BENI CULTURALI ANCHE LA CUCINA E LE NOSTRE ECCELLENZE ALIMENTARI
In una situazione segnata da un buio pesto, anche una
lucciola fa luce. In verità, se è confermata la notizia e, nel frattempo, l’iniziativa
prende piede e va avanti fino a trovare una sua conclusione e realizzazione, la
lucciola prende la forma di una lampadina e, come tale, può illuminare
un’intera stanza del Palazzo (l’Italia) nascosto sempre più dal buio della
crisi che non trova, per ora, tregua.
Parlo della proposta del Ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, di lanciare un progetto che,
in termini di tutela e promozione, mette le nostre eccellenze alimentari e la
nostra cucina sullo stesso piano dei beni culturali, affermando una verità che
quanti seguono e amano l’enogastronomia conoscono da sempre: il cibo è cultura,
come lo è il vino, l’olio, la pasta, il basilico, l’asparago, il formaggio, il
prosciutto, la pampanella, la ventricina, la passata di pomodoro, il brodetto
alla termolese di Tornola, la stracciata, il fusillo, il cavatello, il caciocavallo,
la ciabotta e tant’altri prodotti e piatti ancora, che rendono ricco di profumi
e di sapori, di biodiversità il Molise, come ognuna delle rimanenti diciannove
regioni italiane.
Una verità ben nota all’Unesco che ha già riconosciuto come
beni dell’umanità la gastronomia francese e la Dieta Mediterranea, considerandoli,
cioè, beni culturali di straordinario valore.
Una proposta che, se ben concertata con altri ministri, in
particolare quello dell’Agricoltura e del Turismo, può determinare l'avvio del
rilancio dell’agricoltura, che è il grande contenitore di queste culture e il
motore vero di quella ripresa di cui ha bisogno il Paese, l’Europa, il mondo.
Trovo di straordinario interesse e grande attualità l’idea
progettuale del Ministro Ornaghi, e, penso, che le regioni, soprattutto il
nostro Molise, farebbero bene a recepirla subito, per renderla tracciato di un
percorso segnato fortemente da una strategia di comunicazione, quale premessa,
e non conseguenza com’è stato fino ad ora, di una programmazione. E questo per
assicurare ai produttori quel valore aggiunto che solo il mercato dà e che
serve per la programmazione e la crescita di un’azienda.
L’idea del Ministro è per me, ripeto, davvero interessante
perché rimette al centro del discorso il valore e il significato
dell’agricoltura, cioè il settore per lungo tempo messo da parte e che, ora,
con la crisi, consuma la sua vendetta. Per esempio, con risultati sorprendenti
sulla bilancia dei pagamenti, essendo l’agroalimentare (nonostante la crisi che
lo attanaglia da anni) l’unico settore economico che registra il segno
positivo; l’immagine nel mondo della nostra cucina e dei nostri prodotti
colorati di primati Dop e Igp, Doc e Docg; la crescita costante del turismo
enogastronomico grazie alle bontà delle nostre eccellenze, che sono testimoni
prestigiosi e, come tali, comunicatori e promotori di stupendi territori.
Un’idea che – ne sono convinto - aiuta a trovare il capo del
filo di una matassa molto ingarbugliata e che rischia di ingarbugliarsi sempre
di più. Il filo che porta a scommettere su due nostre fondamentali risorse, agricoltura
e cultura, le sole che abbiamo e si possono trovare ovunque nel nostro Paese e
nel nostro Molise.
Un accoppiamento che, unitamente ai valori paesaggistici e
ambientali, segna la storia del territorio ed esprime l’identità di ognuno.
pasqualedilena@gmail.com
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