Italia Dop sempre più tipica
Il riconoscimento alla Formaggella del Luinese e alla Farina di castagne della Lunigiana. Lombardia e Toscana si attestano al terzo e al quarto posto tra le regioni italianedi Pasquale Di Lena
È un quadro in continuo movimento quello delle eccellenze agroalimentari certificate, con le due ultime Dop riconosciute:
1. “Formaggella del Luinese“. Vede come territorio di origine quello di 70 Comuni sparsi sulle Prealpi Varesine, lungo i confini con la Svizzera, che contornano il Lago di Varese, quello a forma di scarpa, ombreggiato dal Monte Rosa. Va ad aggiungersi agli altri due formaggi a base di latte di capra riconosciuti (il “Canestrato di Moliterno” Igp, in provincia di Potenza e Matera, in Basilicata e la “Robiola di Roccaverano” Dop in provincia di Alessandria ed Asti, in Piemonte). È un formaggio delicato a pasta semidura, bianca, che ha origine lontane nel tempo e ben presente sulla tavola delle famiglie di questo vasto territorio, tanto da condizionarne la gustosa e ottima cucina a base di carne e, anche, di pesce di lago. Si fa apprezzare per il suo delicato profumo e il gradevole sapore che rende delizioso un piatto di risotto;
2. “Farina di Castagne della Lunigiana”, Vellutata, per il lento girare delle macine a pietra dei molini che ancora operano a Carrara e nei paesi del suo territorio segnato dalle montagne di marmo, e, dolce, l’hanno sempre resa gustosa e appetitosa, soprattutto quando andava, in tempi che sembrano lontani, a soddisfare la fame con la sua preparazione. Sono le varietà più diffuse su questo territorio raccolto, con i suoi 14 Comuni, tutto nella Comunità Montana della Lunigiana, in quella conca che vede diffuso per il suo valore alimentare e le sue tradizioni gastronomiche il castagno dal fondo fino ai mille metri. Castagne che prima di essere macinate vengono essiccate in particolari ambienti sui “gradili” o essiccatoi, strutture in pietra a due piani di forma quadrata o rettangolare. Questa preziosa fonte alimentare ha dato vita a una serie di prodotti e di piatti che ancora caratterizzano la cucina di questo particolare territorio, in particolare il pane marrocca e la lasagna bastarda, senza dimenticare il castagnaccio, conosciuto in Lunigiana come la pattona.
Due Dop che vanno ad aggiungersi alle 140 già riconosciute e ad arricchire il primato nel campo degli ortofrutticoli e ad avvicinarsi alla Francia che ha il primato nella classe dei formaggi.
Il quadro riassuntivo vede l’Italia salire a quota 227 (142 DOP – 83 IGP – 2 STG) ed è sempre prima in Europa ora a quota 1117 (508 DOP – 473 IGP – 36 STG), seguita dalla Francia a quota 183 (81 DOP – 102 IGP) e dalla Spagna a quota 148 (78 DOP – 67 IGP – 3 STG). Portogallo (116), Grecia (88) e Germania (77). Distanziato il Regno Unito con 37 (16 DOP – 19 IGP – 2 STG) e la Polonia che, con i due riconoscimenti pubblicati sulla GUUE di martedì 19, entrambi prodotti a base di carne, Kiełbasa jałowcowa (STG) e Kiełbasa myśliwska (STG), i più recenti, fa un bel salto in avanti passando a quota 26 (5 DOP, 13 IGP e 8 STG).
Tra le Regioni italiane, la Lombardia e la Toscana, con i due riconoscimenti Dop, salgono, rispettivamente, a quota 23 e 22, consolidando il quarto e quinto posto. Sempre primo il Veneto con 35 certificazioni, davanti a Emilia Romagna (32) e Sicilia (25). Seguono tutte le altre: Campania (20); Piemonte (18); Puglia (14); Calabria (12); Trentino Alto Adige e Marche (10); Abruzzo e Basilicata (8); Umbria e Sardegna (7); Molise (6); Friuli Venezia Giulia (5); Valle d’Aosta (4); Liguria (3).
Un patrimonio sempre più ricco che merita una attenzione particolare in quanto a comunicazione delle garanzie che questi prodotti offrono al consumatore nel momento in cui riportano i bollini che hanno la stessa forma e colore in tutta Europa. Cambia sola la scritta nella lingua originale del paese produttore. Senza una forte azione di marketing e la piena convinzione dei produttori e trasformatori dei risultati che possono dare, rischiano di rimanere sulla carta a formare un quadro bello formato da territori particolari che da un momento all’altro rischiano di sbiadire.
di Pasquale Di Lena
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