CHI VA IN PARADISO
Noi lo sappiamo da sempre per conoscenza diretta della vita di chi si alza la mattina ben presto per andare al lavoro e torna la sera stracco e affamato a vivere una cena con la famiglia intorno alla tavola ad ascoltare le riflessioni e le speranze, la voglia di ribellione contro i padroni che si sentivano padroni della tua vita e della vita della tua famiglia.
Non abbiamo mai avuto dubbi sulle possibilità della classe operaia di varcare le soglie del Paradiso.
Apriamo, prima di entrare nel merito della questione, una parentesi che ci permette di far capire ancora di più il significato, il valore di quello che è successo l’altro giorno a L’Aquila.
Sono anni, come tutti sanno, che i giornali si occupano fondamentalmente di Berlusconi e delle sue “virtù”, fra le quali, ultimamente, spicca quella del ricatto come metodo per far tacere e paralizzare i suoi avversari. La novità è che li accusa di peccati che lui conosce bene, per averli consumati in prima persona con i suoi legali di ieri, che tornano oggi sulla scena e diventano ancor più inquietanti.
Un uomo che viene messo in discussione da un personaggio sbiadito come Fini e che è contornato da persone di ingegno altissimo come i suoi portavoce, Capezzone e Quagliarella; di poeti sublimi, come Bondi e di amici disinteressati come Bossi che, da quando la Gelmini l’ha ritenuto degno di ricevere una laurea honoris causa per il contributo dato a tenere unita l’Italia, ha sfoderato, come un tempo, il dito medio nei confronti di tutti quelli che hanno vomitato alla notizia della Ministro della distruzione più che dell’Istruzione.
Ebbene, in mezzo a questa figura ingombrante e a tanti tristi comprimari che si divertono a ridere dei valori e delle istituzioni, è sbocciata, come rosa del deserto, la notizia della restituzione di un tesoro di 150 mila euro trovato tra le macerie del terremoto a L’Aquila da parte degli operai dipendenti di una impresa “ I Platani” del gruppo Palmerini, azienda aquilana.
Operai, si operai, cioè quelli che l’informazione, da anni, ha pensato di far sparire, dando, agli stessi partiti da essi ispirati, la sensazione che facevano parte di un lontano passato.
Operai, persone di carne e ossa, dotate di braccia e, soprattutto, di cervello e di cuore, che sudano, lavorano - quando trovano da lavorare - vengono sfruttate dal padrone di turno, vivono duramente la crisi, imprecano e, spesso, bestemmiano, per le ingiustizie di una società in mano a gente che, invece, ruba, arraffa, imbroglia, lecca, infama, ricatta, spreca, si abbuffa, stupra, vende la propria anima, e, a volte, si annoia anche.
Operai che quando hanno trovato il tesoro composto da buoni postali, 10 orologi e altri oggetti di valore, guidati dal capo cantiere, Massimo Colaiuda, li hanno raccolti e portati alla caserma dei carabinieri più vicina perché venisse restituito ai proprietari della casa crollata.
Hanno detto “non è roba nostra” ed hanno messo tutto nelle mani dei rappresentanti dell’Arma.
Una notizia che ci ha ridato fiato e voglia di soffiare più che mai, nel momento in cui siamo tornati a vivere la realtà, un mondo fatto di normalità.
Un mondo libero, non invaso dalla presenza asfissiante e ingombrante di un uomo che si avvale dei tacchi per apparire più alto; di mille avvocati per sentirsi protetto e di escort per sentirsi ancora potente.
Sembra che lor signori e lo stesso Berlusconi abbiano reagito alla notizia con un sorriso, convinti più che mai che essi sono i soli ad andare in Paradiso attraverso una circostanziata raccomandazione da parte della gerarchia vaticana. Parola di Bertone.
Non lo nascondiamo, noi che siamo vènti che soffiamo sempre da una parte sola, siamo stati presi dalla notizia che ha visto protagonisti gli operai aquilani e ci siamo anche commossi.
Vogliamo ringraziare questi galantuomini, signori davvero, per di più abruzzesi forti e gentili, che sanno vivere e far vivere le emozioni.
