UNA LARINO DA RECUPERARE

Agli inizi degli anni ’70 ho scritto una poesia “Ije velésse devendà sineche” e. non lo nascondo, ci tenevo tanto “pe fa nu menemènde è u puoche”. Ci ho provato nel 2008 ma non ce l’ho fatto e, per consolarmi, non ho addebitato la sconfitta a un tradimento di due personaggi che hanno diviso il fronte della sinistra con la presentazione di un’altra lista, ma a quella mia idea, riportata nella raccolta “U penziere” e all’invidia per il successo che ha ricevuto con le duemila copie diffuse. Un’idea, quella del monumento al maiale, che avrei, con gli amici e i compagni di “Larino viva”, ripreso e sicuramente realizzato in piazza Garibaldi, nota un tempo per una cantina, il “Grappolo”. Visto che era piaciuta ai larinesi, e, anche a una buona parte di chi ha votato Giardino buonanima, sindaco non interessato alla realizzazione dell’opera. Quella del monumento al maiale non era, certo, la sola idea da realizzare nel centro storico della capitale dei frentani, ricco di storia e di cultura, di chiese e di palazzi dagli stupendi portali in pietra, segnato da strade e vicoli, che si riempiono di suoni e di colori, voci di un popolo in festa e muggiti di vacche e buoi spaesati, per festeggiare, il 25,26 e 27 di Maggio, il patrono, S. Pardo, e con lui, i suoi ospiti a partire da S. Primiano e i suoi due fratelli, S. Casto e S. Fimiano, tutt’e tre primi martiri della cristianità, dati in pasto ai leoni nell’anfiteatro lontano, sulla collina che un tempo, prima di nascondersi là dov’è ora con il suo volto medioevale, ha ospitato la Larino preromanica (4 secoli prima di Roma) e romanica con l’Anfiteatro, dopo secoli, affiancato da una villa magica, quella dei Zappone. Tante case, piccole e grandi, il Palazzo ducale con il suo museo a coprire un minuto colle nel bel mezzo di un parco di olivi con le sue tre varietà “Gentile” (1/3 degli olivi molisani), “Salegna o Saligna” e “San Pardo”, che rendono Larino, culla delle Città dell’Olio, la città mondiale della biodiversità olivicola. Un centro storico, con pochi scalini, che ha strutture e piazze da recuperare, a partire da quella antistante la Cattedrale, se liberata delle strutture che coprono la Torre e il Convento di San Francesco e la stessa omonima Chiesa affrescata da Paolo Gamba, il grande pittore, molisano di Ripabottoni. Di fronte, la stradina che porta, dopo settanta metri, alla casa che ha ospitato il primo seminario diocesano della cristianità (15 Luglio 1563) e il palazzo vescovile, sede di un ricco e importante Archivio storico e di interessante Museo Diocesano. Attaccata la Cattedrale, il Duomo di Larino aperto nel 1319, con il suo ricco portale e sopra due bifore che affiancano il rosone, originale per i suoi 13 raggi, e il campanile con la sua campana che non si stanca mai di suonare nei tre giorni della grande festa dedicata a S. Pardo patrono di questa mia stupenda città così ricca com’è di storia, cultura, paesaggi, tradizioni.
