Un fiume in piena
di
Umberto Berardo
L'incontro
di Agnone (IS) di giovedì 26 maggio sul tema "Dar da mangiare agli
affamati" è stato aperto dal saluto del vescovo, S.E. Mons. Domenico
Angelo Scotti, e da don Alberto Conti, direttore della Caritas diocesana di
Trivento e della Scuola di Formazione all'Impegno Sociale e Politico "P.
Borsellino", il quale, salutando e ringraziando il relatore, don Luigi
Ciotti, fondatore e presidente del Gruppo Abele e di Libera, ha introdotto
l'argomento della serata sostenendo con chiarezza che, se non c'è giustizia,
occuparsi dei poveri è un inganno alla propria coscienza ed a chi, come in
questo momento sul nostro territorio, ha bisogno di lavoro, di cultura e di una sanità
efficace, pubblica e prossima al territorio.
Don
Luigi Ciotti davanti ad un pubblico numeroso ed attento, che lo ha seguito per
ben due ore, è partito dal tema proposto per allargarlo alla sua maniera con
analisi di carattere teologico, sociale, culturale e politico e, come un fiume
in piena, è riuscito a coinvolgere la platea soprattutto con l'enorme umanità sprigionata
dalla sua parola e dal suo vissuto.
In
una sintesi che non sia troppo schematica cerchiamo di condividere il suo
pensiero facendolo arrivare anche a chi non ha potuto partecipare all'incontro
culturale.
"Io non sono un teologo e mi sento un uomo
piccolo con mille fragilità, ma certamente sono molto innamorato di Dio che
chiama tutti noi a sciogliere i tanti nodi delle contraddizioni della nostra
vita".
Così
ha esordito don Ciotti; poi ha affrontato il tema delle relazioni tra gli
esseri umani snocciolando, con passione e con continui riferimenti alla sua
esperienza di vita, le tesi che di seguito riferiamo ed evidenziamo.
La
misericordia si deve sentire, come sostiene papa Francesco, ma contestualmente
va vissuta nei diversi ambienti sociali spesso in mezzo ad un mare
d'indifferenza.
Il
cibo da dare a chi non ne ha è chiaramente una soglia simbolica che deve
spingere a creare condizioni per un incontro appunto tra cibo e persone perché
tutti siano in grado di usarlo senza però abusarne.
La
"Populorum Progressio" invita a costruire un mondo dove la libertà
non sia una parola vana e Lazzaro possa sedersi alla mensa come un suo diritto.
Nel
pensiero di Benedetto XVI si trova con chiarezza il concetto che il diritto
all'alimentazione è un ideale etico e papa Francesco nella "Laudato sì"
dice che oggi si parla poco e male dei poveri, spesso da posizioni dalle quali
non si può conoscere il loro disagio; allora la solidarietà rischia di
diventare un mestiere se non siamo capaci di entrare nel concetto evangelico
della condivisione.
Occorre
sicuramente un patto per la Terra, la quale ha un'anima etica, come dice papa
Francesco, che dobbiamo saper riconoscere e rispettare per farla fruttificare e
dar da mangiare e bere a tutti, rompendo le strutture di una società con la
ricchezza nelle mani di pochi e con le sole briciole elargite agli altri.
Il
Vangelo in merito ci graffia e ci dice che i diritti non possono essere in
balia dei profitti economici.
Se
in Italia abbiamo milioni di persone nella povertà assoluta o in quella
relativa, che non è solo di carattere economico, ma anche culturale e
relazionale, se l'Istat ci dice che il futuro è grigio ed incerto, se l'80% dei
semi in agricoltura nel mondo è nelle sole mani di cinque multinazionali, se
molti contadini rischiano di sparire nella libertà produttiva spazzati via dai
poteri forti, se si nega a tanti un bene come l'acqua e si privatizza perfino
la sanità, se, come già sosteneva Carlo Maria Martini, la violenza, la corruzione e la solitudine
dilagano come una peste, è chiaro che il rischio, come sostiene papa Francesco,
è quello della terza guerra mondiale.
La
libertà e l'inclusione sono le basi della democrazia di un paese.
Non
è libero chi ha bisogni primari insoddisfatti.
Sull'immigrazione
molti oggi si commuovono, ma pochi hanno memoria storica delle tante navi
italiane colate a picco nell'Atlantico nei due secoli scorsi e sono capaci di
muoversi alla ricerca di soluzioni accettabili sul problema aperto nel
Mediterraneo.
Nonostante
il male che gli esseri umani portano a causa del peccato, il perdono di Dio non
conosce confini, ma Gesù chiede di perdonare e di donare condividendo perché
nessuno può fare da padrone.
L'"Evangelii
Gaudium" ci chiede di essere strumenti di promozione dei poveri, ma un'accoglienza
precaria ed una solidarietà logorata come atto sporadico di generosità non sono
sufficienti, perché ognuno va riconosciuto nella dignità di persona in un
pianeta che è per tutta l'umanità.
Il
presidente della Corte dei Conti ci dice che crisi economica e corruzione
procedono di pari passo e sono ognuna causa dell'altra.
Anche
l'evasione e l'elusione fiscale ci impoveriscono tutti.
Oggi
esiste una finanza opaca saldata a strumenti di accumulazione mafiosa che sono
lontani anni luce dai bisogni di tutti.
Qui
il denaro è frutto di violenza, d'illegalità, di soprusi.
Se
siamo capaci di costruire barriere di separazione tra quartieri delle città e
chilometri di muri o filo spinato ai confini degli Stati come in Messico o in
Paesi europei che si definiscono cattolicissimi, noi diventiamo disumani e
siamo inadeguati nel dare speranza a chi l'ha persa.
L'indifferenza
è l'ostacolo più grande al cammino della pace e della giustizia sociale, perché
anestetizza il cuore.
Se
aumentano gli armamenti e manca il cibo, la politica deve darsi orientamenti
diversi dagli attuali, ma c'è una quota di responsabilità che appartiene a
tutti noi per esprimere segni concreti in grado di opporsi alla disumanità
nelle relazioni.
I
segni si danno con un'educazione alimentare alla sobrietà nell'uso del cibo e
con un'equa distribuzione delle ricchezze che la Terra ci mette a disposizione
attraverso sistemi economici funzionali a garantire diritti fondamentali a
tutti e ad ognuno.
Non
era davvero facile sintetizzare una relazione tanto corposa come quella di don
Luigi Ciotti che ancora una volta ci ha gratificato della sua presenza nelle
aree interne del Molise per un evento culturale grazie all'impegno della
Caritas diocesana di Trivento e della Scuola di Formazione all'Impegno Sociale
e Politico "P. Borsellino".
Commenti
Posta un commento