LA FINESTRA DELLA MEMORIA
E' di ieri l'apertura a Verona
della più grande manifestazione dedicata al vino, il Vinitaly,
che festeggia i suoi 50 anni di vita. Riporto sul mio Blog,
per gentile concessione dell'editore, l'articolo da me firmato
per la rivista "Oinos - vivere di vino" , in questi giorni in
distribuzione in Fiera.
Tutte le volte che leggo di vino e di olio, in particolare
di realtà e luoghi che, grazie all’Enoteca
italiana di Siena, mi hanno visto protagonista, la finestra della memoria
si apre e mi presenta queste realtà e questi luoghi come raccolti in un unico
incantevole paesaggio, che è parte importante del paesaggio più complessivo
dell’enogastronomia italiana degli ultimi trent’anni o poco più.
Un paesaggio di tanti paesaggi a rappresentare altrettanti territori
e i loro testimoni, unici per bontà e bellezza, che, con la loro capacità di
raccontare storie e culture e di esprimere, grazie all’arte culinaria, profumi
e sapori, sono stati, e continuano ad essere, bravi ad appagare il gusto anche
del consumatore più esigente e ad animare la tavola, il convivio.
Marzo, per i produttori e i cultori del vino, è il mese che prepara
il Vinitaly
che, quest’anno, ad
aprile, festeggerà i suoi cinquant’anni di vita, spesi tutti per la promozione
e la valorizzazione, la crescita dell’immagine e del mercato del vino italiano.
Il Vinitaly, questo straordinario momento d’incontro dei
vini e dei protagonisti dell’enogastronomia mondiale a Verona, ha saputo
raccogliere, cinquant’anni fa, l’eredità della grande Mostra - mercato Nazionale dei
vini tipici e di pregio di Siena, che, partita come biennale nel 1933,
ha chiuso la sua esperienza con l’ultima edizione, la 7a, del 1960.
La fine, quindi, di un’esperienza che, però, ha trovato la
sua continuità nell’apertura ufficiale, in contemporanea, di una mostra a
carattere permanente, L’Enoteca Italica Permanente, poi Italiana e, sei anni
dopo, nella riproposizione a Verona di una grande Mostra – mercato nazionale dei
vini che prende il nome di Vinitaly.
Ricordo bene il primo incontro (1985) dell’Enoteca Italiana
con il Vinitaly a Verona, soprattutto lo stand improvvisato all’ultimo momento
nel piazzale centrale della Fiera che, proprio allora, cominciava a mettere le
basi a nuove strutture, nuovi padiglioni, in grado di accogliere tutte le
novità che il vino italiano cominciava ad esprimere, come crisalide di un
bozzolo che sta per diventare farfalla.
Nel piazzale, all’aperto, nell’edizione del Vinitaly forse la più bagnata dalla pioggia, che ha creato
non poche difficoltà a me e al Presidente Riccardo
Margheriti, arrivati a Verona con l’intento preciso di avviare una
collaborazione con il Vinitaly.
Una collaborazione tra le due realtà più rappresentative del
vino italiano e, comunque, le più impegnate nel campo della promozione e
valorizzazione dell’immagine di questo testimone principe del territorio italiano.
Lo stand, curato dal più affezionato dei collaboratori dell’Enoteca, Lorenzo,
era solo una scusa, comunque l’occasione per avviare il dialogo tra le due
istituzioni.
A darci una mano una veronese doc, Sara Simeoni, la più grande atleta italiana di tutti i tempi, che
l’Enoteca aveva premiato con la consegna, poche settimane prima, di una
bellissima Rosa d’oro in occasione
del grande evento di Roma, “Alimentazione, Vino e Sport”,
organizzato in collaborazione con la Scuola
dello Sport nella palestra della realtà più rappresentativa dello Sport
italiano, i “Campi sportivi” dell’Acquacetosa.
L’incontro che ha avuto il merito di squarciare il velo
dell’ipocrisia alzato, da troppo tempo, dalla medicina ufficiale e dal mondo
dello sport nei confronti del vino. Un veto vero e proprio all’uso anche di un
solo bicchiere di vino per accompagnare i pasti che, dopo quell’evento, si
ribalta e diventa un consiglio rivolto a chi pratica lo sport e, quindi, al
consumatore, di una sana e corretta alimentazione, completa e, cioè, ricca
anche della gioia che trasmette un bicchiere di vino, sia bianco che rosso.
Una manifestazione, “Alimentazione, Vino e Sport”, che,
pochi mesi dopo, è stata replicata nel centro dell’Atletica italiana a Formia e
che - grazie all’immagine data dalla
presenza dei nostri più amati campioni - ha fatto parlare del vino giornali,
soprattutto quelli sportivi, e televisioni. Insieme con Sara Simeoni e suo marito Erminio
Azzaro, campione di salto in alto; l’olimpionico Daniele Masala; un grande del pugilato, il pluricampione mondiale Gianfranco Rosi; i mitici fratelli Abbagnale
e altri ancora, stretti tutti intorno a un vecchio campione, Ottavio Missoni, noto stilista.
Ricordo che questa manifestazione è stata l’iniziativa che
ha dato all’Enoteca italiana la
spinta e la voglia di uscire dalla sua stupenda dimora in Fortezza e da Siena,
superare i confini della Toscana e andare nel mondo per far vivere ai sempre
più numerosi e qualificati vini italiani stupende avventure e straordinari
successi, soprattutto in Canada e negli Stati Uniti.
Ed è così che lo stand dell’Enoteca Italiana - dentro il grande padiglione l’anno successivo –
diventa non solo il Salotto del Vinitaly
con i suoi tavoli di degustazione e la sala di presentazione, ma anche il punto
d’incontro di tutti gli amici che, grazie alI’Ice e al Mipaaf, aveva avuto la
capacità di conquistare nel mondo, sia là dove era capitata una volta che dove
ormai era di casa. Giornalisti, opinion leader, diplomatici, ristoratori,
uomini d’affari che l’Enoteca invitava a venire a Siena o, nell’occasione del Vinitaly, a Verona.
È bastato aprire solo per un attimo la finestra della
memoria per ritrovarmi nel piazzale allagato della Fiera di Verona, con me, Margheriti e Lorenzo, inzuppati e infreddoliti, ma carichi di entusiasmi e di
voglia di fare. Insieme ai posti e ai luoghi ho rivisto tanti amici ai quali il
vino italiano deve almeno una goccia del successo che ha preso avvio allora e,
per fortuna, ancora vive.
pasqualedilena@gmail.com
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