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La dolce tradizione del Molise: le ostie ripiene

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di Lara De Luna -------la Repubblica In tutto la regione, da Agnone a Sepino, il natale ha la forma dell'ostia e il ripieno dolce di miele e frutta secca Il Molise è una delle regioni italiane di cui si conoscono meno le tradizioni, gli usi e i costumi. Di qualsiasi tipo essi siano, in particolar modo quelle enogastronomiche. La maggior parte dei sapori tramandati dalle storie e dei ricordi, qui viaggiano sulla via delle transumanze; ovvero quelle strade che in Molise, ma non solo, venivano percorse dai pastori durante l'inverno ed è proprio nella vita dei pastori, delle loro famiglie e nelle necessità dei lunghi mesi fuori casa insieme al gregge, che nascono la maggior parte delle ricette. In particolar modo quelle di festa e quelle natalizie. Tra queste, uno dei dolci meno conosciuti e dalla storia più intima, particolarmente legata al territorio del basso Tirreno (ne esistono varianti anche nella provincia di Foggia), sono le ostie ripiene. Un dolce semplicissimo, che uni

DEDICA A LARINO

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di Paquale Di Lena -- su l a Fonte di Giugno 2021 Una tesi d laurea che parla di Larino e riporta le “Indagini sul lessico dell’alimentazione e dei riti nel dialetto di Larino”. Una ricerca ricca, minuziosa, con ben sette delle 191 pagine che compongono la tesi, dedicate alla bibliografia. Tesi discussa alcune settimane fa presso il Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze sociali de l’Università degli studi “G. D’Annunzio” Chieti-Pescara, da Carla Mammarella, dopo la frequentazione del “Corso di laurea magistrale in filologia linguistica e tradizioni letterarie”. Un lavoro premiato con 110 e lode, che apre una finestra su Larino, il suo territorio, le sue radici. Le più preziose, quali sono quelle che rappresentano più di altre l’identità di ogni larinese, quali la lingua e le tradizioni. Il dialetto, la lingua parlata, un tempo ovunque: nella piazza, davanti alla Cattedrale, nei vicoli, nei campi e nelle case. Le tradizioni, memoria e ritualità a significare la continuità co

Perchè no al fotovoltaico su terreni agricoli

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--------------------------------------------------------------------------------di LOREDANA PIETRONIRO-- --------------------------------------------------------------------------------- Produrre energia elettrica con l’uso di pannelli fotovoltaici è una pratica che si sta sempre più diffondendo, anche grazie a sostanziosi contributi, e alla quale non si può che guardare con favore, dal momento che si utilizza una fonte energetica inesauribile, il sole, e si contribuisce in modo sostanziale alla riduzione di emissione in atmosfera di gas serra. Accanto alla creazione di piccoli impianti localizzati sui tetti degli edifici, però, stanno ora iniziando a proliferare le richieste di autorizzazione alla creazione di impianti a terra, denominati un po’ eufemisticamente “parchi fotovoltaici”: si tratta di schiere di pannelli disposti in file parallele con adeguato orientamento, sopraelevati rispetto al piano di campagna. Il Molise non è esente da questo fenomeno, infatti sono state già p

Tassa di successione, proposte e barricate

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di Umberto Berardo La tassa sulle successioni e le donazioni in Italia, prevista da un Regio Decreto sin dal 1923, è attualmente tra le più basse al mondo ed è molto al di sotto della media Ocse. L’aliquota in linea diretta con una franchigia di un milione di euro per ciascun beneficiario è attestata al 4% sul valore complessivo netto. Nei Paesi europei è progressiva ed oscilla dal 5% fino al 45%. In Germania è al 30%, in Spagna al 34%, in Gran Bretagna il 40%, in Francia il 45%. L’erario italiano da tale imposizione incassa appena ottocento milioni di euro contro i 14 miliardi della Francia, i 7 della Germania, i 6 della Gran Bretagna e i 2,7 della Spagna. Sicuramente tale paragone su un solo tipo di imposta non dà un quadro esauriente della pressione fiscale in Europa, ma è certo che l’Italia per la tassa di successione e donazioni rappresenta quello che si definisce un “paradiso fiscale. Da anni si continua a parlare di una revisione di tale imposta, ma non si riesce a cavare un ra

