IL RITORNO DI ENZO DI MARIA

Quando succede qualcosa che fa capire l’importanza di questa nostra Larino, come quella di mettere in luce uno dei pezzi importanti del suo patrimonio, qual è la Villa Zappone, torna in mente, anche a noi vènti, che abbiamo avuto il piacere di sfiorarlo sin da piccolo, quando abitava da Pietrantonio, Enzo Di Maria, l’architetto che sapeva diffondere la sua innata simpatia.

Ci manca il profumo della sua intelligenza e della sua passione, il sapore della sua polemica, mai irriguardosa e scostante, ma delicata come una “pummarola” a base di olio “gentile e saligna” di Larino, aglio e foglie di basilico. “Pummarola” per condire spaghetti o, anche, “taccuezzelle” o “taccozze a melenare”, cioè, il più semplice dei piatti, il più ricco di sapori onesti e veri, il cuore dell’emozione.

Il piatto che ti guarda negli occhi e si lascia guardare, che solo i poveri di spirito non riescono a gustare, ma solo a mangiare come qualsiasi altra cosa da ingoiare che capiti tra le mani.

Ma Enzo Di Maria non manca solo a noi vènti, senza patria, affamati di libertà e di trasparenza, ma, soprattutto, a Larino, alla sua città tanto amata, alla quale ha dedicato il suo tempo e tutto il suo sapere, senza mai preoccuparsi di essere copiato e, spesso, maltrattato da quanti riescono a nascondere le incapacità e l’indole di servi con la ipocrisia.

Manca a Larino questo fantastico sognatore con la testa sempre alzata e schiena dritta, sempre pronto a donarti il suo sorriso ed a raccontarti l’ultima delle sue riflessioni.

Manca a Larino non solo Enzo, ma una schiera di Enzo Di Maria, essenziali per spazzar via quanti hanno ridotto a poca cosa questa stupenda città che, proprio ieri, si diceva, ha aperto alla gente uno dei suoi tesori raccolti nei resti di Villa Zappone.

Da tempo chiusa e, ormai, ridotta a poca cosa, ma, bisogna dirlo, è anche quella che ha salvato tutto ciò che resta di una vasta area archeologica, coperta da palazzi dopo lo scempio che ha caratterizzato, a cavallo degli anni ‘60/70, lo sviluppo di Pian S. Leonardo.

Abbiamo già salutato positivamente la notizia di questa apertura ed abbiamo avuto modo di seguire, la settimana scorsa, l’impegno ed il lavoro di due assessori, Starita e Pontico, che ora, dopo il taglio del nastro da parte delle autorità intervenute, aspettano di essere onorati di un progetto che dia continuità a questo loro impegno e porti a importanti risultati.

Quelli che sognava Enzo Di Maria quando parlava di Villa Zappone e dell’Anfiteatro, del Centro storico e raccontava agli amici ed agli ospiti occasionali i tesori di una città e, poi, prendendoli per mano li accompagnava e li indicava ad uno ad uno questi tesori, dalla Villa comunale alla Fonte di Basso; dalla Stazione alla Torre di Palma.

Sapere che si vuole dedicare a lui Largo delle Rose, la piazzetta che più amava, poco lontano da casa sua, in via Leone, è una gioia grande perché ha il significato di un ritorno di Enzo in mezzo a tutti, noi vènti compresi.

E ciò fa sperare che le sue idee, la sua dirittura morale e umana, possano diventare esempi e speranze per una Larino che ha bisogno di tornare, con la sua immagine di città che ha molte cose da raccontare e molte di più da dare a un territorio che, con le recenti invasioni barbariche, quelle che stanno facendo perdere i gioielli di famiglia, e non solo, rischia di saltare.
A Voreie

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