NEL MOLISE IL FUTURO

Tanto più sei lontano dalla tua terra, tanto più, con il passar degli anni, il filo che ti lega alle tue radici ti tira, ti richiama. A volte vere e proprie esplosioni di voglia di rivivere i luoghi della tua infanzia, di riascoltare le urla festanti dei tuoi amici, di riabbracciare i tuoi cari. Per non parlare della voglia di rivedere i tuoi orizzonti inseguirsi come sulla circonferenza di un cerchio che separa il cielo dalle montagne coperte di boschi, dalle dolci colline verdi di olivi e di viti, dal mare turchese che si divide da quello azzurro assolato o bianco di onde agitate, le minute piane verdi e gialle di grano. Un tornar indietro nel tempo a rivivere, con la tavola imbandita, gli odori di una cucina e i profumi di un piatto o di un buon bicchiere di vino rosso. E, poi, le voci narranti, le risate, i canti, le fiamme del focolare e il caldo dei carboni accesi nel braciere di stagno o di rame. Tanto più se il filo che hai nella mano e ti lega lontano è in una terra bella, ricca di storia e di arte, generosa, ospitale come nel mio caso, la Toscana. Una terra ancor più fertile per i ricordi e le speranze, tanto più necessarie oggi in un mondo che non ti dà il tempo di prepararti il domani, nel momento in cui ti ruba il passato, le fondamenta di cui il domani ha bisogno per essere vissuto nella continuità, meglio sopportato. Non sono stati gli anni passati lontani, quasi quaranta, ed ora sono venti quelli che mi hanno visto tornare, ma Il vissuto lontano e in giro per il mondo che diventa un diario aperto, un confronto permanente con la realtà che ora ti avvolge e, con le ali di una farfalla, di giorno ti porta a volare e di notte a sognare. Voli brevi a coprire una superficie che non arriva ai 4,5mila Km², poco più di quella della Valle d’Aosta, la più piccola delle venti regioni di un’Italia che l’attuale governo dei Meloni (il Presidente), dei Calderoli e dei Lollobrigida vuole dividere, dopo essersi riconciliato con’Europa, grazie alle armi e alla guerra dei fabbricatori di morte, che, come ripete il Santo Padre, arricchiscono. ammazzano e distruggono. Dopo aver avuto la benedizione dell’Eni grazie all’assenso dato a nuove perforazioni in Adriatico. Il governo dei pali eolici e dei pannelli solari a terra, del furto continuo di territorio (2,5m²/sec.) che si vanta del nostro patrimonio enogastronomico come se le uve; i fagioli; i pomodori; le cipolle; i maiali, per i prosciutti e i salami; le vacche, per i formaggi e i latticini e le bufale, per le mozzarelle, calano dal cielo, non si alzano e si nutrono della fertilità della terra. Intanto la situazione climatica è sempre più drammatica; le falde freatiche sempre più asciutte, con i ghiacciai che si sciolgono; corsi d’acqua avvelenati da Pfas dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia; polveri sottili che avvolgono le grandi città e i territori segnati da autostrade; azzeramento della ruralità e perdita della biodiversità. Perdita anche delle specie di fiori (meno colore e meno profumo) con quelle aliene che stanno prendendo il sopravvento. Un disastro che farebbe dire, se non ci fosse in noi il senso di appartenenza, l’orgoglio di essere italiani, “ben venga il sapiente di turno con la sua autonomia differenziata”. Niente più Dieta Mediterranea: pasta, pane, verdure, ortaggi, olio extravergine di oliva. Niente più vino rosso e acqua potabile, niente più sole. Niente più tavola, quale godimento di un piatto e di un incontro-dialogo (convivio), solo lavoro e intelligenza artificiale. Il Molise con i suoi primati di ruralità, biodiversità e fiori, la sua “arretratezza”, è già nel futuro e, con la spaccatura dell’Italia in due, un laboratorio che utilizza i suoi luoghi, ancora animati dal “Genius loci”, lo Spirito de luogo. Ben 136 che raccontano storia e cultura, stupendi paesaggi e ambienti, mille e mille tradizioni, la qualità e la diversità dei suoi duecento testimoni ufficiali quali sono i prodotti tradizionali, tipici, oltre quelli Dop, Igp e Stg. Un laboratorio al servizio delle altre ragioni, anche quelle del nord che non si lasciano incantare dalla stupidità, il non senso, di un’Italia spezzata in due. Nel Molise il futuro possibile per la sua continuità con il presente e il passato. Una continuità distrutta altrove ancor prima della presenza dell’intelligenza artificiale.

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