Il Molise di Linea Verde e dei contadini che muoiono al cospetto del “padrone”!

di Redazione AMO LIVE NEWS 12 Febbraio 2024 in Attualità, Enogastronomia, Molise
Ancora risalto mediatico per il Molise della biodiversità e dei tratturi. Le identità territoriali più forti della nostra regione si pongono all’attenzione dei media nazionali e internazionali. Dopo le recenti puntate dedicate alle specificità agroalimentari, ai borghi, alla storia, Rai Uno torna in Molise per raccontare un Molise d’altri tempi che non disdegna affatto l’innovazione mirata, quella non di certo invasiva e tendente a sopraffare la tradizione e l’eccellente qualità. Una squadra collaudata, quella della trasmissione della domenica italiana, che consente al telespettatore di assaporare le vere perle di una nazione sempre meno tutelata dal punto di vista normativo, in tema di qualità dei suoi splendidi prodotti gastronomici e artigianali. Una Unione Europea che penalizza le eccellenze identitarie, a discapito di prodotti dalle dubbie provenienze, dalle produzioni senza tutele, merita una vera e propria rivoluzione culturale che non può più prescindere dalla movimentazione in massa verso chi lo permette, con manifestazioni esplicative del dissenso. Finalmente qualche trattore si muove verso la capitale per porre l’accento sulle difficoltà che i nostri agricoltori non riescono più a superare decretando la morte di eccellenze, ricchezza territoriale, identità e soprattutto tutela dell’ambiente e della eccellente biodiversità. Una valanga di leggi, spudorate e irriverenti, si sta per abbattere su contadini, agricoltori, imprenditori agricoli che da sempre offrono la loro passione, professionalità e soprattutto, partecipazione attiva alla vita di una nazione sempre più isolata dal resto dell’Europa e sempre più succube di scelte che sanno di sconfitta e di concreto depauperamento della materia viva: la terra. La concentrazione di limiti che favoriscono l’esterofila condizione di sudditanza, vede per la prima volta una massa critica che viene dal basso e irride anche le azioni che la più grande federazione italiana, la Coldiretti, cerca di mettere in campo non urtando la suscettibilità di un governo che non riesce a concretizzare azioni nobili a salvaguardia dell’Italia contadina; quella che nel tempo è riuscita a rendere famosi nel Mondo formaggi, salumi, latticini, farine, prodotti alimentari quali pasta, pane, olio, vino. Tutela che non viene applicata con forza per tutelare marchi e prodotti indiscriminatamente copiati, in barba alla osannata “Sovranità alimentare” che sovrasta sul palazzo dell’ormai ex Ministero all’Agricoltura. Per non parlare della sciagurata incidenza di Denominazioni Comunali che determinano una sconfitta per prodotti e territori. Una sciagura senza fine che mostra la debolezza delle regioni che, nonostante abbiano la possibilità e la forza di non arrendersi e programmare salvaguardie e tutele – vedasi il caso della “peronospora” che di certo non ha danneggiato solo i vitigni, ha escluso dagli incentivi gli impianti olivicoli – sono costrette a interventi tampone che alla lunga non chiarificheranno le anime “ribelli” degli agricoltori, a giusta ragione inviperiti. Una divagazione necessaria che ci riporta, però, necessariamente alla trasmissione di Rai uno che andrà in onda il 18 febbraio 2024 a partire dalle ore 12,20 circa, e al racconto che ci aspetta al cospetto della tavola domenicale. Peppone, Margherita e Livio, ci condurranno in un Molise regno indiscusso di tratturi e transumanza. Scopriremo insieme un Molise biodiverso, solidale, dalle bellezze indiscusse e decisamente provocatorie verso chi mostra scettri e scranni e non osserva realmente la loro possente forza dirompente. Dal Parco Archeologico di Sepino con il suo decumano, segno tangibile di passaggio di greggi che vedremo fuori dalle mura aspettando un nuovo meritato rinascimento del sito, alla storia della bella Castropignano con il suo castello D’Evoli, alla Carpinone delle Cascate, alla cucina della tradizione campobassana passando per la coltivazione idroponica a cura del consorzio CiBiMolisani. La storia della Campobasso di un tempo renderà omaggio al bel centro storico grazie alla partecipazione dell’Associazione pro Crociati e Trinitari per le rievocazioni storiche molisane. La scoperta dei formaggi di Mario Borraro, della pasta fresca made Molise, le giovani e produttive attività quali quella montaganese della famiglia Iacovino, l’irridente Cocciocavallo, caciocavallo del caseificio D’Andrea di Carovilli stagionato in terracotta lavorata dalla famiglia di ceramisti Gianfrancesco di Vinchiaturo, l’azienda agricola Berardi di Longano con i suoi salumi, i fornai Ricci di Montaquila con la Colomba di Pasqua e il pane caserecci, saranno il filo conduttore per concretizzare la forte vocazione di una regione piccola ma sensazionale. Non mancherà l’artigianato e non poteva che esserci la Campobasso dell’acciaio traforato. Un racconto lungo oltre 50 minuti che consentirà il favorire la conoscenza di storie, luoghi, ambizioni, speranze, ma soprattutto concetti. Il Molise non riesce a farsi carico del suo futuro tramite la politica, ma resiste e consente a chi resiliente, di sperare in una vera condizione: La Restanza. Ne parlerà Peppone che non smette di offrirci eccellenti spunti di riflessione. Non ci resta che sintonizzarci e, sperare che fuori ci sia il sole!

