IL VALLONCELLO, UNA STRAORDINARIA E STUPENDA RISORSA
Lettera aperta al sindaco Giardino: il sogno
Alla fine di Luglio ero a Barcellona per lavoro, non lontano dalla collina di Montjuic, luogo simbolo della città, che mostra, mediante una serie di terrazzamenti, un bellissimo orto botanico. In esso dimorano le specie che caratterizzano la vegetazione di tutti i continenti, ma in modo particolare, prevalgono quelle della macchia mediterranea.
Uno spettacolo che, mediante un gioco di spazi concavi e convessi, porta il visitatore a concentrarsi sull’intero paesaggio circostante, con la vista della città, del suo porto e del suo mare e delle piante.
Ben 15 ettari di colori e di profumi che mi hanno riportato a Larino, in particolare a quell’unicum, il Valloncello, in considerazione della sua destinazione naturale, un fiore all’occhiello del Centro Storico, un orto botanico ed un parco da far visitare e far vivere, soprattutto se diventa punto di riferimento anche di chi abita il Piano San Leonardo.
Ma non basta, infatti, volendo pensare di dare al Valloncello una continuità ed apertura verso le campagne circostanti, esso si lega all’olivo che circonda il Centro Storico, che risale da una parte e dall’altra il vallone della terra; che va dal fiume Biferno al Cigno, quello di Ururi, Montorio nei Frentani e Casacalenda; che va dal rivolo di Olivoli, fino alle Piane di Larino.
Una straordinaria e stupenda risorsa di paesaggi e di ambienti, di storia e di cultura, che colloca, dentro un mare di verde, il Centro Storico, al pari di una perla all’interno di un’ostrica.
Una risorsa turistica incomparabile nel momento in cui il territorio viene ricamato di percorsi naturali, storico-culturali da mettere a disposizione del turista mediante una attenta strategia di marketing, cioè di programmi e di azioni di comunicazione e valorizzazione oltre che di commercializzazione del ricco pacchetto.
Strade o sentieri, meglio bianche che asfaltate, comunque ben tenute; tabellazione perfetta per segnalare non solo i percorsi, ma, anche, le aziende agricole, gli opifici, le abitazioni, i siti archeologici, i servizi, i punti vendita, gli uffici di pubblica utilità, le fontane e le sorgenti, gli alberi secolari, i reperti di valore e altro ancora.
Tutto, dopo aver dato, con la formazione e l’informazione, la professionalità ad ogni singolo operatore e aver creato una squadra di guide esperte e capaci.
Un’operazione che parte dalle risorse (fondamentali e straordinarie) che uno ha; costa meno di dieci pale eoliche o di una fabbrica di biomasse; apre all’occupazione e crea un futuro ai giovani, oggi costretti a scappare da Larino; valorizza e non deturpa il territorio; sostiene l’agricoltura che, non dobbiamo dimenticarlo, è e rimarrà la nostra fondamentale risorsa; lascia il valore aggiunto alla nostra gente che, con intelligenza, ne faranno oggetto di nuovi investimenti, diversamente da quegli imprenditori, soprattutto di Regioni lontane, che i profitti li vanno ad investire altrove.
In questo modo, il sogno, una volta realizzato, apre, invece di chiudere, le prospettive di un futuro per la nostra realtà e per le realtà che ci guardano da vicino.
Un grande parco, quindi, fortemente segnato dall’olivo, ma esclusivo, con i suoi paesaggi unici, le armonie dei venti e degli uccelli, i siti archeologici, le sue fontane da recuperare, i suoi patriarchi di olivi e alberi secolari, in grado di puntualizzare storie, racconti, fatti di vita quotidiana, nonché il lavoro dei tanti agricoltori ed artigiani, le attività commerciali e professionali.
Un fantastico libro aperto, capace di riportare, insieme a tutto quello che è già stato scritto, pagine bianche per dare, così, la possibilità, soprattutto ai giovani ed ai giovanissimi, di scrivere pagine nuove, utili per il loro domani.
In questo modo, ne sono certo, diventa una bella soddisfazione governare la voglia di fare e di partecipare dei larinesi; la rinascita della nostra città che, come puoi ben capire, senza alternative al ridimensionamento e, per me, prossima perdita dell’ospedale, rischia di affossare definitivamente. Ed a ciò io mi ribello, inviandoti, con umiltà, questo mio sogno,.
