NO!!!!! Il Molise ha bisogno della sua acqua per programmare e vivere il proprio domani
Foto di N. Picchione
Nel febbraio del 2022, dopo aver letto uno spaccio dell’Ansa che parlava di “Siccità: Liscione (Molise), 11 metri sotto il massimo” e sottolineava " Intanto il progetto di captazione dell'acqua del Liscione da convogliare in Puglia va avanti”, abbiamo commentato questa notizia con un articolo, uscito sul numero di Marzo de la Fonte, che qui riproponiamo per sottolineare, ancora una volta, l’insipienza dei componenti del Consiglio regionale eletti nella precedente legislatura, con alcuni dei protagonisti di quella decisione scellerata rieletti e, come tali, componenti dell’attuale Consiglio. Una decisione scellerata alla luce della situazione climatica, causa prima del gran e prolungato caldo. Si vuole, in pratica, assetare il Molise, e, così, negare il suo sviluppo sostenibile all’insegna della biodiversità per dare spazio all’agricoltura intensiva della Puglia, in particolare gli oliveti superintensivi, che sono un non senso nel Paese del più ricco patrimonio di biodiversità olivicola e degli olivi patriarchi, soprattutto nella Regione più olivetata d’Italia. Serve gridare “l’acqua del Molise non si tocca” e dire No a questi eletti che svendono il Molise e rimettere al mittente una decisione che offende e nega la storia di questa nostra amata terra.
AGRI-CULTURA, DOMANI DEL MOLISE ( pubblicato su la Fonte di Marzo
2022)
Agri-cultura per
significare cultura e agricoltura, e, non solo, l’insieme delle attività legate
alla terra, quali gli allevamenti e i prati pascoli, i boschi e le foreste. Il
cuore che batte e rende vivo il Molise da centinaia di migliaia di anni. Terra
antica, farfalla che rinasce mostrando i suoi splendenti colori. La più giovane
delle regioni e, dopo la Valle d’Aosta , la più piccola, con le sue montagne e
le sue colline, il suo mare, che racconta la pesca e l’antica tradizione della
cucina marinara. Un piccolo mondo, segnato dai tratturi e ritmato dai passi, di
persone e animali insieme, di quell’andare (trak) nelle Puglie assolate, e,
tornare (tur) in Abruzzo quando solo le cime dellae sue montagne sono ancora
innevate. Terra di cammini e di meraviglie suscitate dai suoi paesaggi, dal
verde esteso in ogni parte che li caratterizza. Terra di speranze, riposte
nelle mani callose dei suoi contadini, dei suoi pastori, dei suoi operai, dei
suoi artigiani e dei suoi pescatori. Terra di ospitalità e di amore per il
forestiero che arriva da lontano. Terra di solidarietà e, soprattutto, di
reciprocità, cioè, io offro una cosa a te e tu dai una cosa a me (il lievito
per fare il pane, un assaggio di carne di maiale, una collaborazione). Terra di
biodiversità e di ruralità. Terra di olivo e di olio; di vite e di vino; di
grano e farina; di funghi e di tartufi, quello bianco in particolare; di erbe
spontanee e di orti. Terra di tavole sempre pronte per essere apparecchiate e,
così, diventare supporto di cibo e occasione di convivialità. Terra, anche, di sorgenti e di fontane,
ovvero di acqua, nella gran parte potabile. Un bene sempre più prezioso che
il Molise, nel passato, ha condiviso con le Regioni limitrofe e che, oggi, a
giusta ragione, può dire che quella che
resta serve al domani del Molise e al benessere dei molisani. La parola
d’ordine “Il Molise ha già dato” è la sola risposta da dare alla nuova
richiesta della Puglia, visto che l’acqua che resta serve per: dar da bere ai
molisani; sviluppare la sua Agri –cultura ; attirare turisti. Parlare di un calcolo del “surplus” – come
hanno fatto esponenti di governo e di opposizione in Consiglio – vuol dire che
c’è una disponibilità a dare, penalizzando, ancora una volta, il Molise. E,
se è così, il pensiero, questa volta, va al Biferno e al lago artificiale del
Liscione, visto che le acque del Fortore e del lago di Occhito sono state, da
tempo, già concesse. Quel Biferno e, soprattutto, quel suo lago che, causa
l’andamento climatico già non basta per il Molise. Per non parlare dei
rubinetti a secco d’estate. Dire “il Molise ha già dato” serve per:
non far perdere tempo alla Puglia e alla sua agricoltura industrializzata;
dotare il Molise di una programmazione dello sviluppo, indispensabile per dare
alla sua agri-cultura quel ruolo di centralità, così essenziale non solo per
produrre bellezza di paesaggi, bontà di cibo, salute dell’ambiente, rispetto dei
suoi primati di biodiversità e ruralità, offerta di turismi, ma, anche, per
ridare voce alla quasi totalità dei 136 paesi, che, sempre più, rischiano, con
i loro piccoli territori, il totale abbandono. Senza dimenticare che
un’agri-cultura programmata è fondamentale per essere perno di uno sviluppo che