Gli operai, oggi è certo più che mai, in Paradiso ci vanno da sempre e, per di più, senza alcuna raccomandazione.
A Vòreie
Non abbiamo mai avuto dubbi sulle possibilità della classe operaia di varcare le soglie del Paradiso.
Apriamo, prima di entrare nel merito della questione, una parentesi che ci permette di far capire ancora di più il significato, il valore di quello che è successo l’altro giorno a L’Aquila.
Sono anni, come tutti sanno, che i giornali si occupano fondamentalmente di Berlusconi e delle sue “virtù”, fra le quali, ultimamente, spicca quella del ricatto come metodo per far tacere e paralizzare i suoi avversari. La novità è che li accusa di peccati che lui conosce bene, per averli consumati in prima persona con i suoi legali di ieri, che tornano oggi sulla scena e diventano ancor più inquietanti.
Un uomo che viene messo in discussione da un personaggio sbiadito come Fini e che è contornato da persone di ingegno altissimo come i suoi portavoce, Capezzone e Quagliarella; di poeti sublimi, come Bondi e di amici disinteressati come Bossi che, da quando la Gelmini l’ha ritenuto degno di ricevere una laurea honoris causa per il contributo dato a tenere unita l’Italia, ha sfoderato, come un tempo, il dito medio nei confronti di tutti quelli che hanno vomitato alla notizia della Ministro della distruzione più che dell’Istruzione.
Ebbene, in mezzo a questa figura ingombrante e a tanti tristi comprimari che si divertono a ridere dei valori e delle istituzioni, è sbocciata, come rosa del deserto, la notizia della restituzione di un tesoro di 150 mila euro trovato tra le macerie del terremoto a L’Aquila da parte degli operai dipendenti di una impresa “ I Platani” del gruppo Palmerini, azienda aquilana.
Operai, si operai, cioè quelli che l’informazione, da anni, ha pensato di far sparire, dando, agli stessi partiti da essi ispirati, la sensazione che facevano parte di un lontano passato.
Operai, persone di carne e ossa, dotate di braccia e, soprattutto, di cervello e di cuore, che sudano, lavorano - quando trovano da lavorare - vengono sfruttate dal padrone di turno, vivono duramente la crisi, imprecano e, spesso, bestemmiano, per le ingiustizie di una società in mano a gente che, invece, ruba, arraffa, imbroglia, lecca, infama, ricatta, spreca, si abbuffa, stupra, vende la propria anima, e, a volte, si annoia anche.
Operai che quando hanno trovato il tesoro composto da buoni postali, 10 orologi e altri oggetti di valore, guidati dal capo cantiere, Massimo Colaiuda, li hanno raccolti e portati alla caserma dei carabinieri più vicina perché venisse restituito ai proprietari della casa crollata.
Hanno detto “non è roba nostra” ed hanno messo tutto nelle mani dei rappresentanti dell’Arma.
Una notizia che ci ha ridato fiato e voglia di soffiare più che mai, nel momento in cui siamo tornati a vivere la realtà, un mondo fatto di normalità.
Un mondo libero, non invaso dalla presenza asfissiante e ingombrante di un uomo che si avvale dei tacchi per apparire più alto; di mille avvocati per sentirsi protetto e di escort per sentirsi ancora potente.
Sembra che lor signori e lo stesso Berlusconi abbiano reagito alla notizia con un sorriso, convinti più che mai che essi sono i soli ad andare in Paradiso attraverso una circostanziata raccomandazione da parte della gerarchia vaticana. Parola di Bertone.
Non lo nascondiamo, noi che siamo vènti che soffiamo sempre da una parte sola, siamo stati presi dalla notizia che ha visto protagonisti gli operai aquilani e ci siamo anche commossi.
Vogliamo ringraziare questi galantuomini, signori davvero, per di più abruzzesi forti e gentili, che sanno vivere e far vivere le emozioni.
Gli operai, oggi è certo più che mai, in Paradiso ci vanno da sempre e, per di più, senza alcuna raccomandazione.
A Vòreie
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