Pasquale Di Lena – Larino, 1 Settembre 2010
Alla fine di Luglio ero a Barcellona per lavoro, non lontano dalla collina di Montjuic, luogo simbolo della città, che mostra, mediante una serie di terrazzamenti, un bellissimo orto botanico. In esso dimorano le specie che caratterizzano la vegetazione di tutti i continenti, ma in modo particolare, prevalgono quelle della macchia mediterranea.
Uno spettacolo che, mediante un gioco di spazi concavi e convessi, porta il visitatore a concentrarsi sull’intero paesaggio circostante, con la vista della città, del suo porto e del suo mare e delle piante.
Ben 15 ettari di colori e di profumi che mi hanno riportato a Larino, in particolare a quell’unicum, il Valloncello, in considerazione della sua destinazione naturale, un fiore all’occhiello del Centro Storico, un orto botanico ed un parco da far visitare e far vivere, soprattutto se diventa punto di riferimento anche di chi abita il Piano San Leonardo.
Ma non basta, infatti, volendo pensare di dare al Valloncello una continuità ed apertura verso le campagne circostanti, esso si lega all’olivo che circonda il Centro Storico, che risale da una parte e dall’altra il vallone della terra; che va dal fiume Biferno al Cigno, quello di Ururi, Montorio nei Frentani e Casacalenda; che va dal rivolo di Olivoli, fino alle Piane di Larino.
Una straordinaria e stupenda risorsa di paesaggi e di ambienti, di storia e di cultura, che colloca, dentro un mare di verde, il Centro Storico, al pari di una perla all’interno di un’ostrica.
Una risorsa turistica incomparabile nel momento in cui il territorio viene ricamato di percorsi naturali, storico-culturali da mettere a disposizione del turista mediante una attenta strategia di marketing, cioè di programmi e di azioni di comunicazione e valorizzazione oltre che di commercializzazione del ricco pacchetto.
Strade o sentieri, meglio bianche che asfaltate, comunque ben tenute; tabellazione perfetta per segnalare non solo i percorsi, ma, anche, le aziende agricole, gli opifici, le abitazioni, i siti archeologici, i servizi, i punti vendita, gli uffici di pubblica utilità, le fontane e le sorgenti, gli alberi secolari, i reperti di valore e altro ancora.
Tutto, dopo aver dato, con la formazione e l’informazione, la professionalità ad ogni singolo operatore e aver creato una squadra di guide esperte e capaci.
Un’operazione che parte dalle risorse (fondamentali e straordinarie) che uno ha; costa meno di dieci pale eoliche o di una fabbrica di biomasse; apre all’occupazione e crea un futuro ai giovani, oggi costretti a scappare da Larino; valorizza e non deturpa il territorio; sostiene l’agricoltura che, non dobbiamo dimenticarlo, è e rimarrà la nostra fondamentale risorsa; lascia il valore aggiunto alla nostra gente che, con intelligenza, ne faranno oggetto di nuovi investimenti, diversamente da quegli imprenditori, soprattutto di Regioni lontane, che i profitti li vanno ad investire altrove.
In questo modo, il sogno, una volta realizzato, apre, invece di chiudere, le prospettive di un futuro per la nostra realtà e per le realtà che ci guardano da vicino.
Un grande parco, quindi, fortemente segnato dall’olivo, ma esclusivo, con i suoi paesaggi unici, le armonie dei venti e degli uccelli, i siti archeologici, le sue fontane da recuperare, i suoi patriarchi di olivi e alberi secolari, in grado di puntualizzare storie, racconti, fatti di vita quotidiana, nonché il lavoro dei tanti agricoltori ed artigiani, le attività commerciali e professionali.
Un fantastico libro aperto, capace di riportare, insieme a tutto quello che è già stato scritto, pagine bianche per dare, così, la possibilità, soprattutto ai giovani ed ai giovanissimi, di scrivere pagine nuove, utili per il loro domani.
In questo modo, ne sono certo, diventa una bella soddisfazione governare la voglia di fare e di partecipare dei larinesi; la rinascita della nostra città che, come puoi ben capire, senza alternative al ridimensionamento e, per me, prossima perdita dell’ospedale, rischia di affossare definitivamente. Ed a ciò io mi ribello, inviandoti, con umiltà, questo mio sogno,.
Pasquale Di Lena – Larino, 1 Settembre 2010
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