La debolezza dell’Unione Europea di fronte alle nuove sfide

di Umberto Berardo
Il virare ormai continuo dell’Occidente verso visioni della società appartenenti a politiche autoritarie di destra è un dato di fatto. Non credo che il fenomeno dipenda solo da inefficienza e involuzione dei sistemi democratici né unicamente dalla crisi del pensiero liberale o comunista. C’è ormai da tempo il ritorno di un vento di destra il quale purtroppo si alimenta alle peggiori tradizioni delle idee reazionarie e del potere assoluto che attraversano sempre più un elettorato manipolato dalla forza dei sistemi digitali e dagli oligarchi finanziari per giunta talora completamente detassati. Le nuove forme di migrazione di popoli e l’incapacità di governarle se non con logiche xenofobe, delle quali non ci siamo mai liberati, spinge molti a orientarsi con il voto verso sistemi segregazionisti o addirittura escludenti del diverso. L’astensionismo come riflusso nel purismo ideologico o nell’indifferenza sta facendo il resto. Il richiamo al sovranismo e all’imperialismo di grandi potenze non è mai venuto meno e oggi, rinvigorito dall’entourage di Donald Trump, si dirige verso accordi con la Russia e non so se successivamente con la Cina in un nuovo disegno di spartizione del potere su aree geografiche nelle quali porre la propria influenza con il ricatto dei dazi o la forza delle armi. È la fine del multilateralismo! Le mire ormai chiare di Russia, Cina e Stati Uniti d’America su diversi territori confinanti o verso altri continenti credo siano evidenti a tutti. Siamo ancora una volta davanti a manovre per disegnare un nuovo, assurdo e caotico ordine mondiale da parte di una politica miope perché priva di etica e dignità. Davanti a tale scenario davvero buio dovremmo solo esercitare indignazione e invece sconvolge il silenzio del popolo americano e, per essere completi, anche di molti governi e popoli europei a partire dal nostro Paese. Non mancano in Italia silenzi, ambiguità e forme di adesione insostenibili al criptofascismo di Trump che vanno da diversi esponenti di destra come Salvini ad altri definiti progressisti come Giuseppe Conte nonostante i tentativi di ricontestualizzazione di certe dichiarazioni. Le soluzioni immaginate dal presidente americano nel tentativo di chiudere il conflitto in Ucraina e quello in Medioriente seguono la via dell’appropriazione di territori altrui finalizzata al progresso egoistico del proprio Stato. D’altra parte l’intenzione di porre in essere nei due casi citati un tentativo di accordo senza addirittura la partecipazione dei rappresentanti di popoli aggrediti e devastati come quello Ucraino o palestinese o di organizzazioni internazionali come L’ONU o l’Unione Europea la dicono lunga sul modo di concepire le relazioni internazionali da parte di chi fa scelte senza neppure consultare la popolazione o i suoi organi di rappresentanza. Abbiamo di sicuro un disegno politico di queste tre potenze che da anni stanno cercando di distruggere, dall’interno con finanziamenti a gruppi politici consenzienti e dall’esterno con provvedimenti economici e finanziari, la struttura sia pure ancora imperfetta dell’Unione Europea nata con il Trattato di Roma del 25 marzo 1957. L’idea di un’Europa unita, solidale e democratica trae origine dal Manifesto di Ventotene, redatto da Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Altiero Spinelli e pubblicato nel 1944. Si tratta di un’unione sovranazionale che ora comprende ventisette Paesi nella quale il diritto comunitario si applica sul territorio di tutti gli Stati membri. Le dichiarazioni insensate di Trump, del suo vice Vance e di Elon Musk, tenute con uno spirito autarchico e isolazionista, mettono in discussione perfino la NATO, ma lo stesso avvio delle trattative di pace per l’Ucraina tra Mosca e Washington addirittura a Riad senza l’Unione Europea tra protagonismi e colpi di scena ci dice con chiarezza che continua da più parti il tentativo di sfasciare l’idea di avere nel vecchio continente un’organizzazione internazionale che, rinnegando ogni forma di autoritarismo e d’imperialismo, sta cercando da sessantotto anni di affermare, anche se non sempre di garantire, valori quali indipendenza, pace, democrazia, sicurezza, sovranità, sostenibilità, prosperità, equità. Ciò che siamo riusciti a costruire in Europa non è certo sufficiente per garantire al meglio i diritti della persona, la democrazia, l’equità e lo Stato di diritto, ma di sicuro si è cercato di promuovere la pace, la cooperazione e un miglioramento dell’economia. Le difficoltà derivano in particolare da forme di sovranismo che determinano decisioni unilaterali di molti Stati Membri.
