NO al furto di territorio

Il neoliberismo, il sistema predatorio e distruttivo delle banche e delle multinazionali, promotore e sostenitore del consumismo, veneratore del dio denaro, è, con il suo tipo di sviluppo, la causa degli effetti devastanti che il mondo racconta. Lo fa con le sue guerre, l’impazzimento del clima, la perdita di vasti territori per colpa, non solo del cemento e dell’asfalto, ma anche dell’invasione di pali eolici e pannelli solari. In pratica fonti di energie, dette pulite, ma che, in verità, sono sporche visto che rubano cibo, la sola energia vitale, e, con esso, l’attività primaria, l’agricoltura. L’energia “pulita”, il grande affare dopo quello dell’energia ricavata dai fossili, causa prima dell’impazzimento del clima. Uno stravolgimento sociale, politico ed economico che lega il domani a un solo filo, quello della speranza. Il neoliberismo che, con questo suo tipo di sviluppo ha trovato anche il modo di appropriarsi della politica e, così, dettare le regole con il denaro non più mezzo ma fine di ogni azione dell’umanità, che non ha più limiti, ovvero regole espresse dai valori. In primis il rispetto di sé e degli altri, della natura, cioè dei suoi vegetali ed animali, l’insieme della biodiversità, che è bellezza e bontà, vita. Il neoliberismo, il sistema nelle mani di una massa di affamati di denaro e nella mente di un’intelligenza artificiale, il più potente dei virus, che non si lascia nominare per non essere additato come la causa di una pandemia, per ora inarrestabile. Il male del momento che solo la politica, quella che guarda all’altro e al bene comune, a partire dal territorio, può debellare per far vivere la pace con l’uguaglianza e la libertà, il rispetto della natura e della sua biodiversità. Riportiamo alcuni dati, non nostri, che sostengono questa nostra riflessione, partendo dal consumo di suolo che, in Italia, in poco più di tre lustri (2006- 2022) ha superato i 120.000 ettari, con una media di 21 ettari al giorno pari a 2,5 m2 al secondo. Il 40% di questo consumo riguarda le regioni del Nord Italia, che più di altre sono state benedette dallo “sviluppo”. Un processo che continua con opere che, una volta realizzate, non fanno altro che aumentare i disastri. In pratica ogni 5 secondi si perde suolo pari a quello di un campo di calcio. Senza una pronta inversione di tendenza, non noi, ma le previsioni fatte da esperti parlano che il 90% dei suoli, la quasi totalità, sarà a rischio nel 2050. Sempre gli esperti dicono che è possibile arrestare questo processo solo se cambia il tipo di sviluppo e viene annullata la causa, il neoliberismo. A pagare il prezzo più alto è il territorio e la sua agricoltura con una perdita di produzione – sempre a detta degli esperti – che solo in Europa ammonta a 400 miliardi di dollari ogni anno. Soprattutto il territorio più pregiato e più decantato, il Mediterraneo, con i suoi campi coltivati segnati da grano, vite e olivo, ovvero pasta e pane, vino e olio, che bastano per rallegrare una tavola, animare un convivio, ricavare salute. L’espressione alta delle civiltà che più di altre hanno segnato la storia dell’umanità con la bellezza dei paesaggi espressa dalla biodiversità; la qualità dell’origine, appunto il territorio; l’intelligenza, l’amore e la cura di donne e di uomini che hanno amato la terra tanto da fertilizzarla con il sudore e rinnovarla senza violentarla. Per ora si salva il grano, ma non il vino e l’olio, dagli attacchi delle multinazionali del cibo, quelle che preferiscono la quantità alla qualità; non vogliono, in mancanza di valori e non pensando al domani, perdere tempo e, così, avere tutto e subito per rifornire i loro centri di consumo. L’attacco al vino con vere e proprie campagne di criminalizzazione e, ultimamente, con la collocazione sul mercato di bevande zuccherate che chiamano “Vino” con la scritta “dealcolizzato”, o “no alcol”. Un’offesa al territorio, con i suoi valori e le sue risorse, come la biodiversità, il paesaggio, l’ambiente, la storia, la cultura, le tradizioni. All’olivo, la pianta sacra, ci hanno già pensato, e da tempo, le multinazionali della Spagna con la diffusione degli oliveti intensivi, un furto di spazio e di tempo, di fertilità, di acqua e di ambiente, che sta a significare il tutto e subito del dio denaro, reso onnipotente e onnipresente dal neoliberismo, il sistema che non ha il senso del limite e del finito.

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