Commenti

  1. La protesta dei trattori altri tre metri che sono serviti solo per produrre quantità a scapito della fertilità dei terreni da essi lavorati e della biodiversità ha ottenuto un suo risultato: continuare in questa sua depredazione che è tanta parte della situazione climatica pessima che, mette in crisi, proprio l'agricoltura, soprattutto quella contadina. In pratica un cane che si morde la coda. la protesta ha raggiunto il suo obiettivo, lo stesso del sistema neoliberista: bloccare un'inversione della politica agricola comunitaria con l'attuazione del DEAL GREEN e del FARM TO FORK (dal campo alla tavola). La protesta, non a caso, dei trattori, nel senso della difesa degli interessi delle multinazionali della chimica, farmaceutica, meccanica, del petrolio, con i conduttori che vogliono continuare a essere schiavi di banche e multinazionali. L'Unione europea, da sempre al servizio, ben contenta, insieme ai governi dei singoli paesi, di fare marcia indietro sulle scelte che andavano nel senso della sostenibilità. Come dire che i conduttori dei trattori in fila a protestare non erano gli agricoltori, ma i loro padroni. I rappresentanti di un sistema spietato, il neoliberismo, che nessuno si permette di nominare per non essere giudicato e, come tale, rimosso dalla rabbia vera dei coltivatori/agricoltori, da tempo abbandonati dalle loro organizzazioni, oggi contestate. Una grande confusione che serve solo a ammorbare ancor più una situazione pesante che, non a caso, alimenta le politiche che portano a pensare al fascismo.

