Le Città dell’Olio a Poggio Sannita, la patria dell’”Olivetta nera” che ha contribuito alla nascita di Anco, l’associazione nazionale.
C'ero anch'io con Antonio Sorbo, Sindaco di Venafro e
coordinatore delle Città dell'Olio del Molise; il dr.Felice Porrone,collaboratore tecnico del CRA di Roma; Assunta D'Ermes, vicesindaco di
Larino e vice coordinatrice delle Città
dell'Olio del Molise, a Poggio
Sannita, che, grazie all'allora sindaco Pasquale Di Filippo, è città
dell'olio sin dal momento della preparazione della sua nascita, il 17.12.1994 a
Larino, ben venti anni fa.
il sindaco di Poggio, Emilio, Sorbo, D'Ermes - foto di domenico starinieri |
Era la prima uscita del nuovo coordinamento delle Città dell’Olio
del Molise. Un incontro che ha reso protagonista l’olivo con il suo olio ed ha
colto l’attenzione dei presenti, davvero molti grazie all’entusiasmo e all’impegno
del sindaco Maria Antonietta Bottaro e del consigliere Raffaele Policella della
bella cittadina, fino ai primi decenni del secolo scorso chiamata “Caccavone”. Il piccolo centro confinante
con la Città d’Arte e delle campane, Agnone, e patria dell'"Olivetta nera", una delle diciotto
varietà autoctone del Molise.
Un bell’incontro organizzato nella piazzetta del piccolo
Comune, uno terrazzo stupendo sulla valle del Verrino e del Trigno, che
guarda da vicino l’Abruzzo e fa
scivolare lo sguardo sulle dolci colline del Basso Molise, lontano, fino al mare delle Tremiti e ai monti del Gargano.
Un paesaggio incantevole che parte da un territorio ricco di olivi, ma, anche
di storia, cultura, tradizioni legate alle sue due coltivazioni più diffuse, appunto
l’olivo e la vite, fino a qualche anno fa spunto di una delle più antiche “festa dell’uva” del Molise.
Non poteva esserci occasione migliore di quella di un
incontro in un piccolo comune, Poggio
Sannita, protagonista della sua nascita; la presenza congiunta, con me
presidente onorario, dei suoi due principali protagonisti, Antonio Sorbo e
Assunta D’Ermes, sindaco di Venafro e
vicesindaco di Larino, cioè di due
città simbolo dell’olio molisano, per rilanciare il coordinamento delle Città dell’Olio del Molise.
con Sorbo - foto di Serena Di Nucci |
Venafro, con la sua fama di aver dato l’olio più famoso ai tempi
dell’impero romano e di essere oggi sede di un parco regionale dedicato all’olivo, e, Larino, per essere la città (unica in Italia e, come tale, nel mondo)
ad onorare il proprio nome con tre varietà autoctone “Salegna o Saligna”, “San Pardo”
e, quella che rappresenta un terzo del patrimonio olivicolo molisano, la “Gentile di Larino”. La città capitale
del popolo frentano e, dopo la nascita, nel 1994, di ANCO- Associazione Nazionale Città dell’Olio, abilmente guidata da Enrico Lupi, capitale di queste
città dalla ricca identità olivicola.
Il coordinatore Sorbo, membro del Consiglio direttivo di Anco,
ha illustrato il peso e l’importanza dell’Associazione a livello nazionale,
europeo e dell’intera area del Mediterraneo con le sue iniziative di promozione
e di valorizzazione dell’olio, in particolare quella di un riconoscimento del
paesaggio olivicolo da parte dell’Unesco, quale patrimonio culturale dell’umanità.
Un ruolo importante che ha bisogno del contributo delle Città dell’olio del
Molise, un tempo rappresentative del coordinamento più forte all’interno dell’Associazione.
“Una forza – ha sottolineato Sorbo – di cui ha bisogno il Molise, per l’importanza
che riveste l’olivicoltura, la principale coltivazione arborea della nostra
regione, e, ancor più, per la salvaguardia, tutela, promozione e valorizzazione
dei territori olivetati, indispensabili per il rilancio dell’agricoltura e la
programmazione dei “turismi” che il Molise è in grado di esprimere”. “Un’Associazione
– ha terminato Sorbo – che guarda al domani con le idee e i progetti validi per
una programmazione che, da subito, metteremo a disposizione della Regione,
degli enti e delle istituzioni pubbliche e del mondo degli olivicoltori,
produttori e frantoiani”.
