Gli intellettuali di oggi

Gli intellettuali di oggi
Molti, forse troppi, sono definiti intellettuali cioè forniti di cultura e capaci di idee che aiutano altri a capire. Alcuni riescono ad avere un impatto sociale rilevante e le loro idee suscitano utili dibattiti. Ad esempio, Pasolini e la Fallaci: due personalità molto diverse, libere, con idee anche criticabili ma capaci di smuovere altre idee, suscitare dibattiti. Per molti anni la maggior parte degli intellettuali era di sinistra, forse anche per demerito della destra. Oggi la categoria degli intellettuali ha figure di scarsa attrazione. Il campo è invaso da erbe di poco conto: non è stato coltivato. Non a caso siamo al 77° posto nella libertà di stampa. L'assenza di intellettuali autorevoli è sintomo di una società addormentata. Berlusconi e Renzi e le loro corti sono simboli di questo degrado intellettuale e culturale. I due non sono paragonabili ma hanno alcune affinità. Seminano promesse e ottimismo, non tollerano intrusioni. Se B. ha ridotto la destra a cortile del suo palazzo, R. sembra voler disfare ciò che rimane della sinistra. Entrambi disprezzano il mondo intellettuale autonomo e lo temono.
Molti intellettuali di oggi sono comparse da salotto, piccoli lumi che non illuminano o non convincono, che non suscitano entusiasmo o avversione, in una situazione che invece richiederebbe grandi contributi di idee: il mondo sta cambiando velocemente, l'assetto sociale abbatte le vecchie regole. In questo marasma pieno di paure e incertezze che rischia di far emergere figure dittatoriali tribuni e populismi occorrerebbero menti illuminate e autorevoli.
Tutto l'Occidente vive un'epoca di crisi, di transizione: si trova davanti a problemi nuovi come la migrazione o guerre con vecchie finalità ma nuove strategie. L' Italia è del tutto impreparata ma è la più esposta a queste nuove situazioni. Ha una classe politica inadeguata in buona parte senza vocazione, attratta da privilegi personali; una classe dirigenziale vecchia e imbalsamata; una classe imprenditoriale priva di grandi vedute che spesso cede a ricatti o sollecita favori mediante la corruzione. Il tessuto sociale di artigiani e piccoli imprenditori è scoraggiato e soffocato. C'è, soprattutto, un popolo stanco e sfiduciato, svogliato, disattento, con poca cultura, rassegnato alla corruzione e alla delinquenza organizzata, che si adatta, che cede a opposti populismi. Forse, che spera puerilmente in un uomo forte. I problemi gravi vengono discussi come si fa con le partite di calcio: tutti esperti, tutti con soluzioni sperate ma impraticabili. Un solo esempio: la migrazione di grandi masse che sempre più premono come una invasione da alcuni temuta da altri negata (Treccani- Invasione: “irruzione arbitraria in un luogo”, “penetrazione in un territorio di popoli che migrano in cerca di nuove sedi”), da alcuni salutata come un vantaggio da altri ritenuta disastrosa. Si va avanti litigando ognuno con le sue certezze e le sue ricette, da una parte esaltando l'accoglienza e accusando gli altri di egoismo o di razzismo, elencando le non poche responsabilità passate e presenti dell' Occidente e negando pericoli in aggiunta ai nostri; dall'altra invocando muri e cannoni a difesa di una civiltà che sembra in disarmo. I primi prendendo ad esempio un papa che forse trascura il suo ruolo politico (magari indiretto ma importante) e che sembra scivolare in un populismo religioso che poco razionalmente non pone limiti all'accoglienza né sembra volerne vedere le conseguenze anche gravi (forse anche sulla sua stessa religione). Dall'altra parte una chiusura completa che oggi è del tutto impossibile. Abbonda la retorica da una parte e dall'altra. Chi elenca i morti in mare come se fossimo noi a provocarli; chi invece ritiene che andando a soccorrerli facilitiamo anzi invogliamo altri arrivi senza limiti accelerando un disastro nazionale ed europeo. Chi ritiene che andare ad aiutarli a casa loro è il solo mezzo per fermarli; chi elenca i molti aiuti che in decenni non hanno modificato situazioni di malgoverni locali (forse trascurando gli interessi occidentali a mantenere quei malgoverni).
L'esempio potrebbe continuare con l' ISIS che avanza quasi indisturbato, all'inizio ritenuto una banda di miserabili predoni (forse all' inizio favoriti dall' Occidente) la cui forza è in una strategia che ci ha colto impreparati e con nessuna voglia di una vera guerra o anche con interessi economici e politici contrapposti.
La causa prima delle incertezze è la confusione delle idee che crea incertezza e aumenta con l'aggravarsi delle situazioni sino alla impossibilità di trovare soluzioni possibili, sino alla resa e a una sconfitta totale di fronte a una marea crescente inarrestata.
Navighiamo a vista, circondati dalla nebbia, incapaci di aprire nodi sempre più stretti, di scioglierli o anche di tagliarli con la spada come fece Alessandro con quello di Gordio. Cediamo a preconcetti, paure, desideri andando dietro a populismi opposti come l'accoglienza illimitata o il respingimento assoluto o anche violento.
Gli intellettuali autorevoli dovrebbero illuminarci, ridurre i dubbi e gli estremismi. Forse la loro assenza è segno che la forza propulsiva della nostra civiltà sta esaurendosi e si predispone, rassegnata, a un ricambio che però minaccia un lungo periodo di paralisi. Forse un eccesso di benessere addormenta non solo il corpo. Così tra un altruismo apparente confuso e poco solidaristico, fondato sulla pietà che è sentimento per i singoli ma non per i popoli e un egoismo miope, sterile e alla lunga perdente andiamo alla deriva accusandoci, litigando sterilmente. Cresceranno le pressioni di popoli in movimento che non riescono a trovare soluzioni a casa loro malgovernata, la concentrazione in poche mani delle ricchezze e l' impoverimento degli altri con inevitabili tensioni, la fragilità di un sistema che sembra esaurito e crolla iniziando dai più deboli e incapaci.
In questo ribollire di forze manca la lanterna del pensiero.

Commenti

  1. Come non dire: bella riflessione e quanto mi piacerebbe conoscere quest'uomo!
    Tuttavia mi domando come fare a trovare la lanterna, di pensieri ce ne sono fin troppo.
    Non me ne voglia il Dottor Picchione, temo che se non spiegheremo, senza troppa letteratura, ai nostri nipoti (i figli ormai sono plagiati)che dovranno aguzzare l'ingegno per levare, da subito, quei tanti soldi da poche sconce mani, non ci sarà speranza. Tutto il resto è contorno.
    L'altra via è aspettare facendo qualcosa di utile, a costo di chiudersi anche nel recinto. Fare cosa? Fare opere NON PROFIT tra "reti" di aderenti cercando di coinvolgere sempre di più ed insegnando a costruire la LANTERNA.
    Carmine Lucarelli

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