Natura e biodiversità

In questo tempo sospeso di un presente confuso e di un domani incerto, che preoccupa sempre più, la mia speranza è nei “corsi e ricorsi storici” teorizzati da Giambattista Vico, cioè nella svolta che apre alla possibilità di un nuovo domani. Lo è, anche, nei fatti raccontatici dalla storia, come quello Davide e Golia, che lascia pensare subito alla fionda e alla pietra, oggi, per me, due oggetti rappresentati dai luoghi, in particolare quelli abbandonati o in via di abbandono, come le aree interne, non considerati dal sistema. O, anche, la Torre di Babele, innalzata per toccare, dopo il diluvio universale, il cielo grazie a una sola lingua, a significare presunzione e egoismo, voglia di potere e di grandezza, il non senso del limite e del finito che, così fortemente, caratterizza il tipo di sviluppo che stiamo vivendo con l’inizio della globalizzazione. Una sola lingua per dare spazio a un governo globale pensato dai padroni del mondo. Tutto, millenni di anni fa, nelle mani di un popolo, oggi in quelle del neoliberismo della Finanza (banche e multinazionali), all’insegna della depredazione e distruzione della nostra madre Terra, il consumismo, lo spreco, con i più disparati mezzi a disposizione. La Torre di Babele di ieri che, oggi, io ritrovo nell’intelligenza artificiale, quella che - con una sola lingua, l’inglese, e la presa del globo - ci ha già privato della politica e di tanta parte della cultura; sta mettendo in discussione il cibo, come dire territorio e biodiversità; ci veste uguali ovunque; ci lascia ascoltare sempre lo stesso suono; ci porta a mangiare allo stesso ristorante la carne, coltivata sì ma in laboratorio, e a bere il vino dealcolizzato, cioè il non vino di un terreno; una pianta, la vite; un grappolo; un tino; una botte. In pratica la mcdonaldizzazione così cara a Qualivita ed ai Consorzi di tutela delle nostre più importanti indicazioni geografiche, Dop e Igp. La torre di Babele di oggi, l’intelligenza artificiale, che servirà a far credere nella possibilità di toccare il cielo con un dito e di sentirsi, con una sola lingua e il soldo nelle mani, onnipotente. Un segno moderno di presunzione e di egoismo umano, di onnipotenza e di dissacrazione, che nega - con le divisioni e la discordia, le guerre - il rispetto per gli altri, per la natura, che, grazie alla diversità biologica o biodiversità, è espressione di bellezza, armonia, pace. Proprio oggi - nel tempo delle sensazioni non positive, preoccupanti - serve avere una speranza ricca di fantasia e di ragione insieme, essenziale per dare alla natura la possibilità di difendere il suo ruolo, con gli umani che, pur con difetti e lingue diverse, dialogano e cooperano ognuno nel rispetto degli altri, sapendo che da essa dipende la nostra sopravvivenza. Essa è l’elemento che anima e alimenta la biodiversità nel rispetto di un valore incommensurabile di storia e di cultura, il tempo, il filo che dà continuità al passato con il presente. Sta qui la necessità e l’urgenza di non perdere altro tempo prezioso e di mettere in atto le decisioni prese dal Parlamento europeo e fatte proprie dai governi nazionali; dei patti sottoscritti nei ripetuti incontri che hanno visto presenti i capi di governo o i suoi rappresentanti. Serve, ed è urgente, una svolta che apre davvero a uno sviluppo sostenibile, capace di recuperare le risorse e non di distruggerle, ridando al territorio (sia terra che mare) il suo carattere di bene comune, fondamentale per il rilancio della biodiversità, la sorgente unica di energia, ossigeno, acqua pulita, cibo. ...................................................................................................., Pasquale Di Lena su Terre del Vino – settembre/Ottobre 2024

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