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  2. Le mie sono considerazioni dell'uomo della strada inesperto dei problemi dell'agricoltura italiana ma essi interessano tutti. Mi pongo molte domande. Esprimo meraviglia nel vedere enormi trattori protestanti. Mi chiedo: tutti gli agricoltori hanno bisogno di questi giganti dalle ruote enormi che immagino consumano molto e schiacciano il terreno come fosse asfalto? Forse sono stati comprati con enormi sovvenzioni statali (soldi nostri). Forse i cortei che vediamo in TV rappresentano solo una parte degli agricoltori, i più forti. Mi chiedo: è razionale mettere insieme i problemi di un piccolo agricoltore (stavo per usare una parola sorpassata: contadino) con quelli di un industriale dell'agricoltura? Credo che il problema sia molto complesso e tempo che i politici se ne servano per loro utilità (uno dei grandi problemi della democrazia è l'uso distorto della politica). Molti fingono di capirne ma immagino che non ne sappiano più di me, cioè poco. L'agricoltura ha sempre avuto notevoli sovvenzioni finalizzate più a ipnotizzare che ad affrontare i problemi. Regalie senza una precisa strategia. Ricordo che molti contadini comunisti del mio paese divennero democristiani per avere aiuti dalla Coldiretti. Sono persuaso che i problemi dell'agricoltura coinvolgono tutti dai produttori ai consumatori. Questi sono portati a pagare poco illudendosi di avere anche qualità. La enorme concorrenza dei Paesi grandi produttori è quasi insormontabile: magari possono usare prodotti da noi vietati, hanno rese notevoli. Giganti che poi determinano i prezzi dei prodotti. La difesa con alti dazi genera ritorsioni. Credo che si dovrebbe agire sulla catena che va dal produttore al consumatore: troppi intermediari, un liberalismo eccessivo (capacità di ricattare vista la deperibilità di molti prodotti). Il consumatore dovrebbe essere più educato alla qualità (va detto che non sempre la qualità vantata è reale. Tra l'altro i controlli sono minimi: non a caso il personale di controllo è scarso). Credo anche che i piccoli produttori dovrebbe consorziarsi e magari organizzarsi per arrivare ai consumatori. Sono stati fatti alcuni tentativi ma poco diffusi. Non è il singolo piccolo produttore che può risolvere il problema ma dovrebbe essere lo Stato attraverso le Regioni e altre organizzazioni.Si pagano errori storici. Non a caso la gran parte dei laureati in agraria è costretta ad altre attività e non è messa in condizioni di dare il contributo professionale del quale i piccoli agricoltori hanno bisogno. Ora tutto si risolverà con qualche contentino (che ovviamente andrà in gran parte ai più forti e rumorosi). Non si riesce neanche a far convergere le necessità dell'agricoltura con quelle del clima e della Terra sempre più sfruttata e avvelenata. E' la miopia che affligge l'uomo, non riuscire a vedere lontano. E' anche una delle debolezze della democrazia quando essa non è basata sulla conoscenza e sulla partecipazione finendo per essere strumento di politicanti abili nel promettere, occupati a prendere o mantenere il potere. La democrazia è partecipazione, diceva Gaber. Da noi manca quasi del tutto. Altrimenti un accattone di voti impreparato e privo di dignità pronto a cambiare slogans non potrebbe essere un capo partito e ai vertici del governo. Dovremmo avere tutti più senso autocritico: ogni persona e ogni categoria dovrebbe chiedersi: dove sbaglio? Invece ognuno di noi urla le sue certezze. Ed evito di parlare dell'educazione alimentare, degli sprechi, della vergogna umana degli allevamenti intensivi. Mi scuso per questo sconclusionato intervento. Nicola Picchione

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    1. Il suo intervento è chiaro, condivisibile e per nulla sconclusionato. Grazie

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    2. è sconclusionato il ragionamento di chi ha partecipato a una protesta segnata dall'esempio di una politica agricola comunitaria che i trattori li ha sovvenzionati per sviluppare un'agricoltura industrializzata, quella della quantità, che è, insieme con gli allevamenti super intensivi, la seconda voce, dopo i fossili, che ha ammalato - continua a farlo - il clima. La risposta della Ue è di continuare. In pratica, come ho detto in altre occasioni, una protesta con i trattori guidati da banche e multinazionali. La tua riflessione , fatta propria da un componente delle commissione europea competente, da un ministro o assessore regionale all'agricoltura risolverebbe tanta parte della crisi del settore e rilancerebbe, con lo sviluppo dell'agricoltura naturale, le aree interne con i luoghi oggi abbandonati. Grazie

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