Una terza rivoluzione alimentare con il Molise protagonista

di Giorgio Scarlato
foto di  pasquale di lena
Nonostante la volontà profusa, in generale ed in modo sintetico si può affermare che l'agricoltura produ

ttrice di materie prime per l'industria agroalimentare è in profonda crisi. E' al collasso.
Ortaggi, agrumi, grano duro, latte, pomodoro da industria, frutta, dal Nord al Sud Italia, sono a prezzi da vero fallimento.
Come si può notare, di giorno in giorno i prezzi all'origine delle derrate calano paurosamente sempre di più, a tal punto che non vengono manco raccolte. Restano sugli alberi, nei campi. Senza che si faccia qualcosa. Sono ingenti i danni causati da questa anomala distorsione di prezzi.
Questo modo di porsi, commercialmente parlando, mostra uno scenario agricolo da funerale socio-economico e lascia facilmente immaginare il fallimento di tantissime imprese agricole.
La stessa "speranza cristiana", punto di riferimento per la civiltà contadina , si sta affievolendo.

Logica conseguenza è l'urgenza di una seria politica di filiera che veda una migliore sinergia tra agricoltura ed agroindustria. Ma ciò non è semplice visto il confrontarsi "anomalo" globalizzato, spesso svantaggioso, con le produzioni dei Paesi emergenti e gli stessi USA  ( ad es. il Corridoio Verde del 2002, l'Accordo col Marocco del 2012 e, si spera mai, il TTIP con gli Stati Uniti, un grosso rischio di abbassamento degli standard di qualità del cibo e dell'ambiente). Tutti accordi-capestro, a perdere, per l'agricoltura italiana.

E' il vero Made in Italy, invece, che deve essere tutelato visto che si aggiunge il disagio dell'ingresso dei prodotti provenienti da altri Paesi e spacciati pure per prodotti locali. Bisogna rivendicare la tracciabilità del prodotto. Il Governo nazionale e la politica europea devono abiurare quelle scelte politiche fatte o subite che da decenni stanno uccidendo l'agricoltura di questa nostra nazione! Ora  bisogna che urgentemente approntino e concretizzino, ma a breve, quelle strategie di salvaguardia! E' tempo che prendano coscienza dei danni che in tanti anni il settore ha subito!
Riferendosi nello specifico all'agricoltura molisana, manca quella competitività che significa "l'operare insieme".  Visti i tempi di magra, bisogna far in modo di "unire"  il mondo agricolo e quello agroindustriale, senza alcuna prevaricazione, alla pari, in modo da uscire fuori da questa crisi implosiva.
E' l'unica arma vincente, sicuramente da perfezionare e sviluppare ma senza "prime donne", programmata però da una seria e concreta politica agricola, non certo calata ma fatta "su misura" per il nostro territorio. Di "copia e incolla" se ne sono viste a iosa; ora è tempo che si lavori concretamente per un nuovo piano di sviluppo.
In questi ultimi 6 anni il Comitato agricolo "Uniti per non morire" ne ha sentiti di confronti, di programmazioni, di misure, non sempre confacenti alla realtà regionale.
Adesso però, con questa "nuova" stagione di sviluppo (...così si dice) della nostra agricoltura regionale (il PSR 2014-2020) ci si augura che possa portare in concreto quella logica consequenziale di cambiamento evolutivo multifunzionale in stretto rapporto  con la tutela del territorio, della biodiversità e le reali opportunità per il mondo rurale viste nell'ottica di crescita dell'indotto ed opportunità economica. E quando si parla dell'indotto si intende che i giovani devono restare, lavorare qui. E per opportunità economica s'intende la correlazione del settore agricolo con quello culturale-turistico.  Tutto ciò non potrà che creare sviluppo sostenibile.
   La nostra regione ha una varietà sconfinata di sapienza e sapori in fatto di tradizioni gastronomiche; l'unica cosa da fare è implementare la genuinità dei prodotti locali. Questa sarà la nostra ed unica arma vincente. E bisogna crederci, le sole parole non bastano più.
La farfalla di "Piacere Molise", in verità, non ancora ha iniziato a volare come dovrebbe;
speriamo che questa sia davvero la volta buona.
BISOGNA FARE IN MODO DI ESSERE PROTAGONISTI DELLA TERZA RIVOLUZIONE ALIMENTARE.
La prima fu compiuta dall'uomo quando passò dalla sussistenza alla coltivazione.
La seconda fu quando ci "fregarono" con il fast food.
Adesso, la terza, bisogna che si compia quel salto di qualità per passare dal "cibo spazzatura" a quello dell'alimentazione che "produce" salute ed economia sociale.
Ed è da ciò da cui bisogna partire. "Furbizie" non bisogna più farle.
E qui entra in modo preminente la nostra Dieta Mediterranea, patrimonio culturale immateriale dell'Umanità, ma ad una condizione: che i suoi "ingredienti", quali gli elementi che la compongono, siano realmente salubri.
Caso contrario si fa un buco nell'acqua, nonostante convegni che possono pure riempire teatri o sale, rimarrà un solo dato di fatto: il suo fallimento.
Il contadino e l'agroindustriale avranno futuro se al consumat(t)ore riusciranno, senza falsità produttiva/commerciale, a far passare il concetto del "prezzo" a quello del "valore".
Produttori e consumat(t)ori devono essere al centro delle dinamiche che regolano la produzione, la scelta ed infine il consumo dell'alimento.
  E' l'unica maniera per far uscir fuori dalle sabbie mobili  anche l'agricoltura, quella vera.
I prodotti delle multinazionali dell'agribusiness, quali i semi "brevettati"; le produzioni  da 1.500 ql/ha di pomodori "dal non sapore", "carichi" di prodotti fitosanitari e concimi; o il latte alla somatotroprina (un ormone di crescita); o la "ventricina" al costo "popolare" di € 10,00/Kg;  bisogna "attenzionarli" affinché non facciano diventare il consumatore schiavo del....cibo che costa poco. 
La qualità del cibo deve essere strettamente correlata alla nutrizione, alla buona nutrizione per sapore e qualità nutritive; pulito in quanto prodotto in modo salubre e sostenibile.
Logica è di conseguenza il giusto prezzo, tale da assicurare al produttore una remunerazione equa e far pagare al consumatore un prezzo adeguato ai  sacrifici sostenuti per coltivarlo.

Sta a noi impegnarci, crederci, programmare e sviluppare tale concetto.
Il Molise ci ringrazierà.
Si conclude con una frase del filosofo tedesco Ludwig Feuerbach: "L'uomo è ciò che mangia".
Termoli, 21 febbraio 2016

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