Voglia di Tintilia, voglia di Molise

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di Pasquale Di Lena . In questi ultimi giorni mi è stata fatta richiesta da più parti di notizie sul vino principe del nostro Molise, la Tintilia. Ho pensato che c'è tanta voglia di Tintilia , e, ne sono certo, del Molise, ed è così che ho scritto questo articolo per tutti quelli che hanno bisogno di avere notizie su questo prezioso testimone del nostro territorio. Per altre informazioni invito a rivolgersi a chi ha dedicato a questo vino tempo e passione con la pubblicazione, per la tipografia Lampo di Campobasso, di un un bel libro nel 2007, la "Tintilia del Molise". Parlo di Michele Tanno , mio caro amico, che ha dato e continua a dare tanta immagine al ricco e, sempre più prezioso, patrimonio di biodiversità di quella farfalla stupenda che è il Molise. Voglia di un vino, la Tintilia , che, con il suo riconoscimento di vino doc/dop “ Tintilia del Molise ”, diventa a tutti gli effetti il testimone principe del territorio molisano, poco più esteso (4.460 Km²) di quel

A FES’TE DE SAN PARDE

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di Pasquale Di Lena Quanne è u mèse de magge,/ e magge è u mèse chiù bbiélle,/ nu paèse mije è fès’te.// A ddòre du hjiéne te éndre dénde/ nziéme è quèlle di cagge.// A tèrra préne ze prepare è partorì,/ i ggéraneje e i ròse ’ngòppe i ballecune/ e a cambàne che sòne è s’devallùne.// I larenate so tutte cuendiénde,/ u sòle ze chemènze è farse sèndì,/ u cigne cande e ze reschiare,/ ze resèndene a bbande/ e i prime spare.// Tènne chiù vòje de senà i cambàne.// Cavezune curte, cammìce spendate,/ uajù che ze preparene a prime chemmenejòne,/ avete, èppène sbòcciate,/ cu prime penziere pa mòre,/ e ognune i vé a (g)uelìje du gelate.// Ze chemènze cu Paleje pe san Premeiane/ pe fenì che san Parde fès’ta uneche/ bbèll’èssaje, tutte particolare.// I ggènde èrrìvene/ da i pòs’te chiù lendane:/ Napele, Ròme, Mìlane/ Bbèlge, Mèreche, Auès’traleje,/ Svizzere, Canadà, Germaneje/ Bòlògne, Gèneve,Tòrine,/ pe reégne com’è na vòte Larine.// Ciènde è chiù carre chiine de hiure,/ de c

Papa Francesco sulla condivisione dei beni

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di Umberto Berardo Nell’omelia durante la celebrazione eucaristica di domenica 11 aprile nella chiesa di Santo Spirito in Sassia a Roma papa Francesco ha affrontato il tema cristiano della misericordia che non è solo compassione e perdono, ma capacità di attaccamento amorevole di una persona verso le altre non a parole ma attraverso opere. Questa virtù, proveniente per i cristiani dall’amore infinito di Dio, deve esprimersi attraverso una fede che non può essere vuoto spiritualismo, ma capacità d’incarnarsi nella storia per farsi testimonianza dei doni di Dio all’umanità condividendoli con gli altri. Il papa ha affermato al riguardo: "Non rimaniamo indifferenti, non viviamo una fede a metà, che riceve ma non dà, che accoglie il dono ma non si fa dono" ed ancora "Siamo stati misericordiati, diventiamo misericordiosi. Perché se l'amore finisce con noi stessi, la fede si prosciuga in un intimismo sterile. Senza gli altri diventa disincarnata. Senza le opere di miseric