LA FIERA DI OTTOBRE DI LEONARDO
Abbiamo appena saputo che anche la seconda gara per l’appalto della Fiera di Ottobre è andata deserta, dopo la prima di qualche settimana fa.
Certo che, a meno di 20 giorni dalla sua programmazione, questa incertezza riguardante uno dei gioielli che ha fatto grande, e portato in giro, l’immagine di Larino, con un grande contributo allo sviluppo delle attività, in particolare quello dell’agroalimentare e della zootecnia larinese e molisana, non sapere cosa sta succedendo, mette un po’ di apprensione nell’animo dei larinesi, così legati a questa antichissima manifestazione che la transumanza ha creato e sviluppato.
L’altro giorno, soffiando nei pressi del monumento ai caduti, raccoglievamo queste preoccupazioni da un discorso che faceva il bravo artigiano, Leonardo Cascitelli, uno che ha nel suo curriculum brevetti importanti e che molto delle sue capacità le deve alla voglia ed alla passione di scoprire il mondo.
Già in altre situazioni abbiamo messo in evidenza la differenza di chi vola con la fantasia, vede, conosce, impara e mette a frutto questa sua passione per il viaggio e la scoperta di mondi nuovi, diversi, e, chi, invece, preferisce stare fermo, possibilmente in pantofole stravaccato sulla poltrona, con in mano il telecomando, spesso in attesa di vedere ed ascoltare Berlusconi e, insieme, l’eco di un Quagliarella, un Bonaiuti o un Capezzone, che, non c’è niente da fare, ce la mette tutta per dimostrare di essere c. ,e, la cosa bella è, che ci riesce anche, e con tutta la naturalezza di questo suo modo di essere.
Ma, per non perdere tempo inutilmente, torniamo al nostro artigiano, il bravo, dicevamo, Leonardo Cascitelli ed alla sua idea, per noi non male, di fare, là dove c’è la salita che porta al vecchio carcere, in pratica nella parte che un tempo era noto come “l’orto di Pasquale Farella”, un parcheggio multipiano, con la parte superiore da trasformare in piano della fiera e di tutte le altre manifestazioni come il mercato settimanale, le fiere mensili, le necessità delle feste, in particolare quella di S. Pardo.
Avendo una pendenza naturale i costi verrebbero fortemente attutiti. A pensarlo prima, si sarebbe evitato lo sfregio dell’inizio di quel parco naturale, formato dal corso del valloncello, e lo schifo del parcheggio, un’opera incompiuta e già fortemente degradata, alla quale nessuno pensa, meno che mai chi se ne deve interessare, cioè Giardino e i suoi assessori. In pratica, con una fava più piccioni, comunque due: la possibilità di limitare la permanenza delle macchine nel centro storico e, nel contempo, un luogo abilitato a farlo respirare e vivere con la promozione delle antiche tradizioni, preoccupandosi di finalizzarle tutte a una maggiore fruizione dello stesso, da parte del turista e del visitatore.
Una importante occasione per mettere in moto le innumerevoli, importanti risorse, che il bellissimo centro storico può porre a disposizione di un turismo che privilegia l’arte, la cultura, il paesaggio, l’ambiente e le antiche tradizioni.
In questo modo è l’intero centro storico a trasformarsi in un “piano della fiera”, con le sue viuzze, le sue minute piazze, i suoi negozi. Un palcoscenico naturale, straordinariamente bello che, tenuto in ordine e non come è stato ridotto, non può che incantare il visitatore e dare a lui la spinta a tornare. Soprattutto se la Fiera di Ottobre ha la forza e la capacità di adattarsi alle nuove situazioni e dimensioni del mercato, partendo dalle risorse che il territorio mette a disposizione per essere scambiate con il consumatore che le cerca o non le conosce.
Pensiamo alle vecchie tradizioni legate alla ruralità del territorio; all’artigianato; ai patrimoni che si stanno per ammuffire per colpa dell’inerzia di una classe dirigente e di un governo della città, i cui componenti non amano viaggiare come Leonardo e, quelle volte che lo fanno, escono per andare alla ricerca di cose che già hanno e, ormai, non riescono a privarsi neanche per un giorno solo.
Direbbe un vero pensatore di Larino, l’ideatore della congrega dei folli, che questi non possiedono il dono del sogno, che Dio ha fatto all’uomo per fargli godere ancor più la gioia di vivere la vita. Essa sta molto nella possibilità di partecipare; creare; pensare; dialogare, nel rispetto degli altri e della natura; salvaguardare e promuovere il territorio, che rapprenda la nostra identità e la nostra speranza per il futuro.
Così come l’antica, gloriosa, impareggiabile Fiera di Ottobre di Larino, da tempo inserita in quel salvadanaio che va sotto il nome “il gusto dei idee”, o, se volete, “il gusto dei sogni”.
