L’alimentazione umana nella preistoria
Cinque milioni di anni fa l’uomo primitivo abitava il suolo della foresta ed era essenzialmente erbivoro. Iniziò presto ad avere dei problemi perché il suo apparato digestivo era rimasto simile a quello del cugino evolutivo che viveva su gli alberi e aveva maggiore disponibilità di cibo. Troppo lento perché diventi predatore, non attrezzato di denti e artigli per strappare la carne delle carcasse, si avventurò nella savana e iniziò a nutrirsi anche di carogne. Quando il suo successore apparve, era già diverso. Testa più grossa e apparato masticatorio più potente, più piccoli i canini forse per l’uso non ancora dimostrato dei primi utensili. Con pietre scheggiate le femmine ripulivano le carcasse di animali abbandonate da altri predatori, uccidevano, carne magari spessa putrefatta che arricchiva una dieta ancora fortemente vegetariana. Per due milioni di anni cambiò poco, vita breve altissima mortalità infantile, durezza, però l’equilibrio sull’ambiente era stabilito. Poi due milioni d