Per evitare stonature occorre ricordare che l'origine della qualità è sempre il territorio
L'Onaf ha ricordato
Francesca Adinolfi al Parlamentino del Mipaaf in occasione della consegna del
diploma ai cinquanta nuovi assaggiatori. L'occasione per non dimenticare il
percorso virtuoso delle denominazioni di origine i cui detrattori, oggi, le
ritengono solo oggetto di confusione del consumatore.
Qualche giorno fa a
Roma il ricordo di un personaggio straordinario, unico, nel mondo del vino e
dei formaggi nella seconda metà del secolo scorso, la dr.ssa Francesca
Adinolfi, meglio nota come l’Adinolfi. Un personaggio, dicevo, che era presente
anche quando non c’era, capace, però, di trasmettere il suo entusiasmo quando
c’era e, nel rispetto della dottrina, educare l’auditorio all’importanza del
sistema delle indicazioni geografiche o denominazioni di origine, che, nel caso
di quelle del vino, non avevano vissuto mai una vita facile.
Troppi e continui
ostacoli lungo il percorso, avviato dal Dpr 930 del 1963, dei riconoscimenti
delle d.o., essenziali per sostenere la qualità dei nostri vini e aprire alla
valorizzazione i territori di origine, e della istituzione e sua operatività
del Comitato Nazionale per la tutela e la valorizzazione dei Vini a d.o.,
presieduto per quasi trent’anni dal Sen. Paolo Desana.
Si deve al Comitato e
alla direzione delle Produzioni agricole del Ministero Agricoltura e Foreste,
poi Mipaaf, cioè Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, per
lungo tempo (lo ricordava, nel suo intervento, il dott. Vittorio Camilla, un
altro protagonista del percorso sopra citato) ritenuto inutile e, come tale, in
via di estinzione. Una direzione importante che ha visto il Dott. Vincenzo Pilo
dare continuità e forza al lavoro svolto dai suoi predecessori, in particolare
il Dott. Camillo De Fabritiis, grazie alla creazione di una squadra che ha
trasformato il Comitato Nazionale Vini in una scuola della qualità legata al
territorio.
La “leggenda” Adinolfi
– come l’ha definita un membro storico del Comitato, Giuseppe Battistuzzi – è
stato un punto fermo di questa scuola, una grande protagonista
nell’abbattimento degli ostacoli che il mondo del vino, quello della
trasformazione e del commercio, si divertiva a mettere lungo il percorso,
proprio per rallentarlo e, anche, interromperlo definitivamente.
Un percorso che è
riuscito a procedere verso traguardi importanti, soprattutto quello della
formulazione e approvazione dei Regolamenti comunitari 2081 e 2082, che hanno
introdotto le Dop, Igp e Stg e che, grazie alla capacità dei nostri produttori
e alla scuola citata, ha portato, in meno di un decennio, il nostro Paese a
vivere i primati che oggi detiene con gli oltre 260 riconoscimenti Dop e Igp.
Riconoscimenti
importanti perché valgono per tutti i Paesi europei; trasformano i prodotti in
testimoni dei territori di origine che, con un disciplinare di produzione,
garantiscono al consumatore la qualità del prodotto marchiato Dop o Igp.
Una serie di elementi
che, in un mercato globale dominato da multinazionali, per loro natura, portate
a livellare in basso la qualità dei prodotti e, di conseguenza, la stessa
alimentazione, avrebbero bisogno di essere raccontati ogni giorno al
consumatore del mondo, così come ha fatto, per otto anni e fino allo scorso
anno, la Federazione italiana di Atletica Leggera con la sua Casa Italia nei
grandi eventi europei e mondiali.
Invece di proseguire
con queste ed altre iniziative tese a spiegare il significato e il valore delle
indicazioni geografiche e il primato da esse dato all’agroalimentare italiano,
c'è da registrare il ritorno di voci stonate tese a mettere in dubbio il
sistema e a indicare strade che riportano indietro nel tempo un percorso che ha
mostrato, con i fatti, di essere virtuoso.