A Voreie
Certo che, a meno di 20 giorni dalla sua programmazione, questa incertezza riguardante uno dei gioielli che ha fatto grande, e portato in giro, l’immagine di Larino, con un grande contributo allo sviluppo delle attività, in particolare quello dell’agroalimentare e della zootecnia larinese e molisana, non sapere cosa sta succedendo, mette un po’ di apprensione nell’animo dei larinesi, così legati a questa antichissima manifestazione che la transumanza ha creato e sviluppato.
L’altro giorno, soffiando nei pressi del monumento ai caduti, raccoglievamo queste preoccupazioni da un discorso che faceva il bravo artigiano, Leonardo Cascitelli, uno che ha nel suo curriculum brevetti importanti e che molto delle sue capacità le deve alla voglia ed alla passione di scoprire il mondo.
Già in altre situazioni abbiamo messo in evidenza la differenza di chi vola con la fantasia, vede, conosce, impara e mette a frutto questa sua passione per il viaggio e la scoperta di mondi nuovi, diversi, e, chi, invece, preferisce stare fermo, possibilmente in pantofole stravaccato sulla poltrona, con in mano il telecomando, spesso in attesa di vedere ed ascoltare Berlusconi e, insieme, l’eco di un Quagliarella, un Bonaiuti o un Capezzone, che, non c’è niente da fare, ce la mette tutta per dimostrare di essere c. ,e, la cosa bella è, che ci riesce anche, e con tutta la naturalezza di questo suo modo di essere.
Ma, per non perdere tempo inutilmente, torniamo al nostro artigiano, il bravo, dicevamo, Leonardo Cascitelli ed alla sua idea, per noi non male, di fare, là dove c’è la salita che porta al vecchio carcere, in pratica nella parte che un tempo era noto come “l’orto di Pasquale Farella”, un parcheggio multipiano, con la parte superiore da trasformare in piano della fiera e di tutte le altre manifestazioni come il mercato settimanale, le fiere mensili, le necessità delle feste, in particolare quella di S. Pardo.
Avendo una pendenza naturale i costi verrebbero fortemente attutiti. A pensarlo prima, si sarebbe evitato lo sfregio dell’inizio di quel parco naturale, formato dal corso del valloncello, e lo schifo del parcheggio, un’opera incompiuta e già fortemente degradata, alla quale nessuno pensa, meno che mai chi se ne deve interessare, cioè Giardino e i suoi assessori. In pratica, con una fava più piccioni, comunque due: la possibilità di limitare la permanenza delle macchine nel centro storico e, nel contempo, un luogo abilitato a farlo respirare e vivere con la promozione delle antiche tradizioni, preoccupandosi di finalizzarle tutte a una maggiore fruizione dello stesso, da parte del turista e del visitatore.
Una importante occasione per mettere in moto le innumerevoli, importanti risorse, che il bellissimo centro storico può porre a disposizione di un turismo che privilegia l’arte, la cultura, il paesaggio, l’ambiente e le antiche tradizioni.
In questo modo è l’intero centro storico a trasformarsi in un “piano della fiera”, con le sue viuzze, le sue minute piazze, i suoi negozi. Un palcoscenico naturale, straordinariamente bello che, tenuto in ordine e non come è stato ridotto, non può che incantare il visitatore e dare a lui la spinta a tornare. Soprattutto se la Fiera di Ottobre ha la forza e la capacità di adattarsi alle nuove situazioni e dimensioni del mercato, partendo dalle risorse che il territorio mette a disposizione per essere scambiate con il consumatore che le cerca o non le conosce.
Pensiamo alle vecchie tradizioni legate alla ruralità del territorio; all’artigianato; ai patrimoni che si stanno per ammuffire per colpa dell’inerzia di una classe dirigente e di un governo della città, i cui componenti non amano viaggiare come Leonardo e, quelle volte che lo fanno, escono per andare alla ricerca di cose che già hanno e, ormai, non riescono a privarsi neanche per un giorno solo.
Direbbe un vero pensatore di Larino, l’ideatore della congrega dei folli, che questi non possiedono il dono del sogno, che Dio ha fatto all’uomo per fargli godere ancor più la gioia di vivere la vita. Essa sta molto nella possibilità di partecipare; creare; pensare; dialogare, nel rispetto degli altri e della natura; salvaguardare e promuovere il territorio, che rapprenda la nostra identità e la nostra speranza per il futuro.
Così come l’antica, gloriosa, impareggiabile Fiera di Ottobre di Larino, da tempo inserita in quel salvadanaio che va sotto il nome “il gusto dei idee”, o, se volete, “il gusto dei sogni”.
A Voreie
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