Pane, olio, vino
OINOS VIVERE DI VINO - NUMERO SPECIALE PER IL vINITALY 2025
Tre compagni che da oltre seimila anni, dopo averlo attraversato in lundo e in largo, raccontano il Mediterraneo, un’area vasta (2, 51 milioni di Km²) di mari e di terre, di laghi e di fiumi, abitata da 450 milioni di persone espressione di uno stile di vita, che, dalla seconda metà del secolo scorso, è Dieta Mediterranea. Essere, da sette anni, sul podio più alto delle 60 diete più conosciute al mondo, non è più un vantaggio, ma una rovina per tutto ciò che rappresenta e produce il Mediterraneo, Per questo suo stile di vita, è il luogo che non piace alle multinazionali, e il vino, quello degno di questo nome, maltrattato da bevande dealcolate e no alcol che utilizzano a sproposito il suo nome, è, di nuovo, sotto attacco. E lo è proprio perché è quello che rappresenta di più il territorio e lo racconta con la sua ricca biodiversità. Solo in Italia ben 528 vini Dop e Igp, le indicazioni geografiche riconosciute, espressione di identità, con il territorio quale origine della qualità e, per tanta parte, anche della diversità. Quella identità che le multinazionali non possono dimostrare per i loro prodotti in mancanza di riferimento a un territorio, e, come tale, non in grado di mostrare l’origine dei loro prodotti, cioè la qualità.
Al massimo un laboratorio segnato dall’intelligenza artificiale, sempre che riescano a cogliere l’obiettivo della carne coltivata, esteso anche ad altri prodotti. L’attacco al vino, è sempre più istituzionale a dimostrazione di un’azione ancor più pressante e incisiva delle lobby, che non hanno un compito facile qual è quello di smontare l’immagine di un territorio, l’identità del vino. Ovvero il “genius loci”, lo spirito del luogo; il racconto di un individuo, una famiglia, un popolo; il protagonista, insieme con il compagno di sempre, l’olio, di una ritualità; l’animatore del convivio che ha a cuore il tempo e, a tavola, lo racconta con il cibo, che è memoria, cura del suolo, rispetto delle stagioni, espressione di profumi e sapori, amicizia, solidarietà, creatività. Per tutto questo, ed altro ancora, il vino non è amato dal dio denaro. Il dio della divisione e della moltiplicazione che odia il tempo e le stagioni, vuole la cancellazione del passato per dare spazio a un domani che non è futuro. Non casuale il crescendo di guerre e conflitti nel Mediterraneo, il mare – vale ripeterlo – del grano, del vino, dell’olio e, anche, degli orti ricchi di frutta e di verdure. Attacco – si diceva – che viene da lontano e, stranamente, coincide con la globalizzazione e l’avvio del sistema neoliberista nelle mani delle banche e delle multinazionali. Prima una tregua e poi la ripresa, questa volta con il vino considerato “veleno” da riportare in etichetta. In Italia, ultimamente, ritenuto colpevole degli incidenti stradali, e, ciò che è peggio, svuotato di storia, cultura, tradizione, ambiente e paesaggio, nel momento in cui diventa, con l’applauso dei produttori di vino e delle loro associazioni, bevanda priva di alcol. In pratica acqua colorata, che si chiama sempre vino, però “dealcolato” o “No alcol”. Una vera e propria appropriazione indebita, visto che vino, da millenni, è un processo, che, con la vinificazione, .trasforma gli zuccheri, presenti nell’uva, in alcol. Agli adepti del dio denaro la storia non interessa, come pure la cultura. In pratica non interessa il solo tesoro che una comunità possiede, il territorio, ed è così che lo distrugge e, indirettamente, lo fa distruggere dal clima sempre più impazzito. E’ tanto vero questo che da quando il dio denaro delle banche e delle multinazionali, guida il sistema dominante e sempre più a livello mondiale, il neoliberismo, la politica e la cultura hanno perso di significato togliendo cosi al popolo gli unici strumenti a sua disposizione per poter affermare valori che il dio denaro nega, come, storia, cultura, uguaglianza, democrazia, libertà, pace. Il vino dealcolato è solo l’esempio di un processo in atto, la cancellazione di un territorio vasto, espressione dei valori appena citati, che mal si combinano con le azioni di un sistema che hanno come unico e solo obiettivo, il profitto, anche quando produce depredazioni e distruzioni, fa scorrere sangue, alimenta paure e nega il domani. C’è da dire, anche, che è in atto un attacco al grano con la riduzione, sempre nel tempo del neoliberismo, a poche varietà e l’uso del glifosate, ciò che vuol dire che sono a rischio pane e pasta, i nostri prodotti che più di altri caratterizzano il nostro tricolore, la buona tavola. Ad attaccare l’olio ci ha già pensato la Spagna con i suoi oliveti superintensivi, esempi di quell’agricoltura industrializzata che - come all’inizio si diceva - è risultata la nemica prima del suolo, che, non curato ma consumato, segna, una volta esaurita la fertilità, sempre più livelli preoccupanti di aridità. Grazie al neoliberismo del dio denaro e al suo non senso del limite e del finito che rischia di cancellare il domani.
Pasquale Di Lena x Oinos Vinitaly 2025
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