IL RISCHIO DI UNA ROTTAMAZIONE DELL’AGRICOLTURA MOLISANA
C’è chi non vede l’ora della chiusura dello Zuccherificio e
della sua trasformazione in un impianto a biogas, in testa le Associazioni
bieticole e questo è davvero incredibile.
Personalmente non ho elementi per spiegare nei particolari il
pro e il contro degli impianti a biogas, ma so che, specialmente quando sono
enormi, creano seri problemi all’ambiente circostante. Tant’è che l’entusiasmo
iniziale, in Emilia, Lombardia, Veneto e Trentino, cioè là dove si sono maggiormente
diffusi, si è trasformato in crescente contrarietà da parte di sindaci e
popolazioni, proprio per i tanti problemi che sono venuti a creare nel tempo,
non ultimo quello dei cattivi odori emessi a causa della fermentazione dei
vegetali o dei liquami, dei vegetali e liquami se abbinati.
Un problema non indifferente per l’ambiente e chi lo vive, che è da abbinare a un altro problema,
ancora più grave, qual è quello, con questa auspicata scelta - non sempre
consapevole di chi prende le decisioni della sua realizzazione - della
riconversione di un territorio agricolo che attualmente produce cibo, per di
più di grande qualità, in un territorio, pur sempre agricolo, che, però, produrrà
energia.
Infatti, non più un’agricoltura contadina con la barbabietola
da zucchero a rinvigorire il terreno e a dettare la rotazione agraria e
l’avvicendamento delle colture, ma la sua trasformazione immediata in
agricoltura industrializzata, e, come tale, destinata a produrre masse ingenti
di vegetali che servono all’impianto e necessari per la fermentazione. Vegetali
che, per essere prodotti in grandi quantità, hanno bisogno di estese superfici,
enormi quantitativi di acqua e dosi elevate di fertilizzanti e pesticidi, con
la conseguenza di un inquinamento crescente del terreno stesso e delle falde
acquifere. In pratica inquinamento dell’ambiente dell’intero territorio del
Basso Molise, quello più rappresentativo dell’agricoltura molisana e della sua
stessa ruralità, ma, anche, quello che meglio può sfruttare l’abbinamento
ruralità-mare per un turismo non solo balneare.
In pratica le stesse questioni aperte, mesi fa, dal possibile
insediamento di una grande stalla grande di quasi cento ettari di terreno,
necessari per ospitare 12.000 manze della Granarolo, provenienti dall’Emilia e
dalla Lombardia. Terreni di proprietà del Seminario di Larino, messi a
disposizione dall’attuale Vescovo della Diocesi di Termoli – Larino. Una stalla
voluta dall’attuale governo regionale e, anche, dai deputati e dal senatore del
Pd che rappresentano il Molise in Parlamento.
Una proposta, quella della grande stalla della Granarolo,
rinviata al mittente grazie alla mobilitazione dei cittadini molisani che ha permesso
al territorio di vincere una battaglia per niente facile.
Bisogna riprendere a dire No con la stessa forza se ci sarà
la chiusura dello zuccherificio e la sua trasformazione in centrale a biogas, perché
questo annunciato cambiamento porterà a determinare un ambiente inquinato e,
nel breve tempo, a rendere il terreno sterile;
cambiare il paesaggio; asservire il mondo dei produttori e, così, a rendere
ancora più facile l’abbandono dell’agricoltura, con la conseguenza di un possibile
accorpamento delle aziende e la nascita di un nuovo latifondo teso, grazie alle
macchine, a produrre solo quantità e, così, a sostituire il lavoro dell’uomo.
Un cambiamento che renderà ancora più tragico il tema della
disoccupazione nel Molise, visto che le centinaia di persone occupate fin’ora dallo
Zuccherificio, fisse e stagionali, verranno sostituite da due o tre persone,
quelle che servono per gestire un impianto a biogas, come, del resto, qualsiasi
altro impianto di termovalorizzazione. Davvero poca cosa di fronte all’entità
dell’investimento!
Di cambiamento in cambiamento, scivoliamo sempre più nel "tragico" che nel caso dei noti risultati elettorali ad Isernia è doveroso aggiungere: "si fa per dire".
RispondiEliminaMa che ci "azzecca" il risultato di Isernia con il chiaro ed inequivocabile problema della "quasi sicura" chiusura dello zuccherificio a Termoli.
Chiedo venia all'amico, stimatissimo, Pasquale Di Lena per questo commento al suo articolo così bene elaborato. Il mio commento apparirà confuso ma vuole testimoniare proprio la confusione che regna nella società molisana, che poi è sistematicamente pilotata dalla confusione globale.
Io propongo di interrompere questa maledetta "catena" globale e tornare a fare scuola del "passato" per un futuro migliore. Come si fa?
C'è una sola strada: non parlare più tra virgolette, non seguire più le motivazioni altrui ma diventare attori motivati di un processo. Che significa?
Significa che ognuno di noi: 1° cerchi di fare, nel proprio piccolo, tutto quello che è eticamente sostenibile creando muri ideologici verso chi vuole fare il contrario; 2° non perda tempo a creare movimenti prima ancora di aver dimostrato dove sta il marcio; 3° accettare di operare con chi prospetta il male minore, solo al fine di non far primeggiare il peggiore ma allo stesso tempo fare scuola.
In altre parole ricercare altri motivati e non le motivazioni per diventare primi.
Carmine Lucarelli
Capisco e condivido, carissimo Carmine. Nel mio piccolo ho solo cercato, con la nota da te citata, di mettere in luce una questione in una realtà, il Molise, dove è lento il processo di fare proprio il significato e il valore di quel fondamentale bene comune che è il territorio. A distruggerlo, gravati dai tanti e pesanti/pressanti bisogni, siamo tutti pronti a regalarlo al prima affarista che arriva, anche quando la soluzione (grandi opere, biomasse e biogas, metanodotti e elettrodotti, trivelle, parchi eolici e altro) non risolve il problema ma lo aggrava. Mi spiego, ognuna delle soluzioni sopra elencate dà occupazione immediata ma poco o niente nel tempo. Mi ruba solo territorio e cibo. Se è così varrebbe la pena dire subito no. Ma non è così, per ignoranza ma anche per altre ragioni meno giustificabili. Sono certo, quanto te, che bisogna proporre e fare. A me capita di trovare, a parte te e altri amici, molte persone poco attente ai sogni, ai progetti e ai programmi che possono dare risposte al territorio molisano e poche disposte a fare qualcosa insieme. Eppure, di fronte alla pesante e tragica situazione generale, se vogliamo salvare il territorio dobbiamo recuperare la politica, lo stare insieme, il dialogo e inventarci ogni giorno qualcosa e, ognuno per quello che può dare, fare. Ho scelto, di fronte allo sfascio attuale, calcolato e voluto, della politica, l'idea territorio proprio per evitare scontri sterili e capire subito, il compagno possibile di viaggio o l'avversario. Un'idea che è valsa la pena abbracciare. Con la stima e l'affetto di sempre.
RispondiEliminapasquale