QUAQUARAQUA'

Questi sbalzi improvvisi di temperatura non portano bene alla salute. Basta davvero poco per ammalarsi e ritrovarsi con una bronchite o polmonite e, quando tutto va bene, con qualche dolore alle spalle che comunque lascia un po’ di preoccupazione. Un problema che riguarda non solo le persone, ma anche le piante e gli animali. Ci vuole niente per ritrovarsi, come olivi colpiti dal gelo e dalla grandine, sofferenti in attesa di sostituire le parti morte con nuovi germogli che - come gli esperti sanno - porteranno a salvare la pianta, ma non il raccolto, almeno per i prossimi due anni. Un danno questo per Larino che ha nell’olivo la sua fonte di paesaggio e di ambiente, di storia e di cultura e di tradizioni. Un danno per tutto e per tutti che non è facile prevenire soprattutto quando si esce fuori sudati dalle lunghe e, spesso, perdenti discussioni nelle sedi rianimate, per la bisogna, dai partiti che si risvegliano in prossimità di una campagna elettorale. Un confronto per il rinnovo del governo della Provincia di Campobasso con quattro candidati già presenti sui muri dei paesi con i manifesti che riportano i loro volti e le parole d’ordine per conquistare la fiducia degli elettori. C’è De Matteis a rappresentare la destra, compresa quella di Fini, che nel Molise, in attesa di decidere sul da farsi, cerca di occupare qualche posizione per poi poter contrattare con Iorio quando si andrà al rinnovo del Consiglio regionale. Una foto che vede il candidato De Matteis in camicia e cravatta, alla testa di un gruppo di giovani, con la giacca in mano, come a dire che è pronto a rimboccarsi le maniche nel momento in cui se ne sente la necessità e di farlo insieme al governatore Iorio ed al Partito delle Libertà di Berlusconi, che ha tolto proprio a De Matteis la possibilità di sedere in Parlamento per far posto a un siciliano. Un gruppo di giovani, dicevamo, rimasti nel Molise ancora fiduciosi di non dover scappare come la gran parte di quelli che ora vivono lontani da questa loro amata terra, grazie a Iorio, Berlusconi e alla De Camillis che ora spera in Scaiola, quello dell’appartamento avuto in regalo a sua insaputa e senza che il notaio l’abbia avvisato e meno che mai convocato. Nagni, il candidato dell’Idv, non ha scelto né il gruppo né i giovani, ma Di Pietro, il padre padrone del suo partito, dando l’idea di una necessità di protezione che male si addice ad una persona che aveva tutto da guadagnare mostrando il volto di un decisionista e di un politico e amministratore capace, in grado di saper stare bene anche da solo. Non aveva assolutamente bisogno di un tutore. Il candidato Nagni è solo uno dei tre del centro-sinistra e questa sua scelta di non mischiarsi con gli altri ha più il significato di una conta per un partito che spera nel risultato, importante per poter condizionare le scelte di una coalizione che, alle prossime regionali, si trova di fronte il macigno Iorio, rimasto lì solo per essere accarezzato dai suoi e, ancor più, da quelli che erano stati eletti per fargli l’opposizione. E perché? Sembra sia stata la risposta di chi siede dietro i banchi dell’opposizione. A rappresentare le donne, prima ancora che una coalizione di partiti, c’è Micaela Fanelli, sindaco di Riccia ed esperta di programmazione. Sola, con la sua faccia di donna giovane, sorridente e accattivante, che non lascia dubbi - lo si vede dallo sguardo - circa la sua determinazione e la forza della decisione. In fondo la determinazione è il carattere che distingue le donne dagli uomini, soprattutto le donne molisane tanto più quando si mostrano materne per importi tutto quello che vogliono. Per ultimo, ma non per nostra scarsa considerazione, il ritratto del giovane avvocato di Termoli, Simone Coscia a rappresentare gli autoconvocati, cioè quelli che non si sentono rappresentati dai partiti di centro sinistra, come a dire che va bene per loro essere governati da quelli di centro destra che, stante a questi ragionamenti più che alla mania delle divisioni, vinceranno per forza le elezioni. L’avvocato degli autoconvocati si presenta con una libreria alle spalle piena di libri importanti, come le enciclopedie, che servono più come arredo, visto che nessuno apre questi volumi pesanti. Una campagna, a Larino, come sempre animata a sinistra da divisioni con cinque o sei candidati di cui solo quattro tutti del Pd, a significare l’amore tra gli iscritti, il dialogo, oltre alla grande voglia di fare qualcosa di utile e di importante nella vita, per esempio quella di candidarsi senza una ragione, ma solo per pura passione. Non c’è il quinto candidato perché gli altri rimasti si sono nascosti in attesa di riapparire per farsi la guerra per la candidatura alla campagna elettorale di novembre quando c’è la Regione da spolpare. Se uno pensa ai rami ed ai frutti che si ritrova in mano, gli viene da pensare che gli innesti fatti sui vecchi tronchi del glorioso Pci e della Dc, sono riusciti solo quelli della Dc, visto che se vai a mangiare i frutti non ritrovi più i profumi ed i sapori della rabbia, della lotta, delle idee e della progettualità, dei sogni e della politica in mano a gente coraggiosa e non a quaquaraquà che non sanno cos’è il senso del ridicolo e della vergogna. A Vòreie

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