Rompere gli schemi a partire dalle Regioni Abruzzo e Molise
A Trivento ieri sera, alta sul corso del
Trigno che sfiora il Santuario della Madonna del Canneto, per seguire la
presentazione di un bel libro “ Rompere gli schemi per creare il
nostro futuro”, promosso da Don Alberto Conti.
Un prete, che io ho sempre stimato per il
suo coraggio e la sua lucidità di pensiero, oggi parroco in un paesetto di
fronte a Trivento, oltre il Trigno, Castelguidone, dove, grazie anche alla sua responsabilità
della Caritas diocesana, continua la battaglia contro i mali che colpiscono gli
uomini, soprattutto l’identità espressa dai territori di appartenenza, senza
perdere, però, la speranza.
Anzi, indicando la strada, quando dice “Rompere gli
schemi… a partire dalle Regioni Abruzzo e Molise che in questo hanno il ruolo
più importante … ponendo al centro delle priorità il lavoro, la cui creazione
dovrà essere il parametro sul quale considerare il valore dei progetti e delle
iniziative. Dobbiamo essere pronti, in una parola, a vivere un’epoca in cui il
mondo torni con la testa sulle spalle, a guardare le cose per quelle che sono e
non come la distorsione ottica della nostra società vorrebbe farci vedere … C’è
necessità di studio, di indagine sociale, di ascolto libero da pregiudizio
nella consapevolezza che per le nostre comunità la possibilità di cambiare
rotta dipende prima di tutto dalla capacità che ognuno di noi ha di portare il
proprio contributo di opere e intelligenza per un progetto nuovo di sviluppo
che sappia coniugare le nostre tradizioni, le specificità economiche, sociali e
culturali del nostro territorio con il futuro”.
Parole che personalmente condivido in
pieno, ma che hanno bisogno di essere ascoltate e bene interpretate da chi ha
la responsabilità del governo, molto spesso indispettito, invece di ringraziare
chi ne evidenzia i limiti e gli errori ed ha molto da dare in termini di idee e
progettualità. I collaboratori fedeli
che dicono sempre sì e non esprimono giudizi critici, alla fine sono zavorre
che ti fanno affondare.
Don Alberto è, non a caso, amico di un
altro prete che affronta a viso aperto la realtà, don Luigi Ciotti, che ha
firmato la prefazione del libro, sottolineando subito i problemi comuni (spopolamento, diminuzione delle
risorse, smantellamento dei servizi essenziali) che “affliggono questa zona
ricca e con grande potenziale agroalimentare e sono una conseguenza di una
perdita d’animo della politica, di un suo appiattimento e di un’economia che bada
quasi interamente al profitto” .
Quel profitto – come scrive Paul Gauthier nella
pagina che apre questo “Quaderno della solidarietà n° 11” – che permette a
coloro che possiedono dei beni di possederne ogni giorno sempre più, grazie al
fatto che il lavoro è insufficientemente protetto e serve da materia prima all’arricchimento
degli altri …”. Un giudizio di grande attualità strettamente legato alla
discussione riferita all’art.18, il solo che, proteggendo il lavoratore,
proteggeva il lavoro, messo in discussione da Renzi e il suo Pd, da tutto il
centro destra, che, insieme, hanno tentato di abolirlo totalmente.
Un’analisi
attenta di un territorio, quella fatta da due bravi studiosi, Roberto Mannai e
Michele Fuscoletti, che comprende due Regioni
(Abruzzo e Molise) e tre provincie (Campobasso, Isernia e Chieti), abbastanza
vasto qual è quello della Diocesi di Trivento.
Una serie di ragionamenti che hanno
portato ad avanzare proposte concrete, come la scuola, la salute, il dissesto
idrogeologico, la viabilità, la sicurezza, l’abbandono dei piccoli centri. la
salvaguardia e valorizzazione dei prodotti tipici, la banda larga, la fiscalità
di vantaggio, il lavoro.
Dieci punti fortemente legati ai
problemi globali quali: l’acqua, che vogliono di nuovo privatizzare; i
cambiamenti climatici, con il rischio del non ritorno; la biodiversità, che è vita
e che ogni giorno ce n’è sempre meno anche grazie ai cambiamenti climatici che
non sono certo frutto di volontà divina, ma della ingordigia e stupidità
dell’uomo, ancor più oggi; la povertà e l’omologazione del cibo con
l’omologazione dei semi; la fame e la sicurezza alimentare.
C’è bisogno, a mio
parere di questa visione globale dei problemi e di partire dal fatto, solo per
fare un esempio, che fra venti, trent’anni saremo quasi dieci miliardi di
bocche da sfamare, per capire ancora meglio il valore e il significato di quel
bene unico e irripetibile che è il territorio, con le sue risorse e i suoi
valori. Così come ha cercato di fare Don Alberto e quanti hanno
collaborato con lui alla stesura di un documento che, a mio parere
dovrebbe essere copiato, non solo nel Molise e nell’Abruzzo, ma in ogni parte
dell’Italia, in particolare quella dell’osso e del sud.
Sono stati chiamati a discutere dei punti
riportati nel libro, i governatori delle due regioni, D’Alfonso dell’Abruzzo e Di Laura Frattura del
Molise.
Un’occasione d’oro per dire, ma, ancor
più, per convincersi davvero che bisogna partire da Trivento se si vogliono
dare risposte concrete ai territori molisani e abruzzesi e, così, alimentare il
sogno per far nascere le speranze di un futuro che non ruba ma valorizza quello
che abbiamo e lo fa con la voglia della conoscenza, del coinvolgimento, della
partecipazione degli abitanti dei luoghi. Tutto questo, sapendo però – come dice
il libro – che c’è prima di ogni cosa bisogno di rompere gli schemi, e non a
parole ma con i fatti, quali la programmazione e la progettualità che solo le
analisi, i ragionamenti e le proposte – per riportare il sottotitolo del libro –
possono stimolare e produrre per la rinascita di un territorio.
pasqualedilena@gmail.com
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