L’inquietudine della tranquillità
di Vincenzo Di Sabato
Dopo anni di paura e sollecitazioni, permane inerzia sul recupero e la realizzazione della variante su terra ferma al Viadotto Molise ------------------------------------------------------------------------
“Finché si è inquieti si può star tranquilli”! Era il paradosso enunciato da Julien Green
narratore potente del secolo scorso. Secondo lui possiamo ritenerci al sicuro se il nostro animo è
assalito da dubbi e da spaventi.
Mi inquieta, tuttavia, quel Viadotto “Molise 1” ancora galleggiante per oltre 7 km sul Lago
di Guardialfiera e innalzato ai primi anni ‘70 fino all’altezza di 185 metri. Ed io resto sempre più
spaurito considerando la rigorosità e infallibilità della fisica e della scienza, secondo cui “la vita
utile delle costruzioni in cemento armato s’aggira intorno ai 50 anni”. E, volendosi abbandonare ad
una concessione, il testo così prosegue: “per le strutture realizzate con eccellente robustezza –
tutelandole periodicamente da attacchi chimici, fisici e gelo/disgelo; e somministrando la tecnica
del copriferro di 10 mm - la durabilità potrebbe anche essere alquanto procrastinata”. Ma –
nonostante la tenue rassicurazioni - nel nostro specifico - come potrà mai essere somministrato il
rafforzamento ai ferri di armatura, se i piloni del viadotto affondano sotto i 140 milioni di mc.
d’acqua? E se altrove – benché in assenza di acque - una lunga scìa di viadotti, son davvero
capitombolati in Italia, senza che i ponti avessero potuto sperimentare almeno una dozzina di
compleanni? L’elenco dei crolli – aggiornato, incontestabile e paurosamente sterminato – è stato
di volta in volta notificato a chi di competenza.
Il 4 marzo scorso, ho ritrasmesso loro l’appello teso a recuperare l’ovvietà della logica. A
utilizzare e realizzare finalmente “il progetto salvaguai”, quello ormai arcinoto, quello della
variante a doppia corsia e a scorrimento veloce e su terra ferma alla sinistra del lago, quello già
approvato e già finanziato con procedura d’urgenza nei primi anni del 2000.
Fatta eccezione della fiducia espressa a Guardia dal Senatore Costanzo della Porta e d’una
adesione da parte di Fabio Cofelice. Più niente! Né un’azione né una reazione. Da nessuno, né da
Mattarella, né dalla Meloni, né Salvini, né dai nostri Presidenti di Regione e di Provincia; neppure
da Claudio Lotito che da Roma, nell’ultima consultazione elettorle politica, venne a sgusciare
anche le tante sagrestie, pur di farsi eleggere tutore e Senatore del Molise.
Ebbene, siamo in tempo di Pentecoste. C’è l’irruzione dello Spirito ma c’è anche
l’esortazione dalle sagrestie a non essere innocui! C’è maggio, nella pienezza della primavera, a
toglierci una manciata di spine dal guanciale e a scatenarsi in una tonalità morale ed esistenziale;
a persuaderci ad agire, aiutare. C’è il vento impetuoso del risveglio che spazza la pigrizia dai
bivacchi e crea traiettorie impensate di follie operose, strategiche, attive, produttive. Anche “le
masse” (eravamo definiti così 80 anni fa) han voglia oggi di rivelare il loro potenziale disturbo e di
scoprire all’orizzonte una lama luminosa che taglia ogni oscurità.
Usciamo dalla paura, non perdiamoci più per strada. Facciamo le strade, facciamo quella
strada! Senza svolazzi, senza più giravolte. Se ancora non fosse stato reperito il progetto di
Giuseppe d’Angiolino (al tempo del Governo Prodi), cosa aspettiamo per ideare un altro?
Sfoderiamo i segni delle nostre armonie ed è solo così che – come Francesco D’Ovidio - possiamo
“amare questa nostra terra natale. Amarla benché modesta; amarla perché modesta. Amarla per le
sue glorie passate, per le benemerenze presenti Amarla per lo sperato futuro”.
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