Ci riferiamo a
personaggi improvvisati nel campo dell’agroalimentare (dotati di fiuto negli
affari ma non di cultura), che, comunque, fanno opinione e, così, incidono sul
pensiero del consumatore. Non solo, riescono a influenzare soprattutto i
politici che, non sapendo, possono prendere decisioni insensate e, così,
distruggere con un sol colpo il ricco e fondamentale patrimonio dei
riconoscimenti Dop e Igp, Doc e Docg, che, invece, è da tutelare e rilanciare.
C’è da essere
preoccupati, visto anche il momento di pesante crisi di un Paese portato allo
sbando che, lo possiamo vedere ogni giorno, con la sua classe dirigente e
politica, incapace di provocare quella svolta di cui c’è bisogno per non cadere
nel baratro, opera mettendo a rischio proprio la bellezza e la bontà che il
territorio del nostro Paese esprime con dovizia di particolari. Lo fa con la
ricchezza della sua storia e cultura, delle sue tradizioni, dei suoi ambienti e
paesaggi, che ogni giorno è messa in discussione dal furto di centinaia di
ettari che sono strappati dalla loro naturale vocazione a produrre cibo per
diventare supporti di cemento.
La qualità è
nell’origine, cioè il territorio, così pure la bellezza, che l’indicazione
“Made in Italy” non riuscirà mai a circoscrivere, abbinare, descrivere,
raccontare, a differenza di una Doc e Docg, che hanno il merito di aver portato
i nostri vini a vivere lo straordinario successo che stanno raccogliendo sui
principali mercati del mondo, o di un’indicazione geografica Dop o Igp, che ha
reso prezioso, per la ricchezza delle sue eccellenze, il patrimonio
dell’agroalimentare italiano.
La fortuna di aver
conosciuto e stimato personalità come Francesca Adinolfi e di aver frequentato
- grazie all’Ente Mostra Vini – Enoteca Italiana di Siena e a fianco di un
altro personaggio, Riccardo Margheriti - con grande assiduità una scuola così
particolare, che oggi è di grande attualità, oggi noi viviamo con maggiore
facilità le scelte che sono da fare, visto che, per quanto ci riguarda, sono
tutte tese alla difesa, tutela, valorizzazione del territorio. E’ il solo
tesoro che abbiamo ed il solo che ci porta a guardare, senza tentennamenti e
perdita di tempo, la luna e non la punta del nostro naso, in modo da spaziare
con la fantasia e, soprattutto, i sogni, senza i quali non ci sarà domani.
Siamo grati all’Onaf
di averci invitato all’incontro che si è tenuto nella sala del Parlamentino del
Mipaaf, per ricordare insieme la dr.ssa Adinolfi che ci ha lasciato qualche
mese fa, ma, anche, per vivere un momento solenne per l’organizzazione degli
assaggiatori di formaggio, la consegna dei diplomi a ben cinquanta nuovi
protagonisti della diffusione della qualità e della cultura espressa dai tanti
deliziosi formaggi italiani, di cui ben quarantasei quelli riconosciuti Dop.
Una cerimonia che si è
svolta alla presenza del Dott. Stefano Vaccari, chiamato da poco alla Direzione
del Dipartimento dell’Ispettorato centrale della Tutela della Qualità e delle
Repressioni Frodi, che abbiamo avuto modo di conoscere ed apprezzare anni fa,
quand’era un valido funzionario di questo Ministero, e ciò ci fa credere che il
percorso andrà avanti senza soluzione di continuità per cogliere altri
obiettivi e raggiungere nuovi importanti traguardi.
di Pasquale Di Lena
Teatro Naturale - pubblicato il 30 maggio 2014 in Tracce > Italia
Teatro Naturale - pubblicato il 30 maggio 2014 in Tracce > Italia
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