L'Agricoltura muore nell'indifferenza di chi dovrebbe difenderla e sostenerla
di Giorgio Scarlato
Agricoltura italiana? Alla crisi si è unita
la disgrazia.
verde di metà marzo (foto piccola canon nera) |
La politica odierna sta prendendo per i fondelli il mondo agricolo
nascondendo la verità.
I sotterfugi, le imposizioni, che ci provengono dall'UE, avallate dai
"nostri" e quelle che ci proverranno dal TTIP imposte dagli USA, mortificano i
coltivatori italiani ed acuiscono ancor di più la crisi del settore
agricolo.
Che siano arance, pomodori, olio d'oliva, grano duro, miele, latte o carne,
la vittima predestinata rimane sempre l'economia agricola non più sostenibile o
meglio: il mancato reddito.
Lo si ripete per l'ennesima volta: la globalizzazione senza regole ha
devastato il settore che, oramai, è allo stremo.
Non è possibile competere con Paesi dove il costo del lavoro è molto più
basso del nostro, si vuole al mancato rispetto delle regole di assunzione;
all'uso di fitofarmaci o, almeno di quelli da noi non più in uso; al mancato
rispetto delle regole igienico-sanitarie; e non per ultimo, al rispetto
dell'ambiente e della persona.
Questa non può chiamarsi che concorrenza sleale della peggior specie ed a
rimetterci sono sempre la salubrità delle derrate, i consumatori ed i relativi
produttori delle materie prime. Concorrenza che porta a produrre a prezzi sempre
più sottocosto e di bassa qualità.
Unita alla burocrazia ed alla fiscalità, che
svantaggia il coltivatore italiano rispetto a quelli degli altri Paesi, non solo
della UE, rischia di dare il colpo di grazia al settore.
Basti pensare che ogni anno, un'azienda agricola per stare in regola
mediamente produce circa 4 chilometri di carta con una spesa di circa 7.000
euro.
Tutte queste importazioni, che di anno in
anno aumentano sempre più, portano all'abbassamento dei prezzi al coltivatore,
prefigurando tre cose:
a) il fallimento dell'azienda agricola e quindi la morte delle piccole e
medie imprese;
b) la fine dei prodotti-simbolo del vero Made in Italy, quelli della dieta
mediterranea.
c) l'interesse ad acquistare e la fortuna a subentrare di chi si trova in
una posizione economica dominante, europeo o no.
Fortuna scaturita anche dall'attrattiva del marchio Made in Italy.
L'imprenditore italiano ha faticato per farlo affermare...ed ha corso per 90
metri; Il nuovo acquirente, estero, ...corre gli ultimi 10 metri e "fresco di
soldi".....vince la corsa. Tutto qui. Questa sarà la nuova Italia del futuro:
il made in Italy in mano ad altri nel disinteressamento di chi governa.
A proposito di importazioni, non si puntualizza, ormai conosciuta da tutti,
la faccenda dell'importazione delle 35.000 tonnellate di olio d'oliva tunisino
senza dazi. Al Parlamento Europeo dei 500
favorevoli sono stati del PD ben 12; 107 contrari e 47 astenuti. Si sanno i
loro nomi.
Alcuni, disertano pure i Consigli europei e quando vengono in Italia, per
sponsorizzarsi o sponsorizzare l' amico di turno, nelle varie regioni parlano
pure dei PSR 2014-2020!!! Dicono pure di essere "vicini" al mondo agricolo! Di
aiutarlo! Ma quale? Ma di chi?
Invece, forse, è passata in silenzio la
questione del pomodoro concentrato della Cina che per i primi 11 mesi del 2015
l'Italia ha importato. Ben il 680% in più rispetto all'anno precedente (dati
ISTAT). Il prodotto arriva in fusti da 200 kg, viene rilavorato e quindi
confezionato come italiano. Al dettaglio vige l'obbligo di indicare solo la sede
di confezionamento ma non quello di coltivazione del pomodoro. L'obbligo della
etichettatura di origine degli alimenti? Vale solo per la passata di pomodoro ma
non per i sughi pronti o il concentrato. E d'altronde, è il "rispetto" delle
regole comunitarie!
Bisogna vedere con queste regole sopra menzionate e il prezzo del pomodoro
da industria che a dir poco , offende la dignità del produttore, (si vocifera,
al Nord, di € 7,5 ql... salvo imprevisti) quanti ettari verranno coltivati
quest'anno a pomodoro! E dell'acqua che certo non ci regalano i gabellieri
consorzi di bonifica cosa ce ne facciamo? O si coltiveranno le barbabietole da
zucchero a.... prezzi da fame? O le orticole che addirittura vengono lasciate
marcire nei campi?
Dov'è la tutela, il rispetto per il lavoro agricolo? Dove sono i
benefici?
Gli onorevoli, i senatori, gli europarlamentari parlino, ci spieghino, ci
delucidino.
Basta a questo stillicidio, a questa guerra tra poveri, a questi conflitti
all'interno della stessa agricoltura europea, africana, del Centro America,
degli USA o del Canada.
Basta alla mercificazione del cibo, perché il cibo non è una merce, non è
sfruttamento di popoli, chiunque essi siano.
Una cosa è certa: il mondo agricolo nazionale
muore nell'indifferenza di chi dovrebbe impegnarsi a tutelarlo.
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