non depreda e distrugge, ma che anima e assicura un’economia circolare, cioè
capace di rigenerare le risorse. Una fonte di imprenditorialità e di
occupazione, attrazione di giovani e, come tale, di ritorni nel Molise e non di
partenze, come da tempo si ripete, e i dati sono a dimostrarlo. Agri-cultura,
il solco che accoglie il seme e, presto, lo vede - oggi ancor più di ieri -
trasformato in germoglio di un nuovo domani. Perno di una programmazione di
quel nuovo tipo di sviluppo, politico, economico e sociale, che è tale, solo se
ha come riferimento primario il territorio, Il grande tesoro di risorse e di
valori, il solo che il Molise e i suoi 136 Comuni hanno per poter programmare
uno sviluppo diverso da quello che sta portando il mondo nel baratro. Uno scrigno di ambienti e di paesaggi, di
storia e di cultura, di tradizioni e di agri-culture che, ogni giorno, viene
manomesso da scelte di chi, con atti amministrativi e di governo, dimostra di
camminare con la testa rivolta all’indietro, incapace com’è di porre lo sguardo
in avanti, sognare e organizzare il domani di una Regione dalla forte impronta
agro- silvo –pastorale, e, marinara. Il risultato è una continua svendita
(perdita) del grande tesoro, il territorio, soprattutto di quello agricolo, in
cambio di cemento e asfalto; pali eolici e pannelli solari. Certo incidono,
negativamente, scelte politiche nazionali e comunitarie, ma, non da meno,
l’accettazione delle stesse da parte di molti governi locali e di quello
regionale. Una non consapevolezza del significato e del valore del Territorio e
della sua agri-cultura, che nega alla farfalla Molise la possibilità di volare.
pasqualedilena@gmail.com
la fonte
indice del numero di settembre 2024 http://www.lafonte.tv/
In questo numero:
- la crisi… una sfida
di Carlo A. Roberto
- il coraggio di osare(Lettera aperta alle nuove generazioni)
di Antonio Di Lalla
- gli “scritti” nella bibbia ebraica
di Michele Tartaglia
- scrolliamo i condizionamenti
di Dario Carlone
- pittura: "La vergogna della tortura"
di Ana Maria Erra Guevara
- nuovi municipi
di Rossano Pazzagli
- indignazione e progettualità
di Famiano Crucianelli
- termoli: la città invisibile
di Roberto De Lena
- un piano paesaggistico per il molise
di Patrizia Manzo
- per un’agenda partecipata
di Marcella Stumpo
- un paese diviso
di Tina De Michele
- la poesia civile di Enzo Bacca: “dom perignon e acqua di mare”
di Enzo Bacca
- il paese dei poeti
di Pasquale Di Lena
- 41 bis – seconda parte
di Laura De Noves
- falchi e colombe
di Alessandro Fo
- un tuffo nel passato e un’occasione persa
di Christiane Barckhausen-Canale
- le rane
di Giovannino Cornacchione
- foto: "Morrone del Sannio – Convento di san Nazario"
di Guerino Trivisonno
- raffaele carelli
di Gaetano Jacobucci
- pittura: "Don Chisciotte e Dulcinea"
di Antonio Scardocchia
- insegnanti, non missionari
di Gabriella de Lisio
- curare la democrazia
di Antonio De Lellis
- i manufatti di Cleofino Casolino: "Bisogno di luce"
di Cleofino Casolino
- l’autonomia differenziata è una truffa
di Michele Blanco
- il diritto palestinese allo stato
di Franco Novelli
- sorpresa nel carrello della spesa
di Rodolfo Di Martino
- foto: "Navigare la vita"
di Antonietta Parente
- libri: “La Treccia” di Laetitia Colombani
di Dario Carlone
- cambiamo il molise: una proposta
di Antonio Ricciuti
- transizione energetica art.16
di Andrea Barsotti
- l’ombelico di venere
di Gildo Giannotti
- libri: “L’estate brucia ancora” di Chiara Fina
di Dario Carlone
- a donald trump…
di Marco Campedelli
- al di qua del massimalismo morale
di Silvio Malic
- l’estate non è tutto
di Filomena Giannotti
- autonomia, regione e pernacchie
di Domenico D'Adamo
editoriale
- il coraggio di osare(Lettera aperta alle nuove generazioni)
-
😊
Sapienti parole
RispondiEliminaBellissimo testo, anche necessario e rilevante per la coscienza che l'acqua è un bene fondamentale
RispondiEliminaHo letto di un progetto che vuole si costruisca una condotta per trasferire l'acqua dal lago di Guardialfiera a quello di Occhito. DEMENZIALE. Come pure è da dementi avere disponibili ed inutilizzabili milioni di metri cubi d'acqua del lago di Guardialfiera.
RispondiEliminaCredo che si debba ripensare totalmente al metodo di 'immagazzinaggio" delle acque, passando dai grandi invasi costosi nella realizzazione e nella gestione. Deleteri per l'ambiente, pericolosi, non sfruttabili a pieno e che perdono capienza col passare degli anni. Passare a dighe di piccole capacità, ma più numerose, anche su piccoli corsi d'acqua, poco costose, facili da gestire, scarso impatto ambientale e facili da dragare. Nicolino Antenucci