AGRICOLTURA, RURALITA' E AMBIENTE. RISORSE E VALORI DEL MOLISE
L’agricoltura, nel 2004, ha anticipato il già citato 2008, dando immediatamente la consapevolezza di una crisi strutturale di questo settore che aveva le sue radici lontane: nel suo abbandono funzionale a dare spazio e forza allo sviluppo industriale; alla crescita delle città e dei centri urbani; alla cementificazione del territorio che, ultimamente, ha cambiato profondamente il paesaggio e inquinato l’ambiente.
Basti vedere la moltiplicazione di superstrade e autostrade ed alla necessità di ampliarle ulteriormente in mancanza di una programmazione dei trasporti e della viabilità.
Basti pensare, anche, all’assurdità di un paese circondato quasi interamente dal mare, che non ha mai pensato a questa straordinaria risorsa per limitare la perdita di territorio, cioè di paesaggio, ambiente e agricoltura.
Basti pensare, infine, allo stato in cui versano le nostre ferrovie per rendersi conto che la Fiat e la Pirelli, con le grandi imprese di costruzione, hanno deciso, indicando poi alla politica le scelte che le amministrazioni ai vari livelli dovevano fare.
In questo senso l’Autostrada pensata per il Molise sarà l’ennesima occasione per l’ennesima grande colata di cemento, che isolerà ancor più dal resto del mondo questa nostra regione e renderà ancora più tragico percorrere le strade interne, già da tempo abbandonate al loro destino di essere luoghi di frane e di smottamenti, in mancanza di manutenzioni.
Una scelta che porterà a cancellare definitivamente il Molise non solo come Regione, cioè come entità amministrativa, ma come territorio, nel momento in cui si svuoteranno del tutto i piccoli centri e si rende sempre più residuale l’agricoltura.
Salvo se non si trovano, a stretto giro di posta, soluzioni alternative a questa brutta fine da me paventata. Ci vuole il colpo di genio e, insieme, la capacità, la voglia di capire e realizzare possibili soluzioni che partono dal patrimonio a disposizione, perché diventi facilmente spendibile sul mercato delle eccellenze agroalimentari e del mare, del turismo e della ospitalità.
Perché ciò accada è fondamentale riportare al centro l’agricoltura e la ruralità e, con esse, la grande questione ecologica, non come mero ambientalismo a sé stante, ma come visione di una nuova economia che sostituisca l’attuale, ormai giunta alla fine del percorso, e, intorno a questi fondamentali risorse-valori, far ruotare l’economia regionale dando spazio al terziario, alla cultura, alla ricerca ed alla innovazione.
Ho sempre pensato, invece, che il Molise è uno straordinario naturale laboratorio, per le sue dimensioni e per tutte le sue peculiarità, che può tornare utile in questa fase in cui c’è da avere in mano esempi, risultati da applicare su campi più vasti e più complessi come può essere il Mezzogiorno d’Italia e, perché no, la stessa Italia.
In fondo il Molise è una farfalla che sa di tartufo e di olio, di vino, latticini e formaggi, di passato e di memoria; che vive di biodiversità e di paesaggio. Una farfalla ricca di colori e di un bene sempre più raro, l’acqua potabile, che le multinazionali da tempo hanno individuato come strategica, tanto da volersene subito appropriare.
Nell’acqua è riposta tanta parte della vita del nostro Molise.
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