LA POETESSA MARIA TERESA SCIBONA PARLA DEL LIBRO “ CAROLINA DICE: DA QUA SI VEDE IL MONDO !”
di Pasquale Di Lena
2011 -AGR Editricepag.10
Il volume è idealmente dedicato alla signora Angelina, mamma dello scrittore.
Prima dell’indice l’agevole testo è arricchito da tre validi commenti:
Il primo dal titolo “Poesia come sguardo” è stilato dalla nota scrittrice e traduttrice
Brunilde Neroni, il secondo profila “ Il mondo che si vede” di Giorgia Cecchinato. Infine, “ Lo stupore la poesia e il disegno” di Beatrice Licheri ci spiegano il significato del titolo e il grazioso disegno da lei ideato per la copertina.
Possiamo definire la nuova silloge di Pasquale di Lena una poetica contemplativa
E senza tempo, anche se i testi sono attraversati dal ciclico mutar delle stagioni.
Lo stile scritturale del poeta che si esprime in versi liberi con qualche rara rima, presenta una sua magica leggerezza e incisività.
La scelta dei sostantivi e degli aggettivi, sapientemente collocati, hanno un preciso effetto e significato, quindi ogni parola è stata vagliata per contribuire con armonia ad arricchire le composizioni, dense di immagini nitide e vivaci.
Gli spunti onirici e l’ispirazione dei testi traggono origine dai sentimenti e dagli stati d’animo dell’autore.
L’amore per il Molise, sua madre terra, ritenuta radice di lingua e di origine, la severa bellezza della natura ancora intatta , costituiscono il tema centrale e dominante del volume, come ben si deduce dalla composizione “ Canto” a pag.42
del mio Molise
la Maiella sognante
Solchi di aratro
Pezze di grano germogliato
sotto il sole ancora addormentato.
I suggestivi bozzetti risultano così palpabili, che balzano vitali al nostro sguardo, come colorate tele pittoriche.
In essi, vi si nota una profonda conoscenza dei luoghi, la scrupolosa osservazione
delle piante:(p 46) Quercia, olivo, cipresso pino giunco, acacia; dei fiori: ginestre biancospino, papavero, sambuco; dei frutti: ciliegie, pesche mandorle fichi; degli animali: ( nibbio, usignolo, verdone Pettirosso, batticoda, asino, pecore, poiane, gabbiani.
Un universo incantato e naturale che appartiene allo splendido territorio.
Con rara competenza e maestria Pasquale Di Lena, testo dopo testo profila per noi, l’autentica serenità della vita contadina, ricca di agresti tradizioni, di valori primari e di millenarie saggezze che un alienante e superficiale progresso tecnologico, vorrebbe di colpo, spazzar via.
Alcuni testi esaltano motivazioni e rivendicazioni sociali, in essi la parola civile denuncia con tenace vigore l’odio per la guerra e il saggio desiderio di un mondo più giusto e tollerante.
Ne consegue che il dettato poetico di Pasquale, intessuto di ardite esperienze nei diversi campi a lui congeniali, rispecchiano la propria vita vissuta, con viscerale amore e intensità.
Senza classificazioni e inutili categorie, definirei l’autore, come poeta del reale.
La stesura delle liriche di questa nuova produzione letteraria, sia per lo stile, sia dal punto di vista espressivo, ritengo che abbia raggiunto un risultato valido e soddisfacente.
Anche se non mi reputo un critico letterario, posso affermare che l’ opera è sicuramente piacevole, e ne consiglio a tutti la lettura
2011 -AGR Editricepag.10
Questa piacevole raccolta poetica è stata, amorevolmente assemblata da Flora, per il settantesimo genetliaco dell’autore.
Flora è l’impagabile compagna di Pasquale, solerte affettuosa fedele, la donna che ogni uomo sognerebbe di avere al suo fianco.Il volume è idealmente dedicato alla signora Angelina, mamma dello scrittore.
