In quale mare navighiamo-

 

1- Il consumismo

di NICOLA PICCHIONE



Dovremmo riuscire a vedere il lato negativo dietro i tanti aspetti positivi di ciò che ci piace e che

esaltiamo: gli aspetti negativi della democrazia, della libertà e dei diritti. Non per negare queste conquiste

ma per correggerle evitando che degenerino nel loro contrario. Dovremmo in genere mettere sotto

esame le regole: i progressi (scientifici, sociali ecc…) nascono proprio dalla critica alle regole.

La nostra civiltà che ci fa sentire superiori basata sul capitalismo sulla democrazia (democrazia

liberale basata sul capitalismo) sulla tecnologia ci ha dato benessere ma sta creando problemi enormi al

mondo intero. Leggo alcuni dati che sembrano sorprendenti: in Europa a metà del 1600 i suicidi erano 2,5

ogni 100 mila abitanti; nel 1850 (in pieno sviluppo industriale) erano 6,8; alla fine del 900 erano più di 20

(sempre ogni 100 mila abitanti). Leggo ancora (in un saggio di Massimo Fini) che negli USA – il Paese

modello sinora del capitalismo e della democrazia- 566 persone su 1000 usano ansiolitici e antidepressivi.

Sembra che questa nostra esaltata civiltà aumenti non la felicità ma l’infelicità oltre a danneggiare la

natura.

Forse si è verificata – e si sta accelerando- una deformazione di quei principi in particolare – solo per

citarne uno- il capitalismo che dovrebbe portare a un aumento della produttività al servizio dei bisogni

invece ha creato i bisogni al servizio della produttività. L’attuale sistema schiavizza in modo diverso sia

l’uomo-lavoratore di beni che l’uomo-compratore di beni. Sono quasi banalità che ci ripetiamo da decenni

inutilmente e che già Adam Smith nel 1700 aveva capito: “il consumo è l’unico fine e scopo di ogni

produzione e l’interesse del produttore dovrebbe essere considerato solo nella misura in cui esso può

essere necessario a promuovere l’interesse del consumatore ma nel sistema mercantile l’interesse del

consumatore è quasi sempre sacrificato a quello del produttore”. E’ stato affermato: “non produciamo

più per consumare ma consumiamo per produrre”. Una follia alla quale siamo tanto abituati che ci

sembra normale e siamo talmente sottomessi da essere succubi della pubblicità che è fatta per generare

bisogni e vendere. Se un personaggio di moda come Jannik Sinner (proprio italiano?) incassa, leggo, 50

milioni l’anno con la pubblicità significa che milioni di persone comprano ciò che egli pubblicizza come se

le sue parole (che pronuncia secondo gli ordini dei produttori) fossero vangelo. Siamo liberi di scegliere?

Vedo molte persone anche giovani che ogni anno ripetono esami medici inutili per chi sta bene, anche

costosi a pagamento o con le Assicurazioni (si illudono di non pagare non pensano che più esami si fanno

più aumenta il premio di pagare): anche un principio sacrosanto come la prevenzione quando è

esasperato diventa negativo.



2- Finzioni


Non parlo del noto libro di Borges ma del nostro mondo.

Viviamo in un mondo che fingiamo di conoscere. Finanche la scienza ci presenta due mondi

diversi, quello della fisica classica e quella del tutto diverso della fisica quantistica, inconciliabili ma

ognuno con la sua verità. Per non parlare dei mondi delle varie religioni: immaginati. Ma non mi riferisco

alla scienza né alla religione bensì a quello nel quale navighiamo ogni giorno.

Fingiamo di costruire democrazie ma il popolo comanda poco o nulla, è un gregge guidato da chi

gestisce il potere preso con la forza o con la persuasione.

Esaltiamo principi che non rispettiamo. Parliamo di eguaglianza ma si vive in piena e crescente

diseguaglianza. Parliamo di pace e il mondo fiammeggia di bombe, missili, droni. Parliamo di diritti ma

ogni giorno vengono violati ad iniziare da quello alla salute.

Elogiamo chi si affatica a parlare di pace ma sappiamo che è inascoltato. Se la vittima diventa

carnefice è peggiore del suo carnefice come il servo che si fa padrone è peggiore del suo padrone.

Abbiamo costruito un mondo basandoci sulla forza, esaltando i vincitori sino a chiamarli eroi e

condottieri ma ora si vince non più la forza fisica e il coraggio ma con quella del danaro. La politica è

divenuta sempre più serva del potere economico e il Paese indicato come emblema della libertà e della

democrazia si è rivelato in modo palese come è sempre stato, una plutocrazia conquistatrice a modo suo.

Chi non accetta questa situazione è chiamato ingenuo o se si ribella è considerato rivoluzionario

perché cerca di smuovere acque stagnanti e non amiamo chi pensa di agitarle. Siamo come i cittadini del

Nuovo mondo di Aldous Huxley: nasciamo già domati e ammaestrati come nascono i leoni in un circo e

non conoscono la libertà della foresta né l’amano perché non saprebbero gestirla. Ci accontentiamo di

parteggiare per una parte o per l’altra che in realtà sono diverse solo nei particolari ma non nella

sostanza. Viviamo nel nostro circo addomesticati anche se scontenti e non sappiamo fare diversamente.

Elogiamo madre Natura ma sempre più la disprezziamo e ne abusiamo.

Forse è finzione anche l’elogio della conoscenza che invece è dolore dice Qohelet e, aggiunge

Erodoto, il dolore peggiore che un uomo può soffrire è avere comprensione su molte cose e potere su

nessuna.

E tuttavia questo è il mare nel quale navighiamo. Affianco abbiamo la scialuppa di salvataggio: si

chiama empatia, capire gli altri, aiutarci, vivere in pace. Non riusciamo a salirci.

Ci portiamo addosso la croce di Caino il suo sangue è passato nelle nostre vene e nutre i nostri

cuori.

PS- Ovviamente anche queste parole sono finzioni e chi le scrive naviga come gli altri seguendo la

corrente. Siamo come il gatto che miagola scontento ma continua a mangiare ciò che gli dà il padrone.

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