L’errore più grande è stato quello di non dotarsi di sistemi politici ed economici capaci di garantire scelte autonome sul piano della difesa della propria sicurezza, delle dotazioni energetiche e del superamento delle diseguaglianze. Ciò ha comportato che, rispetto ai ripetuti tentativi di espansione territoriale della Russia specialmente in Ucraina, non si è stati capaci di eliminarne le cause scatenanti, quali l’allargamento provocatorio della Nato a est, il mancato rispetto da parte di tutti degli accordi di Minsk e l’invasione di Putin; è venuta meno pure la coerenza nell’applicazione delle sanzioni e si è seguita ancora la strada molto ipocrita della guerra, oltretutto per procura affidata ai soli ucraini, che ha portato a migliaia di morti, a devastazioni del territorio, a milioni di profughi e a novecentomila tra disertori e renitenti alla leva. Di sicuro l’opposizione all’invasione dell’Ucraina da parte di Putin doveva essere giocata con l’ONU su posizioni razionali ma decise senza farsi intimorire dalle minacce dell’autocrate russo. Dopo tre anni di guerra i modelli di Stati Uniti e Russia per un possibile trattato di pace ruotano intorno all’idea di un’Ucraina ridotta sostanzialmente a colonia delle due potenze che stabiliranno il futuro di Kiev in ragione dei loro interessi. Trump, Putin e i loro entourages per giustificare le loro decisioni arrivano anche a rovesciare le responsabilità di quanto accaduto attraverso un racconto storico degli eventi semplicemente scandaloso di cui dovrebbero solo vergognarsi. Trump in pratica ha mollato l’Ucraina a colpi di disinformazione e ora attacca in maniera indegna Zelensky con le stesse parole della propaganda russa invitandolo sostanzialmente a un esilio in Francia. Nonostante ciò il presidente ucraino si è detto disponibile anche a lasciare il suo incarico se questo dovese servire al suo Paese, ma non a firmare accordi capestro per svendere le sue terre rare su ricatto della legge del più forte. Credo abbiamo tutti capito che la guerra in Ucraina è stata condotta nella logica imperialista come un affare immediato nella vendita di armi e tale sarà per il futuro con le clausole capestro di un neocolonialismo di sfruttamento delle risorse altrui alla ricerca degli elementi delle terre rare sempre più importanti per l’economia. Se gli imperi continuano in tal modo a negare il principio di autodeterminazione da parte dei popoli, potremo forse anche pensare a una tregua nei conflitti, ma la pace sarà solo un’illusione figlia delle menzogne. Dev’essere chiaro a tutti che qualsiasi tentativo di accordo è sottoscrivibile solo se garantisce i diritti dei popoli e la giustizia sociale; diversamente siamo davanti alla manovra odierna di falsificare addirittura la storia per loschi motivi d’interesse nazionalistico. Di fronte ai tentativi maldestri che mirano a confondere e plagiare l’opinione pubblica e agli scenari che si stanno disegnando da parte di un potere che non riesce più a governare in maniera accettabile gli eventi l’Unione Europea appare isolata e senza alcuna possibilità d’incidere nelle decisioni. Il vertice di Parigi, organizzato da Macron, ha lanciato l'ipotesi di trentamila uomini sul terreno in Ucraina per mantenere come forza di peacekeeping gli accordi di un eventuale cessate il fuoco, ma gli Stati invitati non sono giunti ad alcuna decisione unanime neppure dopo il no di Putin a un coinvolgimento dell’Unione Europea nelle trattative per la definizione di una possibile pace. Le stesse difficoltà generate nella Germania e in altri Stati dall’avanzata delle forze politiche dell’ultra destra potrebbero creare certamente problemi per il futuro dell’Unione Europea. Mario Draghi ha lanciato l’allarme dall’aula del Parlamento europeo a Bruxelles dove è stato chiamato da Ursula von der Leyen a stilare il rapporto sulla competitività. Rispetto alle recenti dichiarazioni paradossali di Trump che delineano per noi un futuro difficile l’ex presidente della BCE chiede una risposta rapida con la capacità dei Paesi europei di “agire come fossero un unico