Un’antica città che ha bisogno di tempo per essere visitata. Altre due chiese, da troppo tempo chiuse, quella di Santa Maria della Pietà (a chjése da Madonne), che, con l’arco dei Ricci a fianco, apre al quartiere de le Caselle, e quella di S. Stefano, con la facciata, oggi esposta ad est, ma nata su via Marconi per osservare il tramonto, con un bel rosone che varrebbe la pena scoprire nella sua interezza, eliminando l’inutile piccolo locale un tempo latteria. Una città arredata di epigrafi, un numero che viene subito dopo quello di Roma. Una volta eletto sindaco avrei, dopo aver dato incarico per la realizzazione del monumento al maiale, affidato un altro incarico, quello di far tornare a far scorrere la Fonte nuova (a fontanive) del 1879 e di recuperare l’abbeveratoio. Insieme con l’opposizione avrei pensato, dopo la ricognizione del quadro della situazione, a un’azione di recupero delle strutture abbandonate chiedendo alle istituzioni e ai privati di metterle a disposizioni della Città: la Siberia (a Sebbèreje); il Convento S. Francesco; il Palazzo Pietrantonio; lo spazio dell’ex liceo; la villa Romano, già sede dell’Istituto Tecnico Agrario Statale, per renderlo sede di Una Università dell’olivo e dell’olio del Mediterraneo; la Casa Battista; il Consorzio Agrario; la villa Zappone: le chiese sopracitate; uno spazio per un parcheggio aperto agli autobus, in particolare quelli dei turisti. Intanto pensare alla formazione di personale per la gestione delle attività e guide turistiche. Andando un chilometro più lontano il recupero del Convento dei cappuccini, istituito nel 1535 chiuso, senza alcun grido di dolore, qualche tempo fa. Una realtà bella con affreschi importanti all’interno e un orto – giardino all’esterno, che regala un paesaggio unico di terra e di mare. Tutto questo resta per me un sogno che ho avuto il piacere di ripetere nel corso degli anni e, così, di ricordare e raccontare.
pasqualedilena@gmail.com................................................................................................................................................................................................... la fonte..................................................................................................... indice del numero di marzo 2025 http://www.lafonte.tv/ In questo numero: - laudato sii, per quelli che perdonano di Carlo A. Roberto - abisso di Mara Carissimi - indifferenza carogna (Lettera aperta a quanti credono che la primavera non sia solo una stagione) di Antonio Di Lalla - ai danni dei palestinesi di Michele Tartaglia - fatti di parole di Dario Carlone - pittura: "Il grido della città" di Ana Maria Erra Guevara - castel san vincenzo di Marisa Margiotta - sindaco - scelte inderogabili di Famiano Crucianelli - la guerra per l’acqua di Patrizia Manzo - alberi soli di Rossano Pazzagli - la grande fuga di Roberto De Lena - uno scudo poetico contro i mali di Laura De Noves - navigare controcorrente di Tina De Michele - libertà d’insegnamento? di Marcella Stumpo - oro di là della finestra di Alessandro Fo - foto: "il molise è anche questo!" di Guerino Trivisonno - auguri alle donne, ma non a tutte di Christiane Barckhausen-Canale - camille claudel (II) di Loredana Alberti - la cattedrale di messina di Gaetano Jacobucci - tela: "Immagine" di www.su-mi.org - l’eterna danza del tempo di Teodoro Francesco Di Rosa - ciao papà di Lucia Berrino - c’è anche la lettura di Gabriella de Lisio - damilano… a campobasso di Marco Branca - libri: “Un angelo in cielo e un angelo in terra” di Caterina Dato di Tiziana Antonilli - foto: "La delicatezza dell’ape" di Antonietta Parente - l’inerzia colpevole dell’europa di Franco Novelli - ricchi sempre più super di Michele Blanco - modello lineare o circolare? di Andrea Barsotti - larino da recuperare di Pasquale Di Lena - i manufatti di Cleofino Casolino: "Generosità" di Cleofino Casolino - sulle tracce degli internazionalisti di Giuseppe La Serra - pittura: "10 marzo 1946" di Antonio Scardocchia - l’albero della primavera di Gildo Giannotti - diritto alla morte? di Silvio Malic - la poesia civile di Enzo Bacca: “macerie” di Enzo Bacca - non solo birra di Filomena Giannotti - iorio il taumaturgo di Domenico D'Adamo.................................editoriale.................................................................................................................. indifferenza carogna (Lettera aperta a quanti credono che la primavera non sia solo una stagione) di Antonio Di Lalla--------------------------------------------- a pag.3 ------------------------------------------------------------------------------------------------ È vero che, come dice Seneca, “se il saggio dovesse adirarsi in proporzione della enormità dei misfatti, la sua non sarebbe più collera, ma pazzia”, tuttavia non è possibile rimanere ulteriormente indifferenti o rassegnati senza essere complici. E sull'indifferenza restano estremamente attuali le parole di Gramsci: “Perciò odio gli indifferenti. L'indifferenza è il peso morto della storia. È la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri. L'indifferenza opera potentemente nella storia”. --

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