articolo per Barolo & Co
Con il passare del tempo per il vino diventa sempre più difficile e pericoloso vivere la situazione di mito e di rito nella quale è stato posto con la rivoluzione della metà degli anni '80, che ha messo la qualità al centro di quel processo che ha segnato la storia e l'immagine di una bevanda protagonista e, come tale, di grande attualità e modernità.
Bisogna andare al superamento di questo stato, irto di pericoli perché il mito è sempre un qualcosa che nasce all'improvviso e in modo esagerato e all'improvviso muore, cade dal suo piedistallo per rimanere un valore solo per quattro nostalgici; perché il rito alla lunga finisce con l'annoiare, diventare routine che stanca e toglie interesse.
C'è la necessità di ridare al vino quel suo ruolo di alimento e, come tale, componete importante di un'alimentazione sana che è parte della quotidianità, ben sapendo che è un bicchiere di buon vino a pranzo ed a cena quello che aiuta la salute del consumatore e non la saltuarietà o l'abbondanza in occasioni particolari, che possono portare solo alla ubriachezza.
In questo senso è da aggiornare il messaggio "Bere poco per bere bene" che lo scorso anno abbiamo lanciato ai giovani con il progetto "Per Bacco ragazzi!" ed aggiungere "tutti i giorni" per dare più forza e più significato alla ricerca di una qualità del vivere che vede le nuove generazioni sempre più attente protagoniste.
Un percorso necessario e di grande attualità che chiama in causa i produttori ed i loro collaboratori tecnici che, dopo la giusta scelta della qualità, hanno preferito una parte sola di questo percorso, quella segnata dall'immagine e dal pregio, abbandonando la parte riservata alla quotidianità, sicuramente perché appagati dai risultati e dalla notorietà.
Sappiamo che molti sono ancora frastornati dal periodo dei grandi successi e dei lauti guadagni, ma non pochi sono quelli che stanno toccando con mano una nuova realtà del mercato che registra nuovi paesi produttori in numero crescente, molti sconosciuti fino a ieri, che si presentano non solo con una immagine interessante, ma anche con un rapporto vincente qualità/prezzo.
Abbiamo avuto modo di verificare questo aspetto a Montpellier con la visita a Vinsud la manifestazione fieristica promossa dalla Regione della Lanquedoc - Roussillon con la Francia che vive con apprensione ed ansia questa improvvisa e diretta concorrenza con la gran parte di questi nuovi paesi produttori o che si affacciano per la prima volta sul mercato globale che propongono vini provenienti fondamentalmente dai pinot, chardonnay, merlot e cabernet, cioè dai vitigni che hanno reso i vini francesi famosi nel mondo.
Un problema che non ci tocca e di ciò bisogna esser grati al mondo contadino che ha saputo conservare e rendere straordinariamente ricco il nostro patrimonio ampelografico con centinaia e centinaia di varietà autoctone ed altre provenienti da più parti.
Una impressione, quella ricavata dalla visita di Vinsud che, pochi giorni dopo, si è trasformata in presa d'atto di una realtà che la Mostra degli operatori tedeschi, la "ProWine" di Düsseldorf, ha saputo presentare con dovizia di particolari.
Per capire fino in fondo un mondo in continua evoluzione che non smette di stupire, qual è quello del vino, abbiamo riservato a questa fiera una visita particolare che ci ha portati a toccare ogni stand ed a ritornare là dove c'era bisogno di trovare una certezza di giudizio ad una impressione non chiara della situazione ricavata dal primo contatto con una realtà.
Chi ci ha impressionati di più, e in modo molto positivo, sono stati i paesi dell'Est, in particolare quelli che sono pronti per entrare in Europa, che hanno messo in bella mostra realtà produttive di grande interesse paesaggistico - ambientale, storico -culturale, con vini interessanti sia sotto l'aspetto dei caratteri organolettici che dell'immagine, con una dimostrazione di professionalità testimoniata anche dai tanti, per la gran parte giovani, rappresentanti di aziende o consorzi, di enti pubblici e privati.
Una realtà che va ad arricchire l'immagine della vitivinicoltura europea e che può dare un importante contributo alle azioni di promozione e di valorizzazione di un mosaico composto da tanti tasselli, tutti importanti per conquistare i mercati, in particolare i nuovi, quelli composti da centinaia di milioni di potenziali consumatori.
