Una società liquida
di Nicola Picchione
Il mondo è cambiato e sta continuamente cambiando :
mentre cerchi di capirlo è di nuovo cambiato e non riesci a trovare i
parametri giusti di valutazione. Accentuati l'individualismo (che
aumenta col benessere) ma anche la distanza fra potere e popolo. La
politica è sempre più sottomessa alla finanza che ha sottomesso anche il
vecchio sistema capitalistico. Non è più la fabbrica - capace di unire
malgrado i conflitti lavoratore e padrone- ma il capitale che determina
le decisioni. La globalizzazione irride alla "fratellanza " teorica,
marxista, dei lavoratori e tende a metterli gli uni contro gli altri con
la delocalizzazione, diabolica ma concime per il capitale. E' il
prevalere della società liquida di Bauman. Occorre trovare nuovi metodi
per affrontare e risolvere i nuovi problemi. La destra va avanti perché
è sincronizzata col mondo nuovo e col nuovo capitalismo. La sinistra
arranca, spesso ferma anche ad alcuni ideali contrastanti con la realtà
quando interessano una stretta minoranza di persone, allontanando le
forze da ideali più fondamentali. Sarebbe necessario guardare al
"popolo" senza retorica: impreparato, illuso e deluso, addomesticato dai
social e dalla tv, impigrito ("non pensare troppo, pensiamo noi per te";
come per le foto: devi solo premere un bottone al resto pensiamo noi con
gli algoritmi). Popolo è parola sempre più astratta non solo per
allargamento delle boghesia medio-bassa (sempre più bassa) ma anche per
la diversità di situazioni: ripenso alla donna dei bassi di Napoli che
gridava: "Berlusconi è u' nuostr' " e allo stesso tempo al napoletano -
credo dello stesso ceto- che sotto la figura di Bel. ritratto nel grande
cartello con la scritta Berlusconi a Napoli aveva aggiunto: "eravam'
scars' a munnezz' ". Il popolo è rimasto anzi è tornato ad essere più
infantile, più manovrabile. Non più le discussioni in piazza nelle
botteghe nelle case del popolo dei problemi sociali e dei partiti. Ora
ci si limita a guardare i social con poche frasi a effetto (i tuoi e i
miei scritti sono saltati: troppo lunghi, non bisogna andare oltre poche
righe). Le discussioni sono sostituite dai litigi talora volgari quasi
sempre incivili in tv fra politici incolti e ripetitivi, servi di poco
conto.Continuo a meravigliarmi di come uno come Salvini che non dovrebbe
fare nemmeno l'usciere sia ministro così rozzo, così privo di dignità
solo abile a fare promesse fasulle (ruspa per scacciare gli zingari,
rinvio di tutti gli africani in pochi mesi), pronto sventolare fucile o
crocifisso, a passare da insulti e offese a gente del Sud a leccarla per
il voto. Il problema - lo dicevo anche per Berl.- non è Salvini ma chi
vota per Salvini anche al Sud. I politici sono come le piante: si
sviluppano nel terreno adatto. Il nostro terreno ha prodotto i politici
che abbiamo, alcuni impresentabili. Ma avverto fastidio anche per la
voglia di lotta per la lotta che mi fa sospettare lotta per il potere.
Un esempio: se l'ex ministro Sangiuliano era ridicolo anche per le sue
uscite (Colombo si ispirò anche alle idee di Galileo come se questi non
fosse nato qualche secolo dopo), il suo successore fu deriso per il suo
discorso iniziale che fu letto male da lui stesso ma che conteneva
espressioni condivisibili e dette in modo colto. Non solo le critiche
debbono essere motivate ma anche le proposte. Dire (PD)che bisogna
mettere risorse economiche nella Sanità può essere apprezzato ma è solo
retorica: voglio sapere dove le prendi, voglio un discorso serio su un
settore che dovrebbe essere tutto rivisto anche a costo di mettersi
contro qualche lobby. La sinistra nel lontano passato aveva prodotto con
le lotte grandi risultati (diritto dei lavoratori, diritto di famiglia,
sistema sanitario publbico) perché anche tra Partiti avversi si riusciva
a trovare punti di contatto senza offese retoriche. Sì, viene sempre più
la voglia di non andare a votare. Me lo ripeto da anni e poi vado e mi
faccio forza affinché il mio voto non vada disperso in mille inutili
rivoli e cerco di votare il meno peggio. Insomma: dovremmo criticare a
iniziare da noi stessi, dai difetti del popolo che è troppo passivo. La
democrazia- ce lo ripetiamo inutilmente- non è mai regalata anzi si
cerca di strapparne ogni tanto un lembo. Girarsi dall'altra parte fa il
gioco di chi vuole affogarla. Mi scuso per la prolissità. E' forse un
supplemento alla impossibilità di mettersi a discutere a voce magari
passeggiando in piazza come facevano in Grecia gli agorazonti (così
erano detti quelli che in piazza passeggiavano e discutevano ogni tanto
rallentando e fermandosi per poi riprende la passeggiata). Essi erano
riusciti a inventare l'idea di democrazia, noi ne godiamo i frutti per
merito di chi ci ha preceduto, sempre più spesso senza più alimentarla.
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