E, fra questi progetti c’è anche quello presentato, subito
dopo, da Assunta D’Ermes per festeggiare
il 17 dicembre, a Larino, i venti anni della nascita dell’Associazione. “Un
concorso cinematografico – ha detto la dinamica vice coordinatrice – denominato
“Olio in Corto”, che riguarda la
produzione di un piccolo corto/spot che faccia vivere guardandolo emozioni,
tradizioni e la cultura dell’extravergine. “Olio in Corto – ha poi sottolineato la D’Ermes - è l’insieme di
eventi che verranno organizzati nel territorio di Larino per promuovere e divulgare la cultura dell’olivo e dell’olio
di oliva di qualità, per tutelare e
promuovere l’ambiente ed il paesaggio olivicolo molisano; diffondere la storia
dell’olivicoltura”.
Larino, il Monte |
“Un progetto ideato e realizzato – ha concluso la
vicesindaco di Larino - in collaborazione con MoliseCinema, e prevede la selezione di 8/10 piccole troupe che, durante i giorni della
raccolta delle olive 2014 e della loro trasformazione, dovranno impegnarsi a
realizzare un corto o uno spot (durata da definire: dai 3 ai 5 minuti) girati
interamente nel territorio delle città dell’olio e nelle aziende produttrici di
olio, fino ad arrivare nelle nostre tavole”.
Si è parlato delle malattie dell’olivo, in particolare
dell’occhio di pavone e del cancro degli olivi che, se non curati,
possono creare non pochi danni a questa coltivazione.
Un tema che mi ha dato lo spunto per parlare della Xilella phastidiosa che sta diventando
la scusa per spiantare gli olivi secolari in Puglia e, così, mettere a disposizione della speculazione e degli
insediamenti peggiori sotto l’aspetto ambientale, quantità di territorio
fertile per il cibo, nel caso specifico, l’olio, importante per un’alimentazione
sana e fonte di benessere.
Pensando alle straordinarie potenzialità che sta per
esprimere il mercato mondiale dell’olio extravergine di oliva, ho sottolineato
ancora una volta l’importanza della programmazione e, all’interno di essa, di
un piano olivicolo sostenuto da un’attenta strategia di marketing. Solo se il
prodotto è valorizzato, conosciuto e apprezzato dal consumatore per la sua
qualità e le sue proprietà organolettiche, ha la possibilità di ripagare il
produttore e, così, di dare ad esso il reddito di cui ha bisogno per affermare
la sua imprenditorialità. In questo senso bisogna capovolgere la mentalità di
destinare le risorse solo alle ristrutturazioni aziendali e lasciare le mani
vuote quando si tratta di comunicare, sapendo che è il mercato che deve pagare gli
investimenti in azienda, e, questo, anche per rendere libero il produttore
-coltivatore dai condizionamenti esterni che lo rendono schiavo, pronto per
lasciare se ci fossero, oggi, alternative.
Oggi, proprio quando il mondo- come dimostra la pesantezza di una
crisi che va sempre più peggiorando- ha più bisogno di contadini; dell’agricoltura,
soprattutto di qualità; dei valori che le campagne ancora conservano e sono in
grado di dare, come quelli della solidarietà e della reciprocità, della pace e
del rispetto.
Un mondo, quello agricolo, che ha, anche e sempre più, bisogno di
unità, con i coltivatori sempre più associati per affrontare da protagonisti il
mercato e dal mercato avere le risposte, soprattutto di reddito, che aspettano
ormai da anni.
Oggi, dicevo, proprio quando il mondo- come dimostra la pesantezza di una crisi che va sempre più peggiorando- ha più bisogno di contadini; dell’agricoltura, soprattutto di qualità; dei valori che le campagne ancora conservano e sono in grado di dare, come quelli della solidarietà e della reciprocità, della pace e del rispetto.
Oggi, dicevo, proprio quando il mondo- come dimostra la pesantezza di una crisi che va sempre più peggiorando- ha più bisogno di contadini; dell’agricoltura, soprattutto di qualità; dei valori che le campagne ancora conservano e sono in grado di dare, come quelli della solidarietà e della reciprocità, della pace e del rispetto.
pasqualedilena@gmail.com
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