Vino: il testimone di mille e mille territori che non piace al dio denaro

L’attacco al vino non è casuale. Un vero e proprio accerchiamento che sta mettendo a rischio un comparto fondamentale dell’agricoltura, ovunque esso è diffuso, a partire dall’Italia. Un attacco che non trova le risposte giuste ed a rischio, con il vino, sono i valori propri di mille e mille territori vitati, che dai 1200 metri dei vigneti della Val d’Aosta, scendendo lungo la valle padana e lo stivale raccontano il paesaggio dell’Italia, comprese le piccole e grandi isole. Si sente il vuoto lasciato dall’Ente nazionale mostra vini di Siena e dalla sua Enoteca Italiana, posta alla sinistra dell’entrata della Fortezza medicea, Una presenza importante per capire meglio quest’attacco a fondo al vino da parte del sistema della finanza (banche e multinazionali), il neoliberismo. Un attacco che viene avanti da anni e che l’Ente-Enoteca, a cavallo anni ‘80/90, ha combattuto a fianco delle istituzioni, il governo italiano e il suo Ministero dell’agricoltura, le Regioni., il mondo agricooloo. Questa volta anche le istituzioni, a partire da quella europea, sono le protagoniste dell’attacco al vino, che vuol dire attacco alla storia, alla cultura, al paesaggio, all’ambiente, alle tradizioni. In pratica ai valori del territorio, a partire da quello che per millenni l’ha visto protagonista con l’olio, il pane e la pasta, il Mediterraneo. Un’area vasta di terre e di mari, che, grazie anche ai prodotti sopracitati, ha saputo esprimere civiltà e mettere a disposizione dell’umanità valori. L’area della “Dieta” che porta il suo nome, patrimonio culturale dell’umanità, la più rinomata e, come tale, la più ricercata al mondo. Uno stile di vita oltre che un tipo di alimentazione, che vede il cibo assoluto protagonista e, con esso, la tavola, quale luogo del buon vivere, o meglio, del convivere. Tutto merito dell’agricoltura per la semplice ragione che il cibo è un atto agricolo. Il settore primario, perno di uno sviluppo fino agli inizi di questo secolo, quando una crisi strutturale, lo pone ai margini di uno sviluppo predatorio e distruttivo, quello che vive del consumismo caro al dio denaro. Il settore primario da sempre (oltre diecimila anni), che, con un processo di industrializzazione - caro alle banche e alle industrie meccaniche, chimiche e farmaceutiche – diventa, con gli allevamenti superintensivi, la seconda causa, dopo quella estrattiva, della crisi climatica. Nel contempo viene ridotta la superficie agricola a furia di furto di territorio: 8 mq/sec prima del covid e 2mq/sec dopo, a significare che ogni giorno, ancora oggi, spariscono superfici agricole per dare spazio al cemento e all’asfalto e, negli ultimi anni, alle energie alternative. Ritenute pulite, ma che pulite non sono, visto che rappresentano un furto di suolo, cioè di paesaggio, ambiente, storia, cultura e, anche, della sola vera energia pulita, quella vitale, qual è il cibo. Tornando al vino e all’attacco che questa volta vede anche le istituzioni, pressate dalle lobby, protagoniste, c’è da dire che è un attacco ben studiato, diretto al cuore del protagonista di un Paese definito, millenni fa “Enotria tellus”, la terra del vino. Molto chiaro nel momento in cui l’informazione vuol far credere che, essendo l’alcol un veleno, il vino è la sola bevanda che ce l’ha. Ecco la scritta “veleno” da rendere evidente in etichetta che presenta e racconta il vino. Ecco, anche, la scelta di continuare a chiamare vino una bevanda appena inventata, il dealcolato, sposato subito da una parte del mondo del vino, che si sente disperato, incapace di reagire ma solo di piangere miseria. E poi i dazi, e, ultimamente l’idea dell’Ue di mettere un’accise sul vino nei paesi dell’Unione europea. Tutto funzionale al sistema che governa il mondo con le sue bevande a base di acqua e zucchero e con i suoi progetti riguardanti il cibo coltivato in laboratorio e, anche, artificiale. Sta qui il pensiero all’Ente- Enoteca italiana di Siena, l’istituzione atta a capire – come dicevo all’inizio – nei particolari questo attacco al vino, che è solo l’inizio di un attacco al Mediterraneo, visto che anche l’olio trova, non da oggi, le sue difficoltà. La verità è che l’Ente-Enoteca manca al vino italiano, il suo vino, che nel corso di qualche decennio ha avuto cura e premura di selezionarlo per dare spazio e significato al valore della qualità, che è nel territorio; di promuoverlo in Italia e nel mondo con il racconto affascinante che il vino riesce ad esprimere con la storia, la cultura dei luoghi, le tradizioni; di renderlo un protagonista culturale con le “Settimane dei Vini di Siena”, nonché luogo di mille incontri con i tanti mondi dell’arte, della cultura, della moda, della musica, dello sport. Per rappresentarlo, soprattutto, per quello che è sempre stato e sempre sarà, il protagonista, a partire da quel momento magico che è la convivialità. Altro che veleno! Chiudo dicendo che l’attacco al vino e alla Dieta Mediterranea spiega le scelte di un sistema guidato dal dio denaro, che si avvale dell’intelligenza artificiale in contrasto con quella naturale. La prima fredda e implacabile nella sua azione di depredazione e distruzione del mondo, la seconda pronta a emozionarsi e inebriarsi di fronte alla bellezza di un paesaggio, soprattutto mediterraneo, segnato da biodiversità, con oliveti e vigneti dominanti. Vigneti, cioè uva, succo, vino, che è tale solo con la sua parte alcolica. Veleno sì, ma solo per il dio denaro, venerato non pocodal mondo del vino.

Commenti

  1. Maria Grazia Barbusci1 settembre 2025 alle ore 14:41

    Siena, emblema della preziosità tipica italiana, con coraggio difende la Toscana e l'Italia mentre per i più colture ed allevamenti intensivi significano solo guadagno. Quantità contro qualità e l'intelligenza artificiale disumanizza tutti i processi, toglie ciclicità alle stagioni e sensibilità agli esseri umani. La natura difende sé stessa e dimostra agli uomini che risorgere si può, si rigenera a dispetto di ogni sradicamento.
    Se solo si osservasse di più la natura prendendola da esempio, avremmo un mondo migliore. Speriamo..

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