La bistecca coltivata in casa.
Dal Giappone il progetto "fai da te", ovvero coltivare, nella cucina di casa, con un semplice bioreattore carne partendo da poche cellule animali. Come dire che non servono laboratori, ma solo la pazienza di trovare un posto in cucina per il bioreattore domestico.
In pratica eliminare le stalle e lasciare liberi gli animali che fino ad ora ci hanno sfamato. Se penso alle stalle super intensive tiro un sospiro di sollievo, ma poi torno a pensare alla perdita di biodiversità animale, cioè a uno dei tanti effetti che rendono questo mondo preoccupante nel momento in cui stravolgono, anche con le stalle superintensive, la natura. Effetti, tutti, di una stessa causa, il tipo di sviluppo che ha dato vita alla globalizzazione, il neoliberismo, che ci sta trasformando, sempre più, in macchine atte solo a consumare per appagare l’ingordigia del dio denaro e della sua intelligenza artificiale.
Una notizia, quella della carne coltivata in una cucina trasformata in laboratorio, che mi porta, ancor più, a considerare che la crisi del vino è solo all’inizio e così, per quanto riguarda l’Italia (non a caso), la crisi dell’olio, che, un domani non lontano vedrà la vite e l’olivo ridotti a semplici alberi da ornamento, con il “bel Paese”, un lontano ricordo con i suoi paesaggi tutti trasformati, privi di bellezza e di note musicali proprie della natura. Paesaggi che non hanno più la capacità di guardarti, visto che non si lasciano guardare. Sono, sempre più, imbrattati di pali eolici e pannelli solari, produttori di energia pulita, che, il dio denaro, pensa come possibile sostituzione, della sola vera energia pulita, quella vitale, il cibo. Quel cibo che, nei millenni, ha nutrito la storia e la cultura, reso unici i paesaggi e prodotto uno stile di vita, con la tavola protagonista, che ha ben raccontato la Dieta Mediterranea.
È normale che tutto è artificiale se a produrlo è l’intelligenza artificiale, come è normale che tutto è naturale se a produrlo è l’intelligenza e, non solo, la sensibilità dell’essere umano e animale, degli stessi vegetali. Ecco perché il sistema della finanza (banche e multinazionali) o del dio denaro, ha una sua caratteristica ben precisa che è quella di depredare e distruggere non avendo il senso del limite e del finito. Un sistema destinato all’autodistruzione comunque, se l’intelligenza naturale con i suoi fondamentali valori - a partire dal rispetto e dal dialogo - non torna a ridare la serenità alla nostra “Madre Terra” che ci ospita e ci nutre, non a caso, da tempo dimenticata. Ridare serenità alla nostra amata “Madre Terra” vuol dire riprendere nelle proprie mani la politica per assistere al crollo, implosione del sistema, senza essere coinvolti. Liberi, con la nostra intelligenza, di dare la continuità persa a un mondo impazzito, nelle mani di criminali privilegiati dal dio denaro, che li rappresenta tutti, visto che non è più un mezzo, ma solo un fine che, con il consumismo esasperato, crea disuguaglianze, povertà, disvalori, illusioni, rovine.
L’attacco al vino, ch vuol dire - torno a sottolinearlo – attacco a: paesaggio delle nostre colline vitate; un prodotto della terra che ci nutre da millenni; le nostre più vive tradizioni; cultura e storia. In pratica, un attacco ai valori ed alle risorse del territorio per dare spazio a bevande alcoliche e non alcoliche, tutte nelle mani della finanza, che anima il sistema neoliberista che. in questa fase. domina il mondo La dimostrazione è che per la birra, che contiene alcol, si finanziano le feste e che, come in America, si dà spazio agli spirit, i superalcolici. Come dire che solo l’alcol del vino è veleno e, come tale, merita di essere messo in etichetta per impaurire il consumatore, soprattutto i giovani, spinti a frequentare McDonalds ed a bere sempre più distillati e cocktail. L’attacco in atto al vino è diretto al cuore di questa bevanda, così legata alla terra, ed ha, oggi diversamente da quello sferrato negli anni ‘80/’90, la possibilità di risultare vincente grazie alla volontà del sistema di azzerare le nostre abitudini riguardanti il cibo e, grazie anche, alla confusione del mondo dell’agricoltura e dell’enologia ed al sostegno delle istituzioni nazionali e di quella europea. Il no alchool chiamato vino è solo un esempio

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