOTENZA.
Di questo passo, il Molise, l'Italia così
stremate da disoccupazione ed austerità costante si stanno incamminando verso la
cessione della loro sovranità.
L'amara conclusione: L'Italia del fare
svenduta; gli Italiani, quelli autoctoni, colonizzati.
Si termina con una frase dello scrittore e
filosofo tedesco Ernst Junger dal suo "Trattato del Ribelle": "... il singolo
non occupa più nella società il posto che l'albero occupa nel bosco: egli
ricorda invece il passeggero di una veloce imbarcazione che potrebbe chiamarsi
Titanic."
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