Amarcord di un esordio, 20 anni di battaglie nel nome del vino

I protagonisti della fondazione di Città del Vino ricordano le origini.

Era il 1986 quando scoppiò lo scandalo del metanolo.

Il bilancio fu drammatico: diciannove morti, oltre 30 persone senza ormai l’uso della vista, decine di aziende serie messe in ginocchio da una crisi di consumi e di esportazioni che non aveva precedenti.
È in questo clima di allarme e preoccupazione, amarezza e speranza, che nasce l’idea di dar vita a qualcosa di nuovo e di inedito per il mondo del vino e degli enti locali, l’idea di mettere in rete i Comuni a vocazione vitivinicola, i primi soggetti della filiera del territorio.
Pochi mesi dopo, il 21 marzo del 1987 è un bel giorno di primavera per la rinascita del vino italiano.
A Siena, nelle stanze di Palazzo Patrizi, viene fondata l’Associazione Nazionale Città del Vino da 39 Comuni di tutta Italia, molti naturalmente toscani e piemontesi. I primi responsabili della nuova Associazione sono volti noti alla città.
Il primo Presidente di Città del Vino fu Pierluigi Piccini, allora assessore comunale poi sindaco di Siena; il primo segretario delle Città del Vino fu Pasquale Di Lena, per anni direttore dell’Ente Vini-Enoteca Italiana di Siena.
L’Associazione Nazionale Città del Vino nacque all’interno dell’Enoteca Italiana di Siena. L’idea fu lanciata durante un convegno “Vino e Turismo” da Elio Archimede, oggi editore di Barolo&C. In quegli anni il presidente dell’Enoteca era Riccardo Margheriti, un altro nome noto alla città del Palio.
In quei mesi Margheriti fece un grande lavoro in giro per i Comuni, da nord a sud, per parlare con i sindaci. Riuscì a convincerne 39. Evidentemente seminando bene, se oggi, vent’anni dopo, Città del Vino può contare su 548 Comuni e 21 soci straordinari, tra Province, Comunità Montane, Parchi.
“Il nostro compito allora - ricorda Margheriti - era quello di costituire un organismo che potesse dare un contributo significativo per la valorizzazione del territorio. La nostra idea era di avviare il progetto per poi farlo camminare con le proprie gambe, in autonomia ma con spirito di collaborazione. Vent’anni dopo il mio giudizio per quel progetto è molto positivo. Intanto - puntualizza Margheriti - per la crescita esponenziale delle Città del Vino, oggi quasi seicento. E poi per le battaglie e le iniziative che ha condotto in questi anni, dimostrando di essersi data davvero un ruolo di difesa del territorio e della vitivinicoltura di qualità. Ha dimostrato inoltre un ruolo importante come soggetto interlocutore delle istituzioni. Quando fu approvata la legge sulle denominazioni di origine, la 164/92, si tenne conto anche delle posizioni che Città del Vino aveva espresso durante un’audizione in commissione Agricoltura del Senato”.

“L’Associazione ha dato un importante contributo per creare una consapevolezza del territorio che allora non c’era - aggiunge Pasquale Di Lena, il primo segretario dell’Associazione -. Quando fondammo Città del Vino era un bel giorno di primavera. L’idea di unire i sindaci fu lanciata da Elio Archimede, giornalista ed editore, durante un convegno sul tema del vino e del turismo. C’era stato lo scandalo del metanolo ed erano mesi molto difficili. L’Enoteca Italiana di Siena in quegli anni gettò le basi attraverso varie iniziative per il rilancio dell’immagine del vino italiano nel mondo. Per fondare Città del Vino ci volle un anno di lavoro preparatorio, poi arrivò il 21 marzo 1987: un giorno che è stato propizio all’Associazione se guardiamo a quello che ha fatto e a ciò che oggi rappresenta. Abbiamo portato avanti le Città del Vino per cinque anni e oggi che sono adulte sono molto orgoglioso di questa filiazione. Se è vero che gli uomini grandi sono i bambini dei primi tre anni di vita - sottolinea Di Lena - allora vuol dire che abbiamo creato le condizioni per il carattere che oggi l’Associazione dimostra di avere”.

Alla cerimonia in ricordo delle Città del Vino sono intervenuti per il comune di Siena, l’assessore al Turismo, Donatella Cinelli Colombini; per la Provincia l’assessore all’Agricoltura, Claudio Galletti; per l’Enoteca Italiana il presidente Flavio Tattarini.
“Il mondo del vino ha bisogno di circuiti che mettono in rete le risorse, le idee, le forze di una filiera che è molto parcellizzata - ha detto la Cinelli Colombini -. Realtà come Città del Vino possono dare un importante contributo per la tutela del territorio, un tema destinato a essere sempre più importante. Oggi infatti il turismo dei grandi numeri aggredisce le identità locali, cambia le società, trasforma ad esempio i negozi di vicinato in negozi di souvenir. È un fenomeno che va governato”.
L’assessore Cinelli Colombini, ideatrice della manifestazione estiva Calici di Stelle, ha voluto infine esprimere apprezzamento per la grande crescita di questo evento arrivato ormai nelle piazze di oltre 200 Comuni italiani, grazie anche al coinvolgimento di Città del Vino.
L’assessore provinciale all’Agricoltura, Claudio Galletti, ha voluto ricordare l’evoluzione che dal 1987 a oggi ha avuto il turismo rurale. “Nel 1987 - ha sottolineato Galletti - le imprese agrituristiche erano appena 2 mila. Venti anni dopo sono oltre 10 mila. La promozione del territorio che è stata fatta attorno al vino si è dimostrato uno strumento molto efficace”.
Infine Flavio Tattarini, presidente dell’Enoteca Italiana di Siena, ha messo l’accento sulla rivoluzione culturale e sul cambiamento radicale del sistema vitivinicolo italiano negli anni successivi allo scandalo del metanolo e sul ruolo positivo per il settore assunto dall’Enoteca Italiana, che da una brillante intuizione diede vita nel 1987 proprio alle Città del Vino.
“L’Associazione fu un elemento di novità in una fase di cambiamento necessario - ha sottolineato Tattarini -. In quegli anni lavoravamo per creare le condizioni di una competitività diversa, poi lo scandalo del metanolo accelerò il passaggio, rendendo più chiare ai nostri occhi le minacce e le opportunità che aveva davanti il settore. Ci fu una grossa spinta per l’ammodernamento del sistema e questo diede forza anche al ruolo dei Comuni che si fecero carico della salvaguardia dei beni ambientali e dei valori presenti sul territorio. Il vino - ha concluso Tattarini - ha aperto una fase nuova della ruralità, è stata la molla di recupero delle identità locali: una grande forza propulsiva”.

Comunicato stampa del 22 marzo 2007

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