A questa realtà devono far riferimento le politiche vitivinicole della UE, in particolare quelle riferite alla comunicazione ed alla promozione di una bevanda strategica per l'agricoltura della vecchia e della nuova Europa, significativa di uno stile alimentare che è stile di vita, identità, storia, cultura della gran parte dei paesi aderenti.
Uno stile alimentare ed uno stile di vita che, da tempo, è diventato un punto di riferimento e che ha spazi enormi per raccogliere nuove attenzioni.
Un buon rapporto qualità-prezzo ed una corretta immagine sono indispensabile per affrontare il mercato globale con mirate azioni di comunicazione e promozione che diventeranno sempre più gli elementi decisivi di confronto e scontro sui mercati.
Queste azioni e il marketing nella sua complessità diventano decisive per il futuro della nostra vitivinicoltura.
Intorno ad esse si deve concentrare lo sforzo di tutti i soggetti, pubblici e privati, particolarmente interessati alla allo sviluppo ed alla crescita di questo fondamentale comparto dalla agricoltura.
Insieme alla qualità ed al pregio ci sono altri importanti elementi da comunicare e promuovere per una diversa e nuova valorizzazione del vino. Pensiamo allo stile di vita che c'è dietro al vino con la sua alimentazione, il culto della tavola, il gusto del dialogo, il valore della fantasia, il piacere della creatività, la ricerca delle emozioni.
La stessa scienza medica non ha più dubbi sulla bontà di un uso moderato del vino.
A Montpellier la commissione speciale dell'Oiv tirando le somme di dieci anni di ricerca ha riaffermato quando già si sapeva di questo rapporto dopo i risultati espressi dal cosiddetto "paradosso frencese" e dell'importanza degli antiossidanti presenti nel vino e l'effetto protettivo della componente alcolica del vino con la riduzione del rischio di morte per infarto del miocardo.
Comunicare questi risultati nel modo più corretto e cioè che gli effetti positivi non dipendono dalla quantità, ma dall'uso moderato e costante, vuol dire riportare il vino al suo ruolo di alimento, di prodotto che esprime cultura e provoca amicizia, dialogo, vuol dire ridare al vino quel suo ruolo di centralità a tavola indispensabile per un rilancio dei consumi allargando la cerchia dei consumatori e non la quantità pro capite del consumo.
p.di lena – art. marzo 2004 – Barolo e co.
Bisogna andare al superamento di questo stato, irto di pericoli perché il mito è sempre un qualcosa che nasce all'improvviso e in modo esagerato e all'improvviso muore, cade dal suo piedistallo per rimanere un valore solo per quattro nostalgici; perché il rito alla lunga finisce con l'annoiare, diventare routine che stanca e toglie interesse.
C'è la necessità di ridare al vino quel suo ruolo di alimento e, come tale, componete importante di un'alimentazione sana che è parte della quotidianità, ben sapendo che è un bicchiere di buon vino a pranzo ed a cena quello che aiuta la salute del consumatore e non la saltuarietà o l'abbondanza in occasioni particolari, che possono portare solo alla ubriachezza.
In questo senso è da aggiornare il messaggio "Bere poco per bere bene" che lo scorso anno abbiamo lanciato ai giovani con il progetto "Per Bacco ragazzi!" ed aggiungere "tutti i giorni" per dare più forza e più significato alla ricerca di una qualità del vivere che vede le nuove generazioni sempre più attente protagoniste.
Un percorso necessario e di grande attualità che chiama in causa i produttori ed i loro collaboratori tecnici che, dopo la giusta scelta della qualità, hanno preferito una parte sola di questo percorso, quella segnata dall'immagine e dal pregio, abbandonando la parte riservata alla quotidianità, sicuramente perché appagati dai risultati e dalla notorietà.
Sappiamo che molti sono ancora frastornati dal periodo dei grandi successi e dei lauti guadagni, ma non pochi sono quelli che stanno toccando con mano una nuova realtà del mercato che registra nuovi paesi produttori in numero crescente, molti sconosciuti fino a ieri, che si presentano non solo con una immagine interessante, ma anche con un rapporto vincente qualità/prezzo.