Stato”. Per sostenere le sfide della competitività egli propone la mutualizzazione del debito europeo, investimenti di almeno 750-800 miliardi di euro necessari a sostenere gli obiettivi economici, sociali e politici, una risposta ai dazi imposti dalla nuova amministrazione statunitense per evitare oltretutto di reindirizzare l'eccesso di capacità produttiva cinese in Europa, la ricerca di soluzioni per ridurre i prezzi dell’energia, il finanziamento con almeno il 5% del PIL di un progetto di difesa autonoma con la creazione di forze armate finalmente comuni, la modernizzazione dell’economia per tornare a essere appetibili commercialmente con una produzione nei diversi settori qualitativamente elevata e a prezzi accessibili. Con Trump che vede ormai l’Europa una periferia dell’impero, alleata non più in nome di valori ma delle convenienze, è chiaro che l’Unione Europea è chiamata a una sfida che riguarda la sua stessa esistenza. Nelle linee suggerite da Draghi mi pare non si dia il giusto peso al rafforzamento della produzione alimentare, si rischi di ridimensionare ancora il welfare con investimenti esagerati nel militarismo e non si delinei minimamente una possibile struttura istituzionale quale potrebbe essere una vera unione in uno Stato federale. Credo che le sfide da affrontare siano quelle legate alla gestione delle migrazioni, al cambiamento climatico, alle crescenti disuguaglianze, ai pericoli per la pace e alla realizzazione dei diritti umani. Per circoscrivere un assetto istituzionale e un ruolo dell’Unione Europea è anzitutto necessario trovare un pieno consenso dei Paesi membri sulle finalità da raggiungere non trascurando la possibilità di coinvolgere nuovamente nel suo futuro il Regno Unito e definendo con chiarezza il superamento del bilateralismo per relazioni multilaterali. Gli obiettivi su cui lavorare a breve devono allora essere chiari. Occorre proteggere con decisione i valori della libertà, dell’eguaglianza e della democrazia, mantenere una qualità della vita garantendo a tutti i beni essenziali quali la salute, la casa, il lavoro e l’istruzione, rafforzare il welfare, disegnare un sistema agroalimentare competitivo e resiliente in grado di tutelare la biodiversità per sostenere i nostri agricoltori e la qualità degli alimenti, elaborare un piano di sviluppo sostenibile e competitivo con l’eccellenza dei prodotti, mantenere la qualità delle risorse naturali a partire da acqua e aria, fondare la convivenza sul rifiuto della guerra e l’organizzazione della difesa popolare non violenta. Tutto questo rimarrà pura utopia se continueremo ad avere all’interno dell’Unione Europea Stati che vi sono entrati solo guardando a forme possibili di utilitarismo, ma che sono ancora legati a logiche populiste e sovraniste che molto spesso remano contro il bene comune dei popoli facendo prevalere l’interesse nazionale su quello comunitario. Il quadro politico internazionale è piuttosto scuro e non tollera le ipocrisie di chi immagina di poter seguitare a giocare su più tavoli con un contegno vago e oscuro. Di fronte a quello che Gramsci definiva “il sovversivismo delle classi dominati” e che oggi sta crescendo con pervicace arroganza ci vogliono parole forti di condanna e atti politici di contrasto decisi piuttosto che dissimulazione e ambiguità. Termino queste riflessioni sottolineando la necessità, pur con le dovute riforme, di ridare un ruolo decisivo per il mantenimento della pace all’ONU che in questi giorni sembra scomparso dal panorama politico mondiale visto che i suoi organismi non vengono neppure convocati davanti alla difficile situazione nella quale viviamo. Spetta alla nostra responsabilità decidere se accettare la resa a questo ritorno al buio della storia con le logiche legate al potere del più forte o lavorare per un internazionalismo che dia finalmente spazio alla pace, al diritto e a una democrazia piena.

Commenti

  1. No a un esercito europeo. Sì alla salvaguardia e tutela dei suoi territori e alla cura della biodiversità

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