Il Green Deal è quasi morto: cambia la visione dell'Europa per l'agricoltura
TEATRO NATURALE - Editoriali del 24 febbraio 2025 | 17:00 | Pasquale Di Lena
L'Europa torna a privilegiare la manifattura all'agricoltura che godrà di qualche contentino, come minore burocrazia, maggiore flessibilità e semplificazione. Tutto per essere più competitivi
I trattori che hanno attraversato strade e autostrade ed hanno conosciuto piazze e palazzi delle grandi città, hanno vinto e ammazzato il Green Deal.
Non cambia la visione dell'Europa per l'agricoltura di fronte alla questione climatica, se non per aspetti secondari. Non a caso esulta la Confagricoltura con le altre organizzazioni che si accodano con i contentini - che poi sono la cancellazione di politiche che avevano accettato – come una minore burocrazia, maggiore flessibilità e semplificazione. Resta la richiesta dei “trattori” e cioè quella – una volta ridotti se non azzerati gli obiettivi del Green deal – di continuare a prendere come esempio l’agricoltura industrializzata, che vuol dire quantità a spese della fertilità del suolo, continuità di uso e abuso di prodotti derivanti da petrolio, concimi e antiparassitari
Gli elementi che hanno posto al secondo posto, dopo il petrolio, l’agricoltura, quale causa dell’impazzimento del clima e, prim’ancora, della sofferenza della natura con la riduzione della biodiversità. In pratica la continuità di una visione dell’agricoltura e dell’alimentazione europea in linea con quella della finanza (banche e multinazionali), l’anima del sistema neoliberista che, non avendo il senso del limite e del finito, depreda e distrugge i territori e, con essi, la nostra madre terra.
La nuova visione dell’agricoltura dei due commissari incaricati, Christophe Hansen (Agricoltura) e Raffaele Fitto (Vice presidente), fatta propria dalla Presidente Ursula von der Leyen, che, nella precedente legislatura, aveva lanciato il Green deal, oggi non più green, nel momento in cui, diventa, grazie anche al rapporto Draghi, Clean industrial art, che privilegia la manifattura all’agricoltura.
Un vero e proprio riallineamento con il sistema, che Draghi ben rappresenta e racconta, e tutto per non disturbare il dio denaro che non ammette distrazioni. Vuole dare continuità e forza all’accumulo di moneta per non perdere il gusto, come paperone dei paperoni, di un tuffo appagante ogni mattina. Tutto per essere più competitivi (quantità contro quantità e non qualità contro quantità) e tutto per affrontare, senza perdere tempo, le difficoltà e superarle per arrivare prima sull’orlo del baratro e, finalmente, implodere!
Un appello che fa pensare al Gattopardo e ad uno dei protagonisti del film di Visconti, Tancredi, quando dice “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. Come dire “cambiare tutto per non cambiare niente” in modo che si possa continuare a distruggere la fertilità del suolo e a ridurre sempre più il territorio per poter continuare nell’opera di depredazione e distruzione dell’origine della qualità del cibo, cioè del solo tesoro a nostra disposizione, nel momento in cui mostra valori e risorse fondamentali per vivere la vita in pace con la natura e senza più ferire la terra.
Bravo Pasquale. Lá ultima frase sintetizza tutto. Vogliono sempre fare la guerra anche contra la naturalezza
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