IL MOLISE, QUALE FUTURO?



Non basta una tavola rotonda, né una festa dei 50anni di un  Molise riconosciuto regione o le poche iniziative che hanno preceduto questa festa di ieri a Campobasso, a dare una risposta esauriente e condivisibile alla domanda “Il Molise, quale futuro”.

foto di Nicola Picchione
Una domanda di grande attualità, davvero interessante che, in un momento delicato com’è quello in cui le decisioni meritano di essere ponderate e condivise, dovrebbe essere rivolta a ogni molisano. E questo non solo per avere utili suggerimenti, ma per interessarlo e, così, coinvolgerlo, per dar vita a una programmazione partecipata, e renderlo protagonista delle scelte fatte .
Il futuro di questa nostra piccola grande Regione sta nella possibilità di riscontrare la più ampia partecipazione e nella capacità di interpretare le ragioni di una crisi, che continua a tenerci sull’orlo del baratro; analizzare bene il presente, in particolare le risorse che sono a disposizione, per dare ai sogni quelle gambe che servono per raggiungere i traguardi che portano al domani.
C’è di mezzo il futuro del Molise e dei nostri figli e non si può lasciarlo nelle mani di pochi che hanno già mostrato di avere un’idea non molto precisa e chiara del Molise, di conoscerlo più per sentito dire, nel momento in cui hanno mostrato, nel passato e ancor più negli ultimi anni, di non avere l’orgoglio per i valori e le risorse del suo piccolo, ma prezioso, territorio. Questa mancanza di orgoglio è dimostrato dal modo in cui è stato svenduto in questi cinquant’anni di Molise e, ancor più, oggi che si decide di regalarlo a megaprogetti o opere faraoniche che, invece di dar senso al nuovo logo della Regione “Molise, grandi si diventa”, lo faranno diventare poca cosa, visto che il territorio viene sperperato e non utilizzato per il domani dei molisani.
Ecco che un patrimonio unico di risorse e di valori, da conservare, tutelare, promuovere e valorizzare per farlo diventare base, oltretutto già definita e bene impostata, sulla quale progettare e costruire il domani di questa nostra terra, viene sperperato stupidamente, distrutto. E questo proprio quando bisognerebbe dare ad esso la possibilità di esprimere al meglio le proprie vocazioni, che sono le attività legate alla ruralità e all’agricoltura e quelle dei turismi possibili, che - lo voglio sottolineare - non sono solo il mare o le montagne, ma la freschezza delle sue acque, la salubrità dei suoi ambienti, il verde (verde molise) della sua campagna, la bontà dei suoi prodotti e della sua cucina, la creatività del suo artigianato.
Credo che chi ha, soprattutto in questa fase terribile, il non facile compito di amministrare, governare, dirigere questo nostro Paese o questo nostro Molise, la prima cosa da fare – se mi posso permettere un consiglio – è quella di riflettere per correggere le scelte sbagliate del passato e per pensare a cosa succederà tra dieci, venti, trent’anni. Riflettere, prima di ogni scelta, sulle conseguenze a carico del territorio se si vuole essere orgogliosi e, soprattutto, dare un futuro possibile al Molise e più libertà di scelta alle nuove generazioni.
E’ un dovere farlo, com’è un dovere evitare quella cattiva abitudine di regalare questo nostro bene prezioso al primo che arriva, in cambio di quattro spiccioli e di opere, che non servono ma feriscono il Molise, soffocano il suo futuro.  

Il mio è un appello alla riflessione, che sento di fare, in questo momento molto difficile per il Paese e, soprattutto, per il Molise, alla classe politica e dirigente molisana.
Un momento irto di rischi e di pericoli visto che le scelte sono impegnative e, una volta fatte, irreversibili.
Scelte che non possono passare sulla testa dei molisani, ma cha dai molisani devono avere quel consenso che serve per attuarle, e, mentre si fa questo, la partecipazione diventa respiro della democrazia.
Solo – ripeto - se siamo orgogliosi e, come tali, anche gelosi di questo nostro territorio e lo sappiamo spendere, evitando regalia e spreco, possiamo, con  la partecipazione del piccolo come del grande Molise, costruire quel futuro che serve al Molise e renderlo anche esempio per le altre regioni italiane e, non solo. Penso, anche, a quelle che si affacciano sull’Adriatico e gli altri mari del Mediterraneo, il mitico “mare nostrum” che ci appartiene e che sta a noi farlo tornare a essere la culla delle civiltà e sempre più un mare all’insegna della pace, senza la quale non c’è futuro per nessuno.
pasqualedilena@gmail.com

 

 

 

 

 

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