Abbiamo avuto modo di verificare questo aspetto a Montpellier con la visita a Vinsud la manifestazione fieristica promossa dalla Regione della Lanquedoc - Roussillon con la Francia che vive con apprensione ed ansia questa improvvisa e diretta concorrenza con la gran parte di questi nuovi paesi produttori o che si affacciano per la prima volta sul mercato globale che propongono vini provenienti fondamentalmente dai pinot, chardonnay, merlot e cabernet, cioè dai vitigni che hanno reso i vini francesi famosi nel mondo.
Un problema che non ci tocca e di ciò bisogna esser grati al mondo contadino che ha saputo conservare e rendere straordinariamente ricco il nostro patrimonio ampelografico con centinaia e centinaia di varietà autoctone ed altre provenienti da più parti.
Una impressione, quella ricavata dalla visita di Vinsud che, pochi giorni dopo, si è trasformata in presa d'atto di una realtà che la Mostra degli operatori tedeschi, la "ProWine" di Düsseldorf, ha saputo presentare con dovizia di particolari.
Per capire fino in fondo un mondo in continua evoluzione che non smette di stupire, qual è quello del vino, abbiamo riservato a questa fiera una visita particolare che ci ha portati a toccare ogni stand ed a ritornare là dove c'era bisogno di trovare una certezza di giudizio ad una impressione non chiara della situazione ricavata dal primo contatto con una realtà.
Chi ci ha impressionati di più, e in modo molto positivo, sono stati i paesi dell'Est, in particolare quelli che sono pronti per entrare in Europa, che hanno messo in bella mostra realtà produttive di grande interesse paesaggistico - ambientale, storico -culturale, con vini interessanti sia sotto l'aspetto dei caratteri organolettici che dell'immagine, con una dimostrazione di professionalità testimoniata anche dai tanti, per la gran parte giovani, rappresentanti di aziende o consorzi, di enti pubblici e privati.
Una realtà che va ad arricchire l'immagine della vitivinicoltura europea e che può dare un importante contributo alle azioni di promozione e di valorizzazione di un mosaico composto da tanti tasselli, tutti importanti per conquistare i mercati, in particolare i nuovi, quelli composti da centinaia di milioni di potenziali consumatori.
A questa realtà devono far riferimento le politiche vitivinicole della UE, in particolare quelle riferite alla comunicazione ed alla promozione di una bevanda strategica per l'agricoltura della vecchia e della nuova Europa, significativa di uno stile alimentare che è stile di vita, identità, storia, cultura della gran parte dei paesi aderenti.
Uno stile alimentare ed uno stile di vita che, da tempo, è diventato un punto di riferimento e che ha spazi enormi per raccogliere nuove attenzioni.
Un buon rapporto qualità-prezzo ed una corretta immagine sono indispensabile per affrontare il mercato globale con mirate azioni di comunicazione e promozione che diventeranno sempre più gli elementi decisivi di confronto e scontro sui mercati.
Queste azioni e il marketing nella sua complessità diventano decisive per il futuro della nostra vitivinicoltura.
Intorno ad esse si deve concentrare lo sforzo di tutti i soggetti, pubblici e privati, particolarmente interessati alla allo sviluppo ed alla crescita di questo fondamentale comparto dalla agricoltura.
Insieme alla qualità ed al pregio ci sono altri importanti elementi da comunicare e promuovere per una diversa e nuova valorizzazione del vino. Pensiamo allo stile di vita che c'è dietro al vino con la sua alimentazione, il culto della tavola, il gusto del dialogo, il valore della fantasia, il piacere della creatività, la ricerca delle emozioni.
La stessa scienza medica non ha più dubbi sulla bontà di un uso moderato del vino.
A Montpellier la commissione speciale dell'Oiv tirando le somme di dieci anni di ricerca ha riaffermato quando già si sapeva di questo rapporto dopo i risultati espressi dal cosiddetto "paradosso frencese" e dell'importanza degli antiossidanti presenti nel vino e l'effetto protettivo della componente alcolica del vino con la riduzione del rischio di morte per infarto del miocardo.
Comunicare questi risultati nel modo più corretto e cioè che gli effetti positivi non dipendono dalla quantità, ma dall'uso moderato e costante, vuol dire riportare il vino al suo ruolo di alimento, di prodotto che esprime cultura e provoca amicizia, dialogo, vuol dire ridare al vino quel suo ruolo di centralità a tavola indispensabile per un rilancio dei consumi allargando la cerchia dei consumatori e non la quantità pro capite del consumo.
p.di lena – art. marzo 2004 – Barolo e co.
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