Prima dell’indice l’agevole testo è arricchito da tre validi commenti:
Il primo dal titolo “Poesia come sguardo” è stilato dalla nota scrittrice e traduttrice
Brunilde Neroni, il secondo profila “ Il mondo che si vede” di Giorgia Cecchinato. Infine, “ Lo stupore la poesia e il disegno” di Beatrice Licheri ci spiegano il significato del titolo e il grazioso disegno da lei ideato per la copertina.
Possiamo definire la nuova silloge di Pasquale di Lena una poetica contemplativa
E senza tempo, anche se i testi sono attraversati dal ciclico mutar delle stagioni.
Lo stile scritturale del poeta che si esprime in versi liberi con qualche rara rima, presenta una sua magica leggerezza e incisività.
La scelta dei sostantivi e degli aggettivi, sapientemente collocati, hanno un preciso effetto e significato, quindi ogni parola è stata vagliata per contribuire con armonia ad arricchire le composizioni, dense di immagini nitide e vivaci.
Gli spunti onirici e l’ispirazione dei testi traggono origine dai sentimenti e dagli stati d’animo dell’autore.
L’amore per il Molise, sua madre terra, ritenuta radice di lingua e di origine, la severa bellezza della natura ancora intatta , costituiscono il tema centrale e dominante del volume, come ben si deduce dalla composizione “ Canto” a pag.42
Infatti, nelle modulazioni ripetitive dei versi possiamo notare l’andamento di una dolce ballata.
“ E’ ancora lì
oltre la minuta collinadel mio Molise
la Maiella sognante
Solchi di aratro
Pezze di grano germogliato
sotto il sole ancora addormentato.
…………
Le attente descrizioni paesaggistiche sono venate di sincero lirismo.I suggestivi bozzetti risultano così palpabili, che balzano vitali al nostro sguardo, come colorate tele pittoriche.
In essi, vi si nota una profonda conoscenza dei luoghi, la scrupolosa osservazione
delle piante:(p 46) Quercia, olivo, cipresso pino giunco, acacia; dei fiori: ginestre biancospino, papavero, sambuco; dei frutti: ciliegie, pesche mandorle fichi; degli animali: ( nibbio, usignolo, verdone Pettirosso, batticoda, asino, pecore, poiane, gabbiani.
Un universo incantato e naturale che appartiene allo splendido territorio.
Con rara competenza e maestria Pasquale Di Lena, testo dopo testo profila per noi, l’autentica serenità della vita contadina, ricca di agresti tradizioni, di valori primari e di millenarie saggezze che un alienante e superficiale progresso tecnologico, vorrebbe di colpo, spazzar via.
Alcuni testi esaltano motivazioni e rivendicazioni sociali, in essi la parola civile denuncia con tenace vigore l’odio per la guerra e il saggio desiderio di un mondo più giusto e tollerante.
Quindi i versi colmi di senso e comprensione possiedono una loro specifica dignità.
Ne consegue che il dettato poetico di Pasquale, intessuto di ardite esperienze nei diversi campi a lui congeniali, rispecchiano la propria vita vissuta, con viscerale amore e intensità.
Tuttavia il suo itinerario è cosparso da inevitabili delusioni esistenziali, perciò talvolta, anche l’ordito compositivo, è permeato di amarezza e di cocente nostalgia per l’irripetibile bel tempo che fu.
Senza classificazioni e inutili categorie, definirei l’autore, come poeta del reale.
Il lessico adottato con il suo disarmante stupore, esalta le umili azioni quotidiane, ne scaturisce un messaggio ottimista di ampio respiro che irradia nel lettore, desiderio di pace e di tranquillità.
Pasquale Di Lena, ara e scava per noi, con la duttile penna, le magiche allegorie della nobile terra molisana per un recupero memoriale dei tradizionali insediamenti rurali.
La stesura delle liriche di questa nuova produzione letteraria, sia per lo stile, sia dal punto di vista espressivo, ritengo che abbia raggiunto un risultato valido e soddisfacente.
Anche se non mi reputo un critico letterario, posso affermare che l’ opera è sicuramente piacevole, e ne consiglio a tutti la lettura
M. Teresa Santalucia Scibona
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