Gli agricoltori mettono a ferro e fuoco l’Europa: la Commissione prova a spegnere le fiamme
di Alberto Grimelli - Editoriali 25/01/2024
Dalla Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen bastone a carota aprendo i lavori del Dialogo per il Futuro dell’Agricoltura. Ma saranno le elezioni a cambiare gli scenari
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I movimenti degli agricoltori di Polonia e Olanda hanno pesantemente condizionato le elezioni politiche nei rispettivi Paesi, mandando a casa le maggioranze che hanno guidato i governi nazionali, tra l’altro di opposta visione.
In Polonia era al potere il partito nazionalista e conservatore mentre in Olanda la guida era socialista e socialdemocratica. Ha trionfato il voto di protesta, per cambiare direzione in tema di agricoltura.
Le fiamme polacche e olandesi non si sono spente con le elezioni ma propagate in Germania e Francia dove da giorni i trattori stanno bloccando strade e ferrovie. In Germania una rappresentanza di agricoltori è arrivata fino alla Porta di Brandeburgo di Berlino con i propri trattori e in Francia si sta pensando di prendere d’assedio la Torre Eiffel di Parigi.
In Italia le manifestazioni e mobilitazioni sono al momento piuttosto estemporanee, se paragonate a quelle francesi e tedesche, limitandosi a qualche marcia di trattori soprattutto in Sicilia, Calabria, Puglia ed Emilia Romagna. Ma la protesta corre sulla rete e potrebbe presto allargarsi a macchia d’olio.
Una bella gatta da pelare per i rispettivi governi nazionali, specie quello tedesco a guida Scholtz in cui i Verdi stanno pesantemente condizionando le politiche governative a scapito dell’agricoltura.
Il tutto avviene alla vigilia delle elezioni europee, fissate per l’inizio di giugno, che vedono quindi un forte movimento antagonista alle politiche proposte dalla Commissione, imperniate sul Green Deal.
E’ questa la ragione per cui la Presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen ha deciso di mettere la faccia, con il discorso di apertura del Dialogo Strategico per il Futuro dell’Agricoltura, dimostrando però di non capire i sentimenti e le ragioni della protesta.
Tra i membri di questo tavolo di lavoro, infatti, oltre ad agricoltori e industria agroalimentare, vi sono le associazioni di consumatori (molto influenti nei Paesi nordici) ma anche le associazioni ambientaliste, la cui intransigenza ideologica sull’agricoltura green sta fomentando le proteste di queste settimane e giorni.
E’ chiaro che di fronte al dilagare delle mobilitazioni la Von der Leyen tenta la via democristiana del dialogo: “sono profondamente convinta che possiamo superare questa polarizzazione che tutti percepiamo solo attraverso il dialogo.”
La distanza con la quale la Commissione europea approccia il “problema agricolo” sta anche nelle figure a cui si affida per gestire i tavoli di lavoro del Dialogo per il Futuro dell’Agricoltura. Il coordinamento è stato dato a Peter Strohschneider, filologo e sociologo, titolare della cattedra di German Medieval Studies presso la LMU di Monaco di Baviera. I suoi interessi di ricerca riguardano i campi della cultura e della letteratura tedesca medievale e premoderna, nonché la politica della ricerca accademica.
Un eccellente accademico sicuramente ma lontano dal mondo agricolo e dalle pulsioni che lo animano nei tempi moderni.
Ovviamente anche la Von der Leyen ha cercato di calmare gli agricoltori europei con parole dolci: “i nostri agricoltori operano quotidianamente in un mercato globale molto competitivo. Spesso siete la parte più vulnerabile della catena del valore. E naturalmente meritate una giusta remunerazione. Il nostro obiettivo è sostenere i vostri mezzi di sussistenza e garantire la sicurezza alimentare in Europa.”
Carota ma anche bastone perché l’unica cosa che gli agricoltori europei non vogliono sentir pronunciare è Green Deal, alla radice secondo molti, anche sbagliando, dell’attuale tracollo del sistema produttivo agricolo. Un Green Deal citato dalla Von der Leyen, bontà sua, ricordando che “anche se non siamo sempre d'accordo su tutte le questioni, siamo tutti d'accordo sul fatto che le sfide sono senza dubbio sempre più grandi: che si tratti della concorrenza estera, dell'eccessiva regolamentazione interna, del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità o del declino demografico.”
Ma il Dialogo Strategico per il Futuro dell’Agricoltura a cosa servirà?
Il lavoro si concluderà probabilmente durante l’estate, in tempo per consegnare un report alla futura Commissione europea. Ma saranno più le elezioni che non i lavori del tavolo a condizionare il futuro dell’Europa agricola e della riforma della Politica agricola comunitaria.------------------------------------------------------------
di Alberto Grimelli
Che pazzesco la scelta del filologo di studio medioevale per coordinare il dialogo per